trenta.

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Perchè ti voglio bene veramente
e non esiste un luogo dove non mi torni in mente.
- mengoni



Interpretare per Tyler non era mai stato solamente un mestiere. Non era quello che aveva scelto di fare come lavoro, era quello che faceva giorno dopo giorno e prima di tutto per passione più che per i soldi o la popolarità o chissà che altro. Aveva iniziato interpretando i ruoli dei suoi personaggi preferiti dei libri davanti alla finestra della propria stanza a casa dei genitori, poi aveva continuato immaginando storie come quelle in bianco e nero che nessuno capisce ma che sono sempre le migliori.
Poi aveva continuato ad interpretare, certo, ma con gli occhi.
Con quegli occhi aveva catturato decine e decine di tramonti, o quelle nuvole che non se ne stavano ferme abbastanza da poterle catturare come si deve. Prima di diventare un lavoro quel suo interpretare apparentemente a caso qualsiasi cosa gli saltasse all'occhio era stato semplicemente una passione. Qualcosa che lo teneva lontano da casa il più possibile a volte, che lo faceva sentire in grado di poter creare qualcosa, qualcosa di bello, anche se le prime erano lontane anni luce dai ruoli che aveva raggiunto, era pur sempre arte, ed era la prima arte che l'avevano poi portato ad essere quello che era in quel momento, in quell'inizio di autunno dei suoi trentadue anni, mentre se ne camminava per le strade della periferia californiana con solo il proprio copione evidenziato in una mano e il cellulare spento in una tasca di quei jeans chiari.

Il copione perchè era uno dei quei momenti nei quali il giovane aveva solo bisogno di camminare e perdersi e interpretare tutto quanto, senza nemmeno perdersi un momento, un angolo di cielo o il sorriso soprappensiero di una ragazza che gli passava accanto con le cuffie nelle orecchie e lo sguardo rivolto al cemento crepato del marciapiede, come un'altra certa ragazza dall'altra parte della città.
Il cellulare spento, perchè aveva semplicemente bisogno di escludere tutto il resto e tuffarsi nel proprio mondo di immagini che in quel momento gli sembravano piene di luci e di colori. E il colore, perchè era l'inizio di quella che era sempre stata la sua stagione preferita, e per Tyler l'autunno aveva sempre gridato i propri colori, tanto forte da non averli mai potuti ignorare. Perchè poteva immaginare le mille tonalità di grigio delle nuvole, il mare con i suoi colori scuri di notte da sembrare quasi nero in contrasto con il bagliore della luna, ma alcuni colori non li poteva semplicemente ignorare, per quanto amasse davvero quelle immagini scure, nonostante come tutti gli dicessero come fossero privi di luce.
Ma per lui la luce ce l'avevano eccome.
Così come ce l'avevano i rossi e gli arancioni accesi delle foglie che iniziavano a cadere dagli alberi volteggiando pigramente fino al suolo, fino a ricoprire ogni centimetro di strada, di marciapiede, delle auto parcheggiate o delle panchine li accanto che punteggiavano anche il più piccolo angolo di strada. Quei colori, quelle tonalità che in autunno illuminavano tutto il paesaggio, non le poteva cancellare. E quei colori oltre a piacergli particolarmente in fotografia o solo  guardandoli attraverso i suoi occhi verde chiaro, lo aiutavano a pensare.. non ne aveva mai capito il motivo, ma il rosso delle foglie autunnali lo calmava, lasciava che i pensieri che aveva cercato di tenere imbottigliati dentro di se per settimane trovassero la via di uscita che tanto avevano cercato, senza mai trovarla del tutto.

E pensava. Pensava e basta. A tutto e forse un pò anche a niente. Pensava a tutta quell'arte che gli scorreva intorno e tra le mani, a tutto quello che stava catturando e tutto quello che poi nella sua mente si sarebbe creato.
Pensava a sua sorella che ancora faceva finta che dormire nella sua vecchia stanza non le pesasse poi così tanto. Pensava a sua madre che gli diceva sempre di andarla a trovare un pò più spesso; e pensava a quella che era sempre stata casa sua e a quello che aveva lasciato li quando era partito per Los Angeles con una sola cartella piena di fogli e un mucchio di sogni con se. Pensava a suo fratello che non lo aveva mai visto così felice in tutta la sua vita, a tutti i suoi amici che vedeva decisamente troppo poco perchè andava troppo di rado in quella sua vecchia casa, e un pò a volte era anche per non ricordare il ragazzino che era stato.
Pensava al proprio presente, a quel set che se all'inizio era stato difficile da gestire tutti loro insieme, in quel momento funzionava alla grande e sarebbe stato sempre meglio, o almeno era quello che Tyler sperava, che si ripeteva quanto tutto il resto sembrava sprofondare in una voragine aperta come per magia sotto ai suoi piedi. Pensava agli amici che ormai erano diventati la sua famiglia, a quegli amici che avevano sempre provato a tirarlo su quando si era sentito tirare giù, insieme con quella sensazione di impotenza che l'aveva preso all'improvviso quella volta che aveva saputo degli incubi di Luna e avrebbe solo voluto correre da lei, senza nemmeno darsi la possibilità di pensarci due volte. 
E pensava a Luna, alla stranezza del loro rapporto. A come lei lo amasse ma forse non più come prima, che ormai si era convinto fosse così. A come lei lo volesse più bene che altro,  a come pian piano si stesse allontanando da lui sempre di più, e forse nemmeno volendolo davvero, Tyler questo non lo sapeva, e non aveva più il coraggio di parlarne con lei come aveva fatto fino a qualche giorno prima.
Perchè anche se Luna provasse confusione per lui, e quella situazione infondo le andava bene, non andava bene a lui. Era tutto troppo strano perchè potesse andare davvero bene. Era strano amare una persona ma voler lasciare tutto al suo posto. Era strano si e lui adesso era più confuso che mai, si.

A un passo da te  (REVISIONE)Where stories live. Discover now