Capitolo 1.

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che poi io di perfetto non ho
proprio niente
divento perfetto se ti ho tra la gente
-La stella più fragile dell'universo; Ultimo

.

La sveglia suonó puntualmente alle cinque e trenta del mattino e con la mia solita voglia di vivere inesistente, specialmente ad un orario simile del mattino, spensi il mio telefono che continuava a far suonare le note di The Passenger.

Aspetta un attimo.

Afferrai di scatto poi il mio cellulare e controllai che giorno fosse dato che sapevo che la mia scuola fosse finita da ancora nemmeno una settimana e che quindi era strano che il mio telefono suonasse ad un orario talmente indecente e illegale.

25 Giugno.

Si, esatto, non poteva essere di certo per la scuola quella sveglia.

Subito dopo posai il mio cellulare sopra al comodino di fianco al mio letto e dopo avermi strofinato gli occhi e fatto qualche versaccio di disapprovazione dato che avevo ancora un sonno allucinante, iniziai a fissarmi attorno alla mia stanza da letto.

Valigie, valigie e ancora valigie.

Ma che...

<<Caren! Ti prego dimmi che ti sei svegliata! Dobbiamo partire in vacanza!>> urló subito dopo mia madre.

Oh... cazzo... la vacanza!

Buttai violentemente la mia testa sul mio morbido cuscino di piume rosa e subito dopo aver preso atto di quello che stava per succedere nella mia vita, mi alzai con una velocità supersonica e andai dritta sotto la doccia.

Dopo aver ricomposto i miei pezzi, iniziai a scendere al pianerottolo di casa mia, tutte le mie valigie e borsoni rendendomi conto, ad ogni gradino che scalavo, di quanto fossi eccitata all'idea di partire per rilassarmi.

<<Questa é l'ultima.>> dissi poi fissando mia madre che mi guardava scioccata di quante valigie avessi preparato per una vacanza di tre mesi.

Praticamente avevo trasferito tutta la mia stanza e tutto il mio guardaroba in quattro valigie piuttosto capienti.

<<No, non é vero, questa é l'ultima.>> sbuffó una voce maschile dietro di me.
Mi voltai in direzione delle scale e vidi il fisico palestrato di mio fratello scendere per me l'ultima valigia nera della mia stanza.
<<Oddio ti ringrazio Ale, meno male, quella lì é la valigia più importante.>> lo ringraziai portandomi una mano sulla mia fronte.

<<Ci credo a quanto fosse importante dato che te la stavi per dimenticare.>> sbuffó ancora mio fratello maggiore incrociando le sue braccia e alzando gli occhi al soffitto di casa nostra.

<<Bene, adesso verrà Trevis e tutte le vostre cose le caricherà lui.>> s'intromise con non chalance mia madre posando il suo telefono dato che per tutto il tempo precedente non aveva fatto tro che ignorarci fissando il display illuminato del suo cellulare.

<<Cosa? Uffa! Ma perché deve esserci anche lui in vacanza con noi!>> mi lamentai come una bambina mettendomi a braccia conserte e sbuffando rumorosamente.
<<Perché si dà il caso che é il mio nuovo ragazzo e che faccia parte della mia vita esattamente come i miei figli, nonché voi, ne fanno parte assieme a lui.>> spiegó mia madre.

Sbuffai ancora una volta e senza aspettare l'aiuto prezioso di Trevis, si faceva per dire, iniziai a caricarmi da sola le mie valigie dato che quell'uomo non mi era mai piaciuto da quando mise piede in casa mia, ossia da qualche anno.

Trevis era più giovane di mia madre di ben tredici anni e per una donna trentacinquenne come mia madre, trovarsi un altro bambino di ventidue anni da accudire oltre me e mio fratello, beh, non era proprio una situazione che mi metteva a proprio agio.

<< Aspetta dai.>> sentì d'un tratto la voce di mio fratello da dietro mentre provava a spostarmi delicatamente di lato per caricare da solo le mie valigie.
<<Non voglio partire con quello schifoso.>> ammisi poi incrociando di nuovo le mie braccia e appoggiandomi al muretto esterno del vialetto di casa.

<<Nemmeno io voglio partire con un ragazzo della mia stessa età che per giunta dovró chiamare papà.>> mi rispose Ale sbuffando assieme a me e richiudendo il cofano della nostra auto.

<<Ehy ragazzi! Pronti a partire per una vacanza sensazionale>> d'un tratto ci richiamó una voce ormai inconfondibile.

Rayban scuri agli occhi, capelli color miele ricoperti da tonnellate di gel oleoso, faccia d'angelo tagliente, vestiti costosissimi marcati, scarpe lucide nere e tantissimo egoismo e capricciosità. Questo era Trevis Brown : un ricco viziato inglese figlio di papà.

Io e mio fratello ci guardammo negli occhi come per cercarci reciprocamente la calma per non spaccare a quel tale il setto nasale e subito dopo, tirammo assieme un lungo e profondo respiro per provare a distendere i nostri nervi tesi come una corda.

<<Oh andiamo ragazzi, sto cercando in tutti i modi di farmi piacere da voi, datemi una mano peró.>> si lamentó poi Travis con il suo snervante accento inglese.
<<Ci prendi anche per il culo? Amico guarda che hai la mia stessa età, non ci metto niente a sotterrarti con un pugno.>> si scaldó mio fratello scrocchiando le nocche delle sue mani pronto a pestare Trevis.

<<Sta' calmo, non ne vale la pena.>> m'intromisi io già seccata da tutto.
I due si guardarono incenerendosi con gli sguardi reciprocamente e subito dopo Travis sgambettó dentro la sua auto seguiti da noi due aspettando che arrivasse mia madre.

Sta calma Caren.
Sarà una vacanza quindi rilassati.
Ti divertirai e sopratutto ti rilasserai.
Rilassati Caren.

Mi ripetei quelle parole per tutto il viaggio di andata e purtroppo non servirono a granché.

...

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Where stories live. Discover now