Capitolo 16.

1.9K 139 18
                                    

<<Sarà sicuramente giù in paese, non é molto grande ma ci sono dei vicoletti che sono davvero nascondigli perfetti, ci andavo sempre quando da bambino litigavo con qualcuno, Caren sarà sicuramente lì.>> dissi ad Alessandro mentre correvamo come matti verso il paese.

<<Dici? Ma quindi abiti qui.>> mi chiese suo fratello.
<<Oh no, no, vengo qui solo d'estate da quando avevo un anno di vita, io sono di Roma.>> risposi svoltando un angolo seguito da lui.

<<Ma dai! Anche noi siamo di Roma! Non ti ho mai visto per i locali.>> esclamò Alessandro esterrefatto.
<<Beh, forse perché me ne sto sempre in disparte a sbronzarmi.>> risi seguito dal ragazzo di fianco a me.

La simpatia era qualcosa di ereditario in quella famiglia sicuramente.

Ma nonostante stessimo scherzando, avevo ugualmente il cuore in gola che batteva all'impazzata al solo pensiero che qualcuno, in quel momento, stesse facendo del male alla mia Wendy.

Non mi ero mai preoccupato per nessuno in quel modo come per Caren in quel momento e la cosa mi faceva un po' perdere la testa perché non avendo mai provato prima di allora una preoccupazione e una paura simile, mi trovavo leggermente spiazzato.

L'unica cosa che mi passava per la testa era solo il desiderio di ritrovarla e nient'altro.

C'era solo lei e basta.

* * *

Il tempo stava passando e iniziava anche a fare freddo in quella spiaggia al tal punto che quella semplice felpa nera che avevo addosso, non mi bastó più.

Notai anche che le case attorno al lido erano disabitate dato che non erano in condizioni adatte per potervici stare e mi accorsi che non ero finita in un uno dei posti migliori del mondo, ma di certo era sempre meglio di ritornarmene a casa mia con Danny nella stanza accanto, Trevis pronto a farsi piacere da me e da mia madre pronta a difenderlo in capo al mondo.

Io stavo morendo di freddo e non trovavo alcuna soluzione se non ripararmi dentro una di quelle catapecchie disabitate e sperare che la notte passasse in fretta.

* * *

Entrai nella prima casa che mi passó sotto agli occhi e anche quella meno mal ridotta delle altre : la porta era in legno mangiucchiato dal tempo e da delle scritte poco religiose sicuramente fatte dai classici ragazzacci di strada.

Entrai e l'odore orribile di rinchiuso e muffa mi pervase le narici al punto di farmi tossire per il cattivo odore che c'era nell'aria.

Non appena entrai in quello che doveva essere l'ingresso, vidi mucchietti infiniti di polvere, spazzatura e alcune macerie e forse mi resi conto che quella casa doveva essere davvero molto antica per starsene in quelle condizioni.

Non ci pensai nemmeno per un attimo a scartare l'idea di salire al piano di sopra dato che vidi le scale di legno molto fragili  dividere il piano inferiore da quello superiore e se avessi scalato un solo gradino, sarei caduta chissà dove in basso.

Questo era il prezzo dapagare per uno sputo di libertà.
Ce la puoi fare Caren, ce la farai.

Ti ripeti questa frase da ben otto anni, anche se non ha funzionato nemmeno una volta, provaci Caren.

A volte la voce della mia coscienza mi aiutava.

Forse era stata una delle cavoate più grandi e uno dei miei sbagli più enormi scappare in quel modo davanti ai genitori di Danny e davanti a Danny stesso ma in un momento simile a me non importava proprio di nessuno.

Se non di Niccoló.
Oddio... Niccoló... .

Lui non sapeva che fossi scappata da casa, non sapeva che domani non mi sarei presentata nel mio balcone per parlare di fronte a lui sul suo terrazzo.

Non sapeva nemmeno che non sarei sicuramente ritornata più in quella casa se ci fosse stato ancora quell'idiota di Trevis.
Avrei sopportato almeno la presenza di Danny e della sua famiglia ma di Trevis, no, non se ne parlava.

Ma non potevo lasciare di certo così Niccoló.
Peró ormai il danno era fatto, io ero scappata di casa e lui non ne sapeva proprio niente, forse ero stata un'egoista.

Oh andiamo Caren, lo conosci appena.
L'estata sta quasi per finire e tutti e due ritornerete a Roma e non vi vedrete più perché tu avrai la maturità a cui pensare e alle storie di tua madre nel stressarti per raggiungere il massimo dei voti e lui sarà impegnato con il suo lavoro giorno e notte.

A proposito... non mi aveva ancora detto quale lavoro facesse...

Ma non mi importava, tanto era davvero una cosa assurda quello che due ragazzi come noi erano riusciti a fare in pochissimo tempo.

Non avevo mai legato così velocemente con nessuno e il fatto che fosse successo con Niccoló, mi fece pensare che forse non nutrivo una semplice amicizia per lui, forse era una speciale amicizia.

Una sensazione simile che, a quel punto, mi rimangiai tutto l'odio verso Trevis, mia madre e il resto.
Come se fossi riuscita a rimettere in ordine quel pezzo mancante del mio puzzle di pensieri, tutto sembró più chiaro del solito.

Ma cosa stava succedendo?

D'un tratto, sentì una fitta assurda allo stomaco e quel che era un attacco di panico fece breccia di nuovo in me.
Ma sapevi che non bastava calmarsi e fare profondi respiri, era un attacco di panico diverso dai soliti che avevo.

Una crisi simile, poteva risolversi e cessare solamente se fossi tornata a casa e se avessi rivisto Niccoló.

...

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Where stories live. Discover now