Capitolo 5.

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<<Eccola, finalmente! Caren, questi sono i miei amici del liceo di cui ti avevo parlato.>> esclamó mia madre vedendomi entrare in cucina assieme a una coppia di marito e moglie più o meno della stessa età di mia madre.

<<Molto piacere, io sono Caren.>> risposi velocemente non curante del resto.
<<Ciao Caren, io sono Joe, questa é mia moglie Anna e questo é nostro figlio Danny.>> disse l'uomo dai capelli grigi presentando la moglie e il figlio.

Non appena sentì pronunciare quel nome e dopo aver visto chi fosse il figlio di quella coppia, sbiancai in viso e mi sentì per un attimo non cosciente.

Non ci credevo.
Non potevo crederci.

Danny.
Proprio il ragazzo del quale non dovevo più vedere, eccolo che me lo ritrovai davanti agli occhi.

Anche lui sembrava scioccato quanto me per avermi visto e rimanemmo tutti e due come due cretini impalati a fissarci a bocca aperta.

<<Vi conoscete per caso?>> ci chiese mia madre riportandoci alla realtà.
Danny mi fissó e mi pregó con i suoi occhi di rispondere inventando qualsiasi balla.
<<Si... siamo nella stessa scuola.>> risposi facendo la vaga.

<<Ma davvero? Che bello!>> mi sorrise Anna.
<<Bene, Caren, accompagna Danny nella sua stanza al piano di sopra.>> disse poi madre invitando intanto i suoi amici in salotto assieme a Trevis e Alessandro lasciando me e Danny da soli in cucina.

Sembrava che stesse cercando di evitare in qualsiasi modo il mio sguardo e aveva molto l'aria da cane bastonato intanto io mi sentivo come se mi avessero svuotata di nuovo proprio come quando mi rifiutó e mi fece soffrire come nessuno mai l'aveva fatto.

Rimanemmo per qualche minuto in silenzio, lui continuava a non scontrarsi con i miei occhi e io invece lo fissavo attentamente.
<<Vieni.>> dissi poi stufa di quel silenzio.

Mi voltai subito dopo non preoccupandomi se Danny mi stesse seguendo oppure no e iniziai a salire le scale che ci portarono al piano superiore.

<<Questa é la mia stanza, scegli la tua.>> dissi ancora una volta arrivata al corridoio del piano superiore insieme a lui.
<<Okay, prenderó quella in fondo al corridoio a destra...>> cercó di dire impacciatamente.

<<Bene, buonanotte.>> tagliai corto pronta ad aprire la mia porta per entrare nella mia stanza e sparire dalla sua vista.
<<Caren aspetta!>> esclamó prima che chiudessi la porta.
Mi fermai senza dire nulla aspettando che continuasse.

<<Mi dispiace...>> disse poi abbassando i suoi occhi color cioccolato.
<<Ti dispiace.>> ripetei le sue parole.
<<Ti dispiace.>>
<<Ti dispiace, é incredibile, ti dispiace!>> stavolta stavo ridendo divertita.

<<Ti dispiace.>> dissi ancora tornando seria e fissandolo attentamente stavolta con uno sguardo arrabbiato.
<<Caren... lo so, non ha alcun senso chiederti scusa adesso dopo ben tre anni... ma... >>

<<Non dire altro, é già abbastanza averti per tre mesi nella stessa casa, adesso sparisci.>> non lo feci finire.
<<Mi perdonerai mai?>> mi chiese velocemente vedendomi che stavo chiudere la porta della mia stanza.

Mi fermai un attimo e lo fissai dritto nei suoi occhi dimenticandomi delle sue altri parti facciali.
<<Buonanotte Danny.>> fu solamente la mia risposta prima di chiudere con violenza la porta della mia stanza facendo un botto che fece sobbalzare anche me.

Subito dopo andai di nuovo fuori dal balcone sperando di rivedere il volto di Niccoló che potesse calmarmi.
<<Brutta serata?>> mi chiese una voce che ormai non mi era più sconosciuta.
Mi voltai verso destra e vidi proprio Niccoló seduto su una sdraio nel suo balcone con una Tennenz in mano.

<<Già.>> risposi sbuffando.
<<Vuoi venire qui?>> mi chiese poi spiazzandomi.
<<Ci sono i miei di sotto con i loro amici... se uscissi a quest'ora mi fucilerebbero.>> sbuffai ancora.

<<Non per forza devi entrare in casa mia dalla porta d'ingresso.>> mi fece l'occhiolino.
Lo fisssai per un attimo negli occhi senza rispondergli rendendomi conto che uno sconosciuto incontrato per caso in strada mi aveva appena chiesto di andare a casa sua.

<<Nick... non ti conosco nemmeno, chi mi garantisce che tu non sia uno stupratore e non appena aver messo piede nella tua proprietà mi uccida e congeli i miei resti?>> gli domandai.
<<Quanti film horror hai visto con esattezza?>> mi chiese ridendo divertito.

<<Non sono uno stupratore e nemmeno congeleró i tuoi resti dopo averti ucciso se entrerai in casa mia, voglio solo parlare con te in modo più vicino.>> spiegó ridacchiando.
<<Dai, Caren, non sei la tipa da canarino in gabbia.>> continuó vedendomi poco convita dalle sue parole.

<<E come lo sai?>> gli chiesi.
<<Lo so perché i canarini odiano stare in gabbia.>> rispose.
<<Si ma io non sono un canarino.>>
<<Appunto per questo devi uscire dalla tua gabbia.>> mi sorrise dolcemente lui.

Mi fece ridere mentre scuotevo leggermente la mia testa e Niccoló mi seguì nella risata ma subito dopo ritornammo lentamente seri e lui mi porse la sua mano per potermi far scavalcare dal mio balcone e arrivare nel suo.

<<Coraggio Wendy, vieni nella mia Isola che non c'é.>>

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Where stories live. Discover now