trentaquattro.

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But if you close your eyes
does it almost feel like nothing changed at all?
- bastille


Era una di quelle giornate nelle quali il cielo non la smetteva di piangere. Come se tutta la tristezza del mondo si fosse riversata sulle nuvole grigio scuro che ricoprivano una delle più grandi città degli stati uniti. E pioveva, pioveva e basta. Non abbastanza da essere un temporale ma più di una semplice pioggia, di quelle leggera che ti si attacca ai vestiti. Era comunque abbastanza forte da far rumore contro i vetri, o da far male dalla sorpresa quando ti arrivava addosso. Era abbastanza da pregare che smettesse, che non se ne poteva più di tutta quell'acqua, di tutte quelle lacrime. Perchè era davvero come se piangesse, il cielo; e c'era chi quella tristezza se la sentiva direttamente addosso, depositata sulla pelle. Era una di quelle giornate nelle quali Luna avrebbe preferito rimanere a letto sotto le coperte col portatile sulle ginocchia e una tazza colma di cioccolata calda a portata di mano. Una di quelle giornate nelle quali uscire di casa diventa l'ultimo dei tuoi problemi, perchè piove, la malinconia ti assale e magari vuoi scrivere. Magari scriveresti un libro intero, col rumore della pioggia in sottofondo.
Ed era davvero quello che la ragazza dai capelli chiari avrebbe fatto. Niente di più e niente di meno. Davvero, l'avrebbe fatto, se solo Melody non l'avesse convinta, o meglio dire costretta, ad uscire di casa per aiutarla coi preparativi decisamente infiniti del proprio matrimonio con l'uomo di cui era follemente innamorata. Si sarebbero sposati qualcosa come quasi due mesi dopo, o forse qualcosina in meno. Luna non ricordava i dettagli, non li voleva ricordare a dirla tutta, eppure Melody stava già scegliendo i fiori e il colore delle tovaglie e chissà cos'altro. Quindi tutto per lei era diventata una scusa per uscire di casa, anche col diluvio universale appena fuori dalla finestra. 
Ci penso io a te, le aveva detto e, Luna avrebbe dovuto immaginare che avrebbe preso alla lettera ogni singola parola di quella frase.

Ed era uscita. Sbuffando e stringendosi nella giacca cercando di accumulare un pò di calore, ma l'aveva accontentata. Infondo le doveva fare da damigella quindi supponeva che avrebbero avuto ancora moltissimi incontri del genere insieme, e mancava ancora la scelta dell'abito e dio solo sapeva cosa le sarebbe aspettato.
Certo, l'aveva accontentata finchè ne aveva avuto voglia; fino a che, cioè, non le era venuto il mal di testa davanti alla decina di varietà di rose che le si era presentata davanti, le quali tra l'altro ad un certo punto le erano sembrate tutte assolutamente identiche.
A quel punto aveva guardato Tanner e l'aveva pregato con uno sguardo di farla evadere dall'incubo nel quale Melody l'aveva condannata. Non per l'eternità, ma comunque per un tempo abbastanza lungo da farla diventare matta. E meno male che Tanner le voleva abbastanza bene da aiutarla in quell'impresa impossibile che era il fuggire dalle grinfie di una futura sposa.

<< ci dovrebbe essere un negozio di musica qui accanto, mi fai compagnia Luna?>>

E a quel punto Luna era talmente sul punto di scoppiare a ridere che l'espressione scocciata dell'amica verso il suo futuro marito fu abbastanza da poter essere considerata la goccia che fece traboccare il vaso. Scoppiò a ridere, prima di stampare un bacio veloce sulla guancia di Melody e scappare. Scappare letteralmente da quella boutique e dai matrimoni e dalle commesse impettite che le fissavano i tatuaggi sulle braccia con astio. Non gliene sarebbe importato di meno di cosa pensavano, ma era comunque irritante, a dir poco.

<< almeno vedi tu come sta>>

<< certo principessa ai suoi ordini>> sussurrò Tanner avvicinandosi alle labbra della fidanzata con un sorriso, senza aver bisogno di ammettere che era proprio quel che voleva fare.
Controllare come stesse Luna. Luna, che per lui era come una piccola sorella, che la conosceva da anni e che sapeva tutto di lei, di loro. Luna, che in fondo si era trascinata fuori di casa per non rimanere da sola a pensare, che pensare troppo le faceva male, e stare da sola, coi propri pensieri, sarebbe stato anche peggio.

A un passo da te  (REVISIONE)Where stories live. Discover now