Capitolo trenta

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Capitolo Trenta

È pomeriggio tardi, Emma è appena rientrata a casa da lavoro, insieme al piccolo Henry, stanno giocando insieme, quando qualcuno bussa alla porta di casa. In realtà non aspettava nessuno e infatti, la ragazza si domanda chi possa essere. Killian l'avrebbe raggiunta solo in serata, in quanto fuori con spugna per delle commissioni per la nave.
Va ad aprire e si ritrova davanti l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere. Suo padre.
David non ha telefonato prima di presentarsi a casa sua, ma è stato anche sicuro che Emma non lo avrebbe mai mandato via e anzi, è deciso una volta per tutte a chiarirsi con lei. Il loro rapporto da dopo il rapimento è a poco a poco tornato quello di un tempo e non vuole aspettare ancora per mettere fine a quella discussione. Sa anche che Regina vuole invitarla alla festa che è stata organizzata per il suo fidanzamento, quindi quasi sicuramente chiariranno in quella circostanza, ma lui vuole poterlo fare prima.
La ragazza nel vederlo gli sorride e gli fa segno di entrare e subito gli offre qualcosa. Nota che c'è un po' di imbarazzo, in realtà nemmeno lui sa bene da dove cominciare, ma spera che possano davvero mettere da parte l'orgoglio e parlare. Quanto meno Emma. È proprio come sua madre.
È il bambino che corre verso suo nonno a smorzare un po' di disagio, ed entrambi sono contenti che ci sia anche lui.
«Vieni, ti mostro casa.» gli dice Emma, fare un tour della casa che non ha mai visto, può far allentare un po' la tensione. Henry poi felicissimo di mostrare la sua nuova camera a tema Cars al nonno. Infatti, la prima cosa che gli viene mostrata al piano superiore è proprio la stanza del piccolo. Lui orgoglioso gli mostra ogni dettaglio e David sorride felice nel vederlo pieno di entusiasmo, com'è felice di sapere che lui e Emma sembrano passarsela molto bene.
«Quindi ti piace stare qui?» chiede al bambino e lui annuisce felice.
«Pensa che mamma è anche diventata brava in cucina, non ai livelli di mamma Regina, ma è brava.» ride e anche David si ritrova a ridere a quella confessione del bambino. Emma li segue a sua volta, scoppiando inevitabilmente a ridere anche lei.
«Grazie ragazzino. Vedrai che riuscirò con il tempo a battere anche Regina.»
Henry a quel punto la guarda un po' dubbioso della cosa. Nessuno può battere Regina e le sue lasagne.
«Non credo mamma. Come lei non ti potrà mai battere ai videogiochi, tu non la potrai batterla in cucina.» le risponde subito prontamente.
E la ragazza deve ammettere che abbia ragione.
Continuano il tour della casa e David apprezza molto ogni cosa.
Tornano in cucina per far fare la merenda ad Henry, con un panino con il prosciutto e una spremuta d'arancio, il bambino ne va matto ed Emma ne approfitta per preparare anche per lei e per suo padre.
Mangiano tutti e tre raccontandosi le ultime novità, Henry parla della scuola, della recita di fine anno che stanno iniziando a preparare. Lui farà il ruolo del re.
Solo una volta finito di fare merenda, Emma capisce che l'uomo ovviamente è lì per parlare con lei e manda Henry in salotto a guardare un cartone della Disney. Chiede a David solo un momento per inserire al bambino il dvd e torna poi in cucina, dove lui è rimasto ad aspettarla.
Entrambi sono decisamente imbarazzati, non è per niente facile affrontare il discorso. Emma non sa decisamente da dove partire, nonostante abbia capito che cosa lui le voglia dire. David non vuole rovinare ancora di più il loro rapporto e probabilmente non è mai stato così ansioso in vita sua, preferisce di gran lunga parlare davanti a un gruppo di avvocati, a un convegno o in tribunale. Tutto ciò é decisamente più facile che aprirsi con la propria figlia.
«Sai Emma, vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei tornare a diciotto anni fa, prenderti tra le mie braccia e non lasciarti andare più via. Vorrei tornare indietro nel tempo per insegnarti ad andare in bicicletta, a sentirti pronunciare la tua prima parola, per stringerti e rassicurarti a ogni caduta. Ma non ho mai fatto niente di tutto questo... Quattro anni fa, ho avuto l'occasione di rimediare, ma per non farti capire la verità, mi sono nascosto dietro la maschera di amico, ma in realtà avrei voluto stare con te in sala parto e dirti chiaramente che ero felice che avessi messo al mondo mio nipote. Avrei voluto spaccare la faccia a Graham quando sei tornata a casa in lacrime perché lui ti aveva lasciato e ferito. Avrei voluto spaccarla a Jones quando si è insinuato così pericolosamente nella tua vita. Avrei voluto accompagnarti a comprare questa casa, avrei voluto fare tante cose con te, ma che non ho potuto fare... Ma sai una cosa?» fa una pausa, un lunga pausa per riprendere fiato da quel lungo discorso che sta facendo e per guardare sua figlia negli occhi e notare che sono diventati lucidi. Per poi continuare a parlare.
«Non voglio più perdermi un solo attimo della tua vita, quindi Emma, io ci sono, sono qui, anche se continuerai a respingermi, io ci sono. Sarò al tuo fianco. E non mi arrenderò, nemmeno per un attimo, non smetterò mai di dimostrarti che ti voglio bene e che sono un padre migliore di quello che pensi. Voglio fare il padre, voglio essere tuo padre. Permettimi di esserlo, permettimi di rimediare.» le dice in conclusione del suo discorso, non si era preparato nulla, ciò che ha detto é semplicemente uscito spontaneamente da suo cuore. Ed Emma lo sa bene, perché le lacrime che ora rigano il suo viso sono la dimostrazione che le crede, che sa che lui é stato sincero e che quelle non sono altro che parole di un papà che le vuole bene, un papà che non ci è stata per gran parte della sua vita, ma che ora è disposto ad esserci e rimediare. Non è troppo tardi per rimediare.
«Ci voglio provare anch'io. Non ti nego che mi hai fatto molto male. Per anni ho desiderato una famiglia, avere qualcuno che mi proteggesse, che mi asciugasse le lacrime e che... come hai detto tu, mi insegnasse ad andare in bicicletta e mi conducesse verso la vita adulta, ma ciò non è stato possibile... sono cresciuta troppo in fretta e questo mi ha segnato. Fino a che non vi ho incontrato e finalmente avevo una famiglia mia. Tu, Regina, Mary, Henry, ero felice... Venire a scoprire che foste voi i miei genitori mi ha spezzato di nuovo il cuore. Ma ho sbagliato a non parlare con voi.» si apre a sua volta, rivelando a David tutta la sua sofferenza, parte di ciò che ha scritto nella lettera che le ha fatto scrivere il Grillo per liberarsi dal suo dolore e dal suo passato.
E poi senza pensarci ulteriormente lo abbraccia forte, non riesce ad aggiungere altro, ma sa che a volte un abbraccio vale più di mille parole, é più sincero di mille parole.
David prontamente l'accoglie tra le sue braccia, non desiderando altro che abbracciarla. Ci vorrà ancora tempo affinché possano costruire un vero rapporto padre-figlia ma senza dubbio, quel preciso istante, può essere considerato il momento in cui hanno deciso di provarci, seriamente. Entrambi. Il momento in cui tutti e due hanno abbassato le loro difese per fare spazio all'amore che nutrono l'uno per l'altra.
Si separano solo perché è il piccolo di casa che reclama le loro attenzioni, chiedendo di andare a guardare il film con loro. Emma lo invita a rimanere almeno fino alla fine del film, in quel loro primo momento da famiglia.
Si siedono infatti, tutti e due sul divano, con Emma in mezzo e David che la guarda abbracciare il suo piccolo ometto, David a sua volta l'abbraccia e lei appoggia la testa sulla sua spalla.
La ragazza per la prima volta avverte che cosa vuol dire avere un papà della sua vita. Ed é una sensazione bellissima, si maledice per essersi comportata come una bambina immatura nei loro confronti, ha sprecato tempo inutilmente quando l'unica che che andava fatta era rivelare loro i sentimenti che provava e rimettere le cose a posto.
Quando è il momento di andare via, Henry felice saluta prontamente suo nonno, ringraziandolo di essere passato.
«Ciao nonno.» dice il piccolo.
«Ciao... papà.» fa eco Emma, un po' titubante per come chiamarlo, ma alla fine opta per chiamarlo così, per la prima volta.
David la guarda sorpreso, per un attimo incerto su come risponderle, ma i suoi occhi parlano chiaro. È felice.
«Ciao piccola.» sorridendo, un sorriso sincero, di quelli veri che nascono solo davanti a una gioia pura.

There's no storm we can't out run, we will always find the sunWhere stories live. Discover now