Capitolo 14

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<<Ehi, Potter!>>.
Julia Parisi non poteva credere a ciò che stava facendo, lei? Proprio lei da Potter?
<<Parisi?>> chiese spalancando gli occhi <<che ci fai tu qui? Non che non sia felice di vederti>> si passò una mano tra i capelli <<ma non mi aspettavo di vederti oggi, visto che solitamente preferisci starmi lontano. Sei venuta per dirmi di sì sulla questione "Hogmeade"? Sei caduta ai miei piedi, finalmente!>>.
La Corvonero stava per alzarsi e andarsene, ma fu trattenuta dalle parole di Stephanie che le rimbombavano nella mente "Dai, Julia, fallo per Hogwarts". Sbuffò sonoramente:
<<No, Potter, non è per quello>>
Il ragazzo la guardò confuso.
Julia Parisi per lui era sempre stata fonte di curiosità, voleva sapere che cosa le passava per la testa e quando pensava poteva giurare di vedere le rotelle del suo cervello muoversi.
Si poteva dire che il Grifondoro era attratto da lei come una calamita, era incantato da come i suoi capelli si muovevano al vento, delle sue manie di perfezione e del suo sorrisetto quando i professori le assegnavano i punti per le risposte esatte.
Il fatto è che il ragazzo non negava che fosse bella, ma quando la sentiva parlare si ricredeva subito, quella volta però notando la confusione di lei fu felice pensando che magari, questa volta, non gli avrebbe urlato in faccia.
<<Allora perché sei qui?>>.
La Corvonero si scervelò cercando di trovare una risposta sensata:
<<Volevo sapere solo una cosa>>
<<Dimmi tutto>>.
La ragazza fu stupita dal fatto che dalla bocca di quell' arrogante, a detta sua, non uscissero battutine sarcastiche così riprese il discorso godendosi quel poco di serietà che si stava manifestando.
<<Farai ancora i provini per la squadra di Quidditch vero?>>
Il Potter rimase a bocca aperta, chi si sarebbe aspettato una domanda simile? E perché le interessava?
<<Ehm penso di sì, beh non nego che sono quello che ha più possibilità di essere preso. Certo, sono un talento naturale. Li hai mai visti i miei muscoli o la mia abilità nel segnare alle partite?>>.
La Corvonero alzò gli occhi al cielo:
<<E io che pensavo che stessimo avendo una conversazione quasi normale, a quanto pare mi sbagliavo>>.
Fece per alzarsi, ma il castano la prese per un polso.
<<Resta>> disse, non poteva crederci, che stava dicendo? Perché voleva che la sua peggior nemica rimanesse? Era stupito quanto lei per quello che gli fosse appena uscito dalla bocca.
Il cuore di lei prese a battere all'impazzata, si sentiva come se nel suo stomaco ci fossero una mandria di rinoceronti che ballavano la salsa, si disse che era per la rabbia, infatti il ragazzo sembrava deciso a farla rimanere.
<<No>> disse secca e tirando uno strattone si liberò dalla presa incamminandosi verso il suo dormitorio.
James guardandola allontanarsi si chiese per la millesima volta come mai rovinava sempre tutto, non che lei fosse una santa, e pensò a quanto quella voce così stridula stonasse sull'aspetto della ragazza.
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<<Camilla, sento che sto per esplodere>>
<<Adesso calmati, Oliver! Tu non esploderai, andrà tutto bene>>
<<Perché, Camilla? Perché? Perché James Potter, che io reputo il mio migliore amico, ha dovuto spezzare il cuore a mia sorella? Perché ha dovuto illuderla? Quanto vorrei perdonarlo, quanto vorrei che tutto questo finisse. Rivoglio i miei migliori amici! Rivoglio il sorriso di mia sorella, le battutine sarcastiche di James, la pazzia di Rob, la testardia di Roxenne! Non mi piace questa situazione, non mi piace per niente. Non riusciremo nemmeno a goderci il viaggio!>>.
Camilla sospirò pensando alla frustrazione del suo povero ragazzo.
<<Mi dispiace, Oliver. Lo so che vuoi molto bene a tua sorella. Si riprenderà>>
<<Camilla! Rachel non riesce più a guardarlo in faccia! Non si parlano! Nulla, di nulla e io non posso vivere così, rivoglio quelli che ora sono la mia famiglia!>>
<<Oliver, sono sicura che tornerà tutto apposto. Te lo prometto>>.
Il biondo posò la testa sulla spalla della fidanzata e chiuse gli occhi cullato dal profumo di vaniglia della ragazza.
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<<Roxenne>>
<<Mmh?>>
<<La. Puoi. Smettere. Di. Mangiare. Almeno. Per. Un. Secondo? Qui la situazione è grave! Ci stiamo rimettendo la nostra amicizia>>.
Roxenne posò la forchetta e fissò Robert Cooper negli occhi:
<<Pensi che non lo sappia? Che non sono distrutta perché io voglio bene a tutti loro? Eh? Pensate che io sia un'insensibile che pensa solo al cibo? Che cazzo di pregiudizi vi siete fatti verso di me, eh? Io non capisco, sul serio, il perché una cazzata come l'amore possa distruggere i cuori di così tante persone! Io non lo capisco! Ora comprendete perché mi faccia schifo? Ecco che cosa fa alle amicizie! Mi chiedo chi l'abbia inventato!>>.
La riccia si alzò arrabbiata, arrabbiata con il mondo che la circondava.
Pestò i piedi perché quella situzione la stava uccidendo, non poteva perdere i suoi amici e doveva rimanere concentrata per le selezioni del giorno dopo per entrare nella squadra di Quidditch di Hogwarts.
Stupido, amore! Bastardo, il karma! Bastarda, la vita!
Raggiunse il Lago Nero e si sedette sulla riva, chiuse gli occhi cercando di dimenticare, le serviva solo un minuto.
Non ci riusciva, le immagini degli scherzio dei "Malandrini" tornavano prepotenti a invaderle la mente, così tanto che si ritrovò a piangere.
Questa volta non ci sarebbe stato nessuno a consolarla, non ci sarebbe stato James che l'aveva fatto quando aveva visto un clown per la prima volta e ne era rimasta terrorizzata, non ci sarebbe stato Fred a farla ridere per farle dimenticare solo un attimo di ciò che la circondava. Era sola, per la prima volta, non si era mia resa conto cosa si provava, lo aveva sempre dato per scontato.

Our Crazy Sixth Year|| Nuova Generazione Where stories live. Discover now