Prologo

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                                               Parigi, 1880

«Santo cielo non anche tu!»
Jimin rivolse lo sguardo esasperato verso uno dei ballerini con cui aveva legato di più da quando era entrato nella compagnia

«Alexandre ti prego non dirmi che anche tu lascerai la compagnia..»
Uno sbuffo partì dal ragazzo interpellato, sapeva che Jimin avrebbe reagito in quel modo ma, allo stesso tempo, aveva sperato in una reazione più tranquilla e comprensiva.

«Jimin basta, ormai ho deciso e non mi farai cambiare idea. Sinceramente non comprendo perchè tu invece abbia deciso di restare, lo sai che la compagnia sta andando a rotoli, sei uno dei migliori ballerini che conosco e venire a San Pietroburgo potrebbe aprirti un sacco di porte! Potresti addirittura diventare étoile!»
Jimin sospirò scuotendo il capo, davvero non capiva perché così tanti ballerini e collaboratori della compagnia stessero lasciando tutto per andare in Russia, anzi, per  essere sinceri lo capiva e forse, se avesse avuto meno a cuore la compagnia e Parigi, sarebbe partito anche lui ma lo avrebbe vissuto come un tradimento e questo non lo avrebbe potuto sopportare.

«Lasciamo perdere questo discorso Jimin, nessuno dei due cambierà idea, volevo solo avvisarti perchè sei la persona a cui sono più legato qui e non volevo sparire senza spiegazione» disse Alexandre appoggiando una mano sulla spalla di Jimin che alzò lo sguardo per posarlo su quello triste del suo più caro amico.

«Va bene.. è solo che mi mancherai, il resto dei ballerini rimasti sono odiosi, tutto questo mondo lo è, se solo fossero tutti meno competitivi» sospirò frustrato.
Alexandre sorrise teneramente guardando quel suo strano amico, era proprio per quello che avevano legato fin da subito, perchè era una persona buona.

Jimin e Alexandre si erano conosciuti alla compagnia ed erano diventati amici fin da subito. Ad Alexandre piaceva Jimin perchè non era arrogante e spietato come tutti gli altri ballerini, a lui importava relativamente della fama, gli interessava solo ballare ed era una vera gioia per gli occhi e per l’animo guardarlo mentre si esibiva.
Purtroppo si era ritrovato con i peggiori genitori che un animo buono come il suo avrebbe potuto avere. Quante volte lo aveva sostenuto durante i suoi sfoghi, lui voleva solo ballare, i suoi genitori invece gli imponevano di brillare, di diventare il migliore, senza minimamente ascoltare ciò che Jimin aveva da dire in merito.

Gli dispiaceva davvero lasciarlo solo ma lui non aveva il dono di Jimin, lui non sapeva brillare anche quando tutto andava a rotoli. Jimin era nato per ballare, mentre lui forse no, quindi era stato naturale il suo “scappare” in un Paese con promesse migliori e più stabili, stabilità che da qualche tempo la compagnia del Balletto dell’Opéra di Parigi non dava più.

Si separarono con un abbraccio e la promessa di scriversi il più spesso possibile poi Jimin si diresse verso casa sua, che fortunatamente distava solo qualche minuto da “Le Café Procope”, il caffè che Alexandre aveva scelto per incontrare Jimin.

Durante il breve tragitto verso casa Jimin riuscì a pensare solo a quanto si sarebbe sentito solo d’ora in poi “fortunatamente ho ancora Jin, anche se ora alla compagnia il clima sarà ancora più opprimente” sospirò tristemente sperando di non ricevere altre brutte sorprese e forse, per una volta, il destino avrebbe deciso di accontentarlo, o forse no..
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«Yoongi»
«Yoongi mi ascolti?»
Namjoon posò una mano sul braccio dell’amico che sembrò finalmente dargli qualche attenzione
«Hai sentito quello che ti ho appena detto?»

Yoongi scosse la testa «Scusami Joon, ultimamente ho sempre un sacco di pensieri»
«Questo perchè non fai mai nulla! Però tranquillo, ho trovato qualcosa che può fare al caso tuo, così magari smetterai di stare con il culo sul letto tutto il giorno e, con un po’ di fortuna, diventerai anche famoso»
Yoongi si accigliò per il linguaggio e la poca delicatezza dell’amico «Per fortuna che sei un poeta» borbottò allora.

Namjoon scoppiò a ridere «Io sono un poeta Yoongi, ma tu mi fai esasperare quindi guarda..» gli allungò un volantino un po’ stropicciato che Yoongi prese per osservarlo meglio, in effetti non gli sarebbe dispiaciuto trovare qualcosa da fare, non che i soldi gli mancassero anzi, semplicemente era annoiato, troppo annoiato «..l’ho trovato attaccato ad una vetrina, cercano un pianista per la compagnia dell’Opéra di Parigi, è un ottima opportunità lo sai!» gesticolò esaltato Namjoon, ritrovandosi uno Yoongi non così entusiasta come si sarebbe aspettato «Ho sentito che si trovano in condizioni un po’ decadenti ultimamente»

Namjoon sbuffò sorridendo «Tutto il mondo lo è se non l’avessi notato, dal decadentismo nasce l’arte e questo..» allargò le braccia per indicare l’intera caffetteria Le Café Procope, nido d’arte di alcuni dei migliori poeti decadentisti dell’epoca «..questo ne è l’esempio. Yoongi è un’occasione che non ti si presenterà di nuovo probabilmente, non dico che rimarrai nella compagnia per sempre, ma magari potrebbe essere un buon inizio per una carriera no?»

L’unica risposta che ricevette da Yoongi fu un mugolio, ma Namjoon sapeva che ci avrebbe pensato, non era uno stupido, anche se non era nel suo periodo d’oro lavorare per il Balletto dell’Opéra è porta sempre a vantaggi per qualsiasi persona ci lavori e, solitamente, anche irraggiungibile. Magari sarebbe stato tempo perso e non avrebbero nemmeno considerato un giovane e invisibile compositore come lui, ma tanto valeva provarci non avendo nulla da perdere.

♡♡♡

Eh già, lo ammetto sono una persona parecchio impaziente 😪
Volevo troppo pubblicare almeno il prologo perciò eccoci qui 🥰
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ci si sente al prossimo capitolo!
(Non so bene quando lo pubblicherò, magari per quello aspetterò davvero un po' di più lol)

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