ventotto.

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vorrei portarti con me anche se non sei con me
- benji e fede



" non so se riuscirò a venire al matrimonio. Scusa"

Aveva continuato a risentire quella frase nella sua testa per due giorni senza riuscire a darsi pace e, soprattutto, a trovare una spiegazione plausibile a quelle parole così avventate e inaspettate. Luna non gli aveva mentito quando gli aveva detto che lui era confusione pura, che solo con quegli occhi riusciva a mescolare e rimescolare sempre tutto tra loro due, ne era certo. Non c'erano state bugie quella sera, solo verità, solo occhi sinceri.

Eppure non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che quel cambio di idee così veloce fosse dovuto a ciò che era successo tra di loro. Quei baci? Le parole? Gli sguardi? Cosa aveva portato Luna a cambiare idea anche sulla partecipazione al matrimonio? Era forse troppo egoista quella certezza di essere stato la causa e il motivo di quel gesto?

Una cosa era certa: Luna stava prendendo le distanze da lui. Questo annullava, almeno per il momento, qualsiasi possibilità di poterle parlare, di sfiorarla ancora, di poter riuscire a farle cambiare idea, che era la missione che si era imposto ormai vicino quel muretto sulla spiaggia.

Non poteva negarlo, quei due giorni erano stati un inferno. La sua mente continuava a tormentarsi, a chieder dove avesse sbagliato, se fosse stata colpa sua, se fosse stato troppo avventato, troppo sfrontato, troppo diretto, troppo tutto.
Eppure non si pentiva di quei baci, anzi. Non sentiva alcun rimorso per aver confidato, ancora una volta, i suoi sentimenti a Luna. Anzi.
E non rinnegava nemmeno quel malessere scaturito da quel messaggio che era arrivato esattamente pochi istanti prima che varcasse la soglia di casa, due giorni prima.
La reazione non era stata delle migliori. Ma nemmeno troppo esagerata. Si era chiuso in casa senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno a Tanner. Aveva bisogno di pensare, meditare, sciogliere dubbi, prendere decisioni. Non era stato semplice, di solito sentiva il bisogno di poter parlare ad alta voce con qualcuno, chiedere consiglio, farsi aiutare e quella situazione non era da meno. E ancora non ne era venuto a capo, ma immaginava che la soluzione fosse li, pronta per essere presa, pronta per essere messa in pratica.

<< Melody?>>

<< Tyler>>

<< stavo facendo la doccia non ho sentito il telefono squillare la prima volta>>

<< tranquillo, l'avevo immaginato>>

Aveva risposto al telefono con ancora l'asciugamano bianco legato attorno alla vita e ora si trovava davanti allo specchio in bagno. Si guardò e passò una mano tra i capelli bagnati.

<< come stai? Tanner ha detto che ha provato a chiamarti>>

<< e che t'ha detto?>>

<< che sono due giorni che non ti fai vivo. Io gli ho detto che ti ho sentito ieri e che eri normale>>

<< sei stata l'unica a sentirmi, credo>>

<< ma è successo qualcosa? Non mi hai detto nulla>>

<< no ehi tranquilla>>

<< sicuro?>>

<< abbastanza..>>

<< vedi è successo qualcosa lo sapevo. Non voglio assillarti ma si tratta di lei non è così?>>

<< mm..>>

<< okay si, si tratta di lei>>

Si era spostato nella sua camera da letto nel frattempo e, con l'asciugamano ancora legato, si era disteso sul letto con la testa contro lo schienale. Stava decidendo per quanto tempo avrebbe fatto penare quella povera ragazza prima di raccontarle tutto, o quasi tutto. L'idea che lei si stesse tormentando per sapere cosa lo stesse affliggendo lo divertiva anche un pò, riusciva ad immaginarsela impegnata a cercare di capire, di comprendere mentre mangiucchiava il tappo della penna con tremila fogli sparsi avanti e i capelli tutti arruffati e, questo lo faceva sorridere.

A un passo da te  (REVISIONE)Where stories live. Discover now