Capitolo 8.

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Caren ti rendi conto di quello che stai facendo?
Hai interrotto il tuo sonno per uno sconosciuto che potrebbe farti fuori da un momento a un altro e adesso vuoi saltare da un'altezza impercettibile solo per un capriccio, ossia quello di raggiungerlo!

Medetta coscienza.

Ma cosa potevo farci se dopo la sera precedente io avevo ancora voglia di rivedere Niccoló?

Cosa bisognava fare in quei casi se il cuore ti mandava in una via e la testa in un'altra?

Testa o Cuore?
Cuore o Testa?

Dio, che caos infernale.

Nelle scelte non ero mai stata brava, anzi, ero inveve molto brava a complessarmi ancora di più.

Ero divisa in due parti : da una parte vi era il mio buon senso e la paura che una persona di cui conoscevo solamente il nome e che possedeva dei coltelli con degli animaletti disegnati sopra, e dall'altra parte vi era la mia zona spericolata, quella che non rifletteva mai e che quasi sempre, in situazioni simili e non, aveva la meglio.

Anche in quella situazione infatti.

Non me ne fregava proprio niente se mi avrebbe uccisa, stuprata o fatto chissà quale male, io volevo di nuovo rivederlo.

Mi sistemai meglio su quel ripido balcone, chiusi gli occhi dalla paura e senza pensarci un altro minuto di più, mi ritrovai a precipitare sul prato verde della mia villetta.

Che male!

Non era proprio l'atterraggio che avevo programmato, difatti sembravo un gatto spiaccicato al suolo indolenzito dalla testa ai piedi.

Grandioso Caren!

Ma non mi importava dei dolori, dovevo raggiungere Niccoló in quella spiaggia.

* * *

Arrivai sfinita e ancora più dolorante di prima in quella maledettissima spiaggia e iniziai a guardarmi attorno in cerca della mia famosa figura nera.

Corsi verso destra con una gamba che letteralmente moriva dal dolore e nonostante ció, non riuscì ugualmente a vedere Niccoló.

Rallentai un po' la corsa gradualmente fino a ritornare a camminare con il fiatone e con le gambe che non me le sentivo più dal dolore della botta sul prato e dalla corsa.

<<Caren?>> sentì poi chiamarmi una voce.
Mi voltai di scatto e vidi la figura possente di Niccoló fissarmi stranito.
<<Ciao>> risposi solamente con il fiatone.

<<Anche tu corri di mattina?>> mi chiese fissandomi attentamente nei miei occhi verdi.
<<Non proprio.>> risposi.
<<Io stavo facendo una passeggiata, ti unisci a me o preferisci continuare a
correre?>> mi propose.

Bingo.

<<Okay, passeggeró con te, basta che tu non abbia nessun coltello con i coniglietti per uccidermi.>> risposi ridacchiando.
<<No, no, tranquilla, non ho nessuna arma.>> rise lui iniziando a camminare di fianco a me.

<<Mi spieghi perché sei sempre convinta che ti uccida da un momento all'altro?>> mi domandó poi.
<<Non lo so, sono convinta fin da piccola che le persone attorno a me mi uccidano, si lo so, sono fuori di testa.>> ammisi ridacchiando fra me e me.

<<Mh, buono a sapersi.>> rise Niccoló assieme a me.
<<Come hai dormito?>> mi chiese subito dopo.
<<Abbastanza bene, e tu?>>

<<Non proprio... soffro spesso di insonnia per via del lavoro che faccio.>>
<<Sul serio? Ma che lavoro fai? Se posso saperlo...>> m'incuriosì.
<<Davvero? Non hai idea di che lavoro potrei fare?>> mi domandó trattenendo una innocente risata.

<<Mh... temo di no.>> ammisi.
<<Non é importante, siamo in vacanza, no? Tu non penso voglia parlare della scuola e io non voglio parlare di lavoro, ci stai?>> mi domandó lui sorridendomi.

Lo fissai dritto nei suoi occhi nascosti da degli occhiali da sole neri e subito dopo sospirai annuendo con la mia testa.

Non aveva tutti i torti poi...

<<Okay, ci sto.>> mi arresi sospirando e sorridendogli dolcemente.

* * *

Ormai stavamo camminando da parecchio e me ne accorsi dal fatto che il sole ormai era abbastanza alto al cielo e che già alcune persone scendevano sulla spiaggia per fare il bagno.

Per tutta la camminata, la mia gamba mi faceva un male da morire ma non mi importava del dolore, io avevo Niccoló accanto a me e in quella lunghissima passeggiata, mi raccontó davvero tanto di lui.

Possedeva un cane e amava il gelato all'amarena, sapeva suonare il pianoforte dato che aveva iniziato quando aveva dieci anni e amava il cartone animato Peter Pan.

Era un ragazzo davvero interessante e mi resi conto che forse non era davvero uno psicopatico che voleva uccidermi.

<<E tu? Suoni qualcosa?>> mi chiese poi continuando a camminare di fianco a me.
<<Anch'io suono il pianoforte, ma anche il violino anche se non mi fa impazzire come strumento.>> risposi.

<<Wow, allora qualche volta ti inviteró a casa mia a Roma così suoneremo insieme il pianoforte, quello che ho qui é un po' vecchiotto e non mi piace più... credo che lo daró via anche.>>
<<Con piacere... ahia!>> feci d'un tratto.

<<Tutto bene?>> mi chiese di scatto lui assumendo in un lampo uno sguardo preoccupato.
<<Credo di no.>> risposi.
<<Vuoi che ci fermiamo?>>
<<Ma no, credo... credo di aver preso solo una storta alla caviglia.>> dissi solamente trattenendomi dal non urlare per il dolore assurdo che avevo.

<<Caren, le storte sono robe serie, torniamo indietro e vieni da me così ti controllo.>> rispose lui già pronto a prendere la strada del ritorno.
<<Sei un dottore per caso?>> gli domandai ridacchiando.

<<Quasi.>> rispose non percependo peró il mio sarcasmo anzi, dai suoi occhi vedevo solamente che era molto preoccupato per me e la cosa mi fece un po' battere il cuore.

<<Riesci a camminare fino ad uscire dalla spiaggia?>> mi domandó subito dopo Niccoló avvicinandosi un po' a me.
<<Si, penso di si.>> sospirai.

Dopotutto non ero per fortuna una ragazza che faceva troppe storie alle donazioni di aiuto e poi Niccoló mi aveva invitato a casa sua, mica potevo rifiutare.

...

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Where stories live. Discover now