quaranta.

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Per te ho nel cuore il sole ad est
e nel mondo ovunque vada 
mi ricorderà la strada che porta fino a te
sei come il sole ad est
io lo so, comunque vada
in questa vita complicata
ritornerò da te
- Alberto Urso


Il cielo a quell'ora era rosso. Rosso come le fragole. Rosso come le guance di chi si imbarazza. Rosso come un cuore che batte all'impazzata. Dalla sua finestra si vedeva l'oceano, in lontananza, e il cielo sopra di esso sembrava essere stato dipinto dal più abile dei pittori, col sole che di secondo in secondo scivolava sempre di più dentro quell'acqua; tendendo l'orecchio lo si poteva quasi udire sfrigolare, e le nuvole colorate di rosa e arancio, così come il mare stesso, prima che sfumasse nel suo solito blu. Ma più che altro era rosso, tanto rosso da non poter evitare di posarci lo sguardo. Tanto rosso da far male. Tanto rosso da riuscire a mettere tristezza e allegra in un solo sguardo. 
Quel tramonto era rosso come la luce riflessa nei suoi occhi azzurri. Rosso come le sue labbra struccate ma lucide e umide di saliva. Rosso come quel reggiseno in pizzo che indossava e che si intravedeva da sotto la maglia bianca leggermente trasparente e che non era nemmeno sua ma che le piaceva troppo per togliersela, perchè era impregnata del suo profumo e lei non riusciva a farne a meno. Rosso come il calore di quel poco di sole rimasto che sbatteva sulle sue guance, mentre con quegli occhi azzurri osservava il tramonto davanti a sè.
Rosso come l'alone lasciato su quelle vecchie pagine un pò ingiallite che stava leggendo con gli occhi socchiusi.
Quel tramonto era una bomboletta di vernice spray, spruzzata apparentemente a caso nel cielo giusto per vedere cosa ne sarebbe potuto venire fuori. E a mano che i minuti scorrevano sembrava che ci fosse un pittore in equilibrio tra un'onda e l'altra, pronto a scurire il rosso fino a farlo diventare rosa come la sera e poi blu come la notte che stava arrivando.
Quel tramonto era come una lacrima solitaria sulla guancia rossa di qualche ragazza; era la tristezza di un giorno che si preparava a volgere al termine e scorreva rapido proprio come una lacrima bollente avrebbe fatto sulla pelle di qualcuno.

Quel tramonto era rosso come la sua anima. Rosso come colei che leggeva e come colui che la guardava sotto quella porta a vetri. 
E lui era come un puntino di colore. Un puntino di confusione. Colore nel disordine. Colore nella sua confusione. 
E lei era un puntino di caos, con sempre le magliette sparse ovunque, le matite tutte mischiate in quell'astuccio sempre aperto e pieno di macchie di ogni tipo di colore esistente. Lei era la parte in quella camera che sembrava essere stata vittima di un tornado, tranne forse per quella libreria in cui regnava l'ordine più sovrannaturale, con tutti quei libri sistemati in ordine alfabetico tenuti come reliquie sacre di chissà quale religione.

Lui invece era colore che combatteva altro colore.
Ma era metodico, ordinato, una patina di bianco nato per rimettere al proprio posto ogni più piccolo pezzetto di quel grande caos.
Lui era quel letto sempre rifatto e quei vestiti sempre piegati e riposti nell'armadio; lui era quella camera che sembrava davvero tale, anzichè la scena di una rapina. Persino quel piccolo tavolino bianco, che a tratti sembrava un campo di battaglia con tutti i copioni che ci buttava sopra in ordine sparso, in quel momento era stranamente in ordine, senza matite e evidenziatori sparsi ovunque e senza quelle bozze che non aveva trovato mai il tempo di finire in quelle ultime settimane, nemmeno dopo essere tornato a casa.

Ma per lui, lei, era colore nonostante il caos. Una punta di follia, anzichè di disordine. Lei era il mare dentro al quale quel sole si tuffava ogni sera ed era quel cielo che diventava rosso tutte le sere al tramonto, ed era quel cielo scuro di notte ma pieno di luce.
E chiunque la vedesse con i capelli lunghissimi lasciati sciolti sulla schiena si lasciava sfuggire un sorriso, prima o poi; anche se ad un primo impatto era impossibile capirla.
Lei era i suoi occhioni chiari dove lui ci vedeva il più blu degli oceani. Con un tumulto dentro da far invidia al più profondo e glaciale dei mari.
Lei era follia comunque si ponesse, dai capelli sempre ribelli, ai tatuaggi come scudo sulle vene, dalle magliette maschili che tanto amava. I suoi jeans stretti e strappati erano folli. Le collane che non toglieva mai, erano folli. La sua passione per la musica e per la letteratura, per i cartoni della disney e i supereroi, quelle si che erano folli, che andavano oltre i limiti del normale, visto quanta musica ascoltava e produceva e quanto tempo passava a leggere centinaia e centinaia di romanzi. Ma facevano parte di lei e non si poteva fare niente.
E a qualcuno tutta quella follia piaceva.
Qualcuno quella follia avrebbe potuto amarla.

A un passo da te  (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora