Capitolo 31.

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<<Quando parti?>> domandai per la quarta volta mentre ero distesa sul petto di Niccoló nel mio grande letto matrimoniale.
<<Fra cinque ore.>> rispose ancora una volta lui sospirando lentamente.
<<Vieni con me.>> aggiunse poi anche lui per la quarta volta.

<<Non posso Nick, cosa potrebbe oensare mia madre, mio fratello e Trevis se io partissi con un ragazzo che conoscono
appena?>> feci io sbuffando.
<<Hai ragione... mi sembra anche stupido il fatto che ci diciamo le stesse cose da più o meno un'ora, è abbastanza evidente che non si può e basta.>> rispose infine lui rassegnato.

Dei giorni assieme a quel ragazzo tanto misterioso quanto intrigante non sarebbero stati male da passare, ma è proprio vero alla fine che quando si ama, bisogna combattere con migliaia di bastoni fra le ruote e con migliaia di difficoltà che si incombono in automatico.

Forse è proprio la caratteristica dell'amore, sempre se lo è, avere infinite difficoltà.
Dopotutto, niente è facile, figuriamoci poi un sentimento talmente confuso, disordinato e assurdo come l'amore.

<<Mi annoieró da morire senza di te.>> disse Niccoló d'un tratto distogliendomi dai miei pensieri.
<<Anch'io qui.>> risposi sbuffando.
<<Ma devi proprio andare? Hai detto che è per lavoro e a te non piace quando ci si parla, tantomeno quando questo ti interrompe per qualche giorno le vacanze.>> dissi io con un'innocenza tale da far concorrenza ad una bambina di sei anni.

<<Purtroppo si.>> fu solamente la sua unica risposta.
<<E scommetto che non mi dirai di che lavoro si tratta.>> continuai poi io sbuffando.
<<Non ora.>> fece lui portando le sue mani dietro la sua testa per sorreggerla sopra al cuscino del mio letto.

<<E quando allora?>> chiesi io stanca di tutto quel mistero su una cosa talmente ordinaria della vita di ognuno.

Quando toccavo il tasto del suo lavoro, a volte il mio lato pessimista e negativo del pensiero iniziava ad avere la meglio e cominciavo a pensare i peggio motivi per il quale Niccoló facesse talmente tanta oscurità sul suo impiego.

E se si trattava di mafia? Droga? Soldi sporchi?

<<Ma quante domande fai, scimmietta.>> scherzó lui ridendo subito dopo provando a farmi il solletico sui miei fianchi.
<<Va bene, anche per stavolta, hai vinto tu, mi arrendo.>> risposi infine mettendomi a pancia in giù per fissarlo in viso dato che prima, essendo a pancia in su, fissavo il tetto della mia stanza.

<<Dimmi com'è Roma d'estate, io non l'ho potuta mai vedere perché parto sempre a inizio giugno e torno a settembre. Buffo, no? Sono quasi diciotto anni che vivo lì e non conosco a pieno la mia città.>> dissi poi iniziando a giocherellare con una ciocca dei miei capelli che avevo preso con le mie piccole dita.

<<Non sarà mai bella quanto i panorami che guardiamo io e te abbracciati di notte qui.>> mi rispose lui sorridendomi dolcemente.
Ricambiai lentamente anch'io quel sorriso e in quel momento, non seppi più dire una parola.

Ero fatta così.
Non ero mai stata abituata ai complimenti perchè nessuno mai me ne aveva fatti e quindi quando mi ritrovavo qualcuno che me li faceva, io rimanevo sempre spiazzata senza sapere cosa dire.

Un po' mi dispiaceva non poter rispondere a Niccoló perchè avevo l'impressione che li ignorassi i suoi complimenti, ma come facevo a dirgli che una come me, non era abituata alle attenzioni?

<<Adesso mancano meno di quattro ore.>> disse poi riportandomi alla realtà mentre si abbassava l'orologio che aveva al polso scuotendolo e osservando l'orario.
<<Che ore sono?>> domandai d'un tratto non rendendomi conto del tempo che stavamo passando in quella stanza.

<<Le due e mezza di notte. Abbiamo fatto un po' tardi rispetto alle altre volte.>> rispose lui ridacchiando divertito.
<<Direi di si.>> risi anche io.

<<Dio, non smettere mai.>> disse poi in tono talmente serio che fece morire la mia risata in un lampo.
<<Di fare cosa?>> domandai io fissandolo intensamente negli occhi.
<<Di ridere, sentirei la tua risata per ore e ore in loop su delle cuffie alle orecchie.>> rispose avvicinandosi lentamente al mio viso.

<<Non è poi nulla di ché la mia risata...>> provai a dire abbassando il mio sguardo nom riuscendo a reggere il suo.
<<Perchè ti sminuisci sempre, Caren, non hai idea di che effetto fai a me.>> disse lui provando a farmi rialzare i miei occhi su di lui.

<<Perchè è vero, non sono niente di speciale io.>> risposi sospirando.
<<Sei invece speciale.>> disse Niccoló sorridendomi.
Ricambiai lentamente anch'io quel sorriso e senza rendermene conto, ritrovai le sue labbra premute sulle mie.

Quel gesto così inaspettato, mi scosse.
Era più delle sensazioni che provavo quando lui mi faceva i complimenti ai quali io non sapevo come rispondere.
Quel semplice bacio all'apparenza, mi era sembrato più di tutti gli altri che ci eravamo dati in quelle settimame...

...

Comunque vada, con te. ||Ultimo||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora