Cinque

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- nei tuoi occhi specchio in cui mi sto guardando


Avete presente quando capita di ridere, ridere talmente forte da piangere, ridere talmente tanto da non rendersi conto più di niente. Senti la mente più leggera come se si staccasse da tutto e viaggiasse chissà dove, senti che tutto attorno a te sparisce perchè non esiste niente che possa portarti via quell'immensa felicità.

Quella sera Luna si sentiva bene. Erano bastate poche settimane per conoscere bene quei ragazzi e legarsi a loro in modo così forte e indissolubile per sentirsi parte di qualcosa di così bello, un qualcosa che lei non aveva mai avuto. Poche settimane per ridere fino ad avere i crampi allo stomaco ed essere felice probabilmente per la prima volta in tutta la sua vita. Quella sera particolarmente si erano riuniti tutti in un bel ristorante per festeggiare il compleanno di Colton e nell'esatto istante in cui aveva messo piede in quel posto illuminato da piccoli lampioni con le luci blu al neon Ian e Jr non facevano altro che raccontare storie divertenti. Non avevano smesso un attimo di ridere talmente forte che tutti in quel posto li stavano osservando pensando che probabilmente erano matti da legare. E infondo lo erano davvero, ma era questo il bello di tutti loro, non importava dove si trovassero o con chi si trovassero, quando iniziavano non c'era verso di poterli fermare in nessun modo ed erano belli da morire. In quei momenti l'unica cosa che si poteva fare era ascoltarli e ridere, ridere di gusto perchè insomma era impossibile restare seri anche solo per cinque minuti con loro.
Per questo Luna era così tanto presa da quelle risate da non riuscire a capire per quale strano motivo Dylan si stesse sbracciando come un matto verso l'entrata del ristorante. Aveva pensato che fosse completamente uscito di testa, non era poi così assurdo pensare una cosa del genere conoscendolo.

" ehi siamo qui"

Solo quando sentì chiamare chiaramente qualcuno Luna si voltò verso quella direzione. Osservò tutti quelli che stavano entrando e in un attimo si ritrovò a pochissimi metri di distanza l'uomo più bello che avesse mai visto, un uomo alto che la stava osservando proprio come stava facendo lei.

Si era persa, concentrata su quella barba nera folta di qualche giorno che gli incorniciava il viso, un pò disordinata ma che stava dannatamente bene su di lui, la piccola ruga tra le sopracciglia nere appena un pò aggrottate, i capelli corvini come la pece perfettamente spettinati.
Aveva una camicia grigio chiaro che lasciava intravedere il suo petto e i muscoli scolpiti, i jeans scuri che gli fasciavano alla perfezione le gambe.
Ma per quanto fosse rimasta affascinata da quell'uomo niente poteva essere paragonato alla sensazione che provò quando i loro sguardi si incontrarono per la prima volta. Quello sguardo che l'aveva letteralmente rapita tanto da sentire il respiro mozzarsi in gola e sentire il suo cuore accelerare come un razzo. Quegli occhi verdi così trasparenti che le ricordavano tanto il mare, quegli occhi così chiari che le fecero mordere il labbro forse un pò troppo forte, così profondi da farla arrossire di colpo, era tremendamente facile tuffarsi in quegli occhi cristallini.. ma poi era impossibile risalire a galla.. ed erano incorniciati da delle lunghissime ciglia nere che gli toccavano lo zigomo quando li chiudeva, quegli occhi.
Lo osservava colpito dalla fioca luce di quel ristorante. Non aveva mai visto niente di più bello, quegli occhi erano stata la sua condanna fin dal primo istante, la condanna più bella della sua vita.

Era bastato che i loro occhi si scontrassero per un breve secondo e Luna giurò di sentire la terra mancarle sotto i piedi, di sentire che tutto il mondo fosse sparito, risucchiato dentro quegli occhi che la stavano studiando di fronte a lei. Era bastato un solo sguardo per farla sprofondare, un solo sguardo per farla sentire sulle montagne russe, legata con un filo invisibile fin troppo resistente, una sensazione che non aveva mai provato fino ad ora, ma così bella da non volerci rinunciare per niente al mondo.
Poteva solo chiudere gli occhi incapace di sostenere il suo sguardo così penetrante, lasciandosi andare al suono della sua voce, roca e profonda, che era riuscita a provocarle una scarica elettrica, scintille che si irradiavano lungo la colonna vertebrale quando le loro mani si sfiorarono.

A un passo da te  (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora