Otto

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la vita è un verso fragile ne riconosco appena


L'immagine riflessa allo specchio era quella di un viso terribilmente stanco. Quegli occhi grigi intensi erano colmi di dolore, il mascara colato sulle guance rosse lasciava una scia ben evidente difficile da cancellare solo con un pò di acqua e sapone. 
Questa era la sua immagine quella macchina allo specchio, e più Luna si guardava più non riuscire a riconoscersi, a capire come aveva fatto in così poco tempo a ridursi in quello stato quasi catatonico. Si osservava mentre legava i lunghi capelli biondi in una coda alta riuscendo solo a pensare all'effetto che Tyler ancora aveva su di lei dopo così tanto tempo. Un segno quasi indelebile che voleva far sparire a tutti costi ma che per quanto con fatica le costava ammettere non ci riusciva mai. Lui era stato il suo momento di debolezza.
Era bastato solo uno scambio di sguardi per far sparire l'immagine della ragazza forte che urla grazie sto bene almeno un milione di volte che con fatica si era cucita addosso , uno sguardo e quell'immagine si era sgretolata al suolo.
In un modo o nell'altro lui era sempre riuscito ad entrare sotto la pelle abbattendo qualsiasi barriera incontrasse, riusciva a mettere a nudo le sue debolezze e i suoi pensieri senza chiedere e questo la spaventava a morte.
Si sentiva spaventata dall'effetto domino che stava prendendo forma, spaventata dall'idea di amare di nuovo e lasciarsi amare, qualsiasi cosa lui potesse dire o fare la spaventava tanto da voler scappare lontano ma rendendosi conto allo stesso tempo che non aveva altro posto in cui andare. Che fosse lontano chilometri, o ad un solo passo da lei, lo avrebbe sentito sempre dentro di se. 

Erano ormai mesi che si rifiutava di sentire quel buffo nomignolo uscire dalle sue labbra soffici e sottili, quel nome l'aveva colpita come un fiume in piena scatenando una voragine che sembrava volerla inghiottire in mezzo a tutti i suoi ricordi che aveva accumulato in una parte della sua mente chiusi a chiave in un piccolo angolo buio che aveva giurato di non riaprire mai più. 
Una crisi isterica l'aveva tenuta sveglia tutta la notte facendole venire un gran mal di testa.
Flashbacks rumorosi si facevano spazio nella sua mente tra il silenzio della notte costringendola a serrare con forza gli occhi per placare le lacrime che copiose scendevano sul suo viso.

Farsi una doccia calda le era sembrata una buona idea.
Sentiva i suoi muscoli sciogliersi sotto quel getto così rilassante che sembrava spazzare via tutto in quei pochi minuti. Avvolse il suo corpo esile in un'asciugamano e aprì l'armadio prendendo la prima cosa che le capitò a tiro. Indossò un jeans nero una felpa rossa e le converse dello stesso colore. Lasciò i capelli ancora umidi caderle sulle spalle, si truccò indossando un piccolo sorriso da contorno, un sorriso tirato certo ma pur sempre un accessorio, e tornò a guardare la sua immagine davanti a se.

" sei bellissima scricciolo"

Osservò in silenzio Dylan accanto  a se e si lasciò andare appoggiando la testa sul suo braccio lasciandosi cullare dai suoi sospiri e dalla mano che aveva mosso tra i suoi capelli.

" con me non hai bisogno di fingere.. cos'hai? Ieri mi hai ignorato tutto il giorno e questo signorina non è il tuo vero sorriso.. perchè hai reagito così con lui, mmh?"

" non posso farlo Dyl.. non me la sento di stare accanto a lui ora tutto qui, sono solo cambiate troppe cose"

" cos'è cambiato?"

" lui merita di meglio di un disastro"

" tu non sei un disastro, e sei il meglio per lui"

" può anche darsi che sia come dici tu.. ma non posso"

Per un attimo ebbe la sensazione che le parole le morissero in gola senza riuscire più ad uscire. Incastrate tra la volontà di dire tutto e la paura delle conseguenze.
Ma come puoi spiegare a qualcuno qualcosa che non riesci a capire nemmeno tu? Come puoi spiegare qualcosa che è più grande di te, qualcosa che ti impedisce semplicemente di vivere. Si era illusa di poter vivere una nuova vita lasciandosi alle spalle i brutti pensieri, ma non aveva fatto i conti con il fatto che il passato fosse molto più veloce di lei.
Doveva solo dimenticare e andare avanti. Dimenticare quella notte, dimenticare la rabbia di quell'uomo che l'aveva messa al mondo e che ora non riusciva più a guardarla negli occhi, dimenticare l'odio nel suo sguardo e nelle sue parole quando una sera forse troppo ubriaco anche solo per ricordarselo, la giudicò colpevole di tutte le cose brutte che erano capitate, colpevole anche solo di essere venuta al mondo, e colpevole di avergli portato via la cosa più cara della sua vita.
Non era amata, forse non lo era mai stata, o almeno adesso non era più cosi.
Quelle parole le rimbombarono così tanto nel cervello da convincersi che era la verità, che lei era solo un disastro che qualsiasi cosa toccasse la trasformava in cenere, che era egoista al punto tale da aver distrutto la sua vita con le sue stesse mani.
E questo era sufficiente per convincersi che non meritasse di avere un briciolo di felicità.
Era abbastanza da convincerla a dimenticare anche lui.. ma un qualcosa che si riesce a rendere così tanto profondo si riesce anche difficile da dimenticare.
Il suo sguardo puntato addosso era tagliente come una lama affilata, e lei sanguinava ogni volta che ci si scontrava. Poteva provare a combatterlo procurandosi magari qualche graffio e qualche livido che sarebbe guarito in quello sguardo surreale.

Lasciarlo andare era la soluzione migliore per provare a vivere di nuovo.

Ma allora perchè le faceva così male?

A un passo da te  (REVISIONE)Where stories live. Discover now