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Un sospiro pesante lasciò le labbra di Jimin.
Ormai era poco più di una settimana che era costretto a letto e sentiva di star lentamente impazzendo.
Lui, così abituato a non passare più tempo del necessario dentro quell'abitazione, abituato a muovere ogni suo muscolo fino al collasso, a ritrovarsi sempre circondato da note musicali che accompagnavano ogni suo passo di danza. Costretto a letto si sentiva morire.

Aveva notato il fratello più sorridente del solito negli ultimi giorni, sempre chiuso nella sua stanza a scrivere, almeno nei momenti in cui non si prendeva cura di lui.
La compagnia aveva chiuso per un paio di settimane, lo spettacolo era stato un successo e la critica gli aveva riservato solo belle parole.
Ma, per quanto ne avrebbe voluto gioire, si era ritrovato a buttare da una parte il giornale in modo quasi sprezzante.

Quella notte di gioia gli era stata portata via senza garbo, per essere sostituita da uno dei ricordi peggiori che aveva, andando ad aggiungersi alla lista infinita di momenti che il patrigno gli aveva rovinato.

Un'altro sospiro.

Oltre alla danza, c'era qualcos'altro che gli mancava, o meglio, qualcuno.
Non vi era stata notte in cui il volto di Yoongi non avesse fatto capolino nei suoi sogni, quasi volesse scacciare gli orripilanti incubi che lo perseguitavano.
Sognava, ad occhi chiusi e aperti, il loro bacio, le emozioni che aveva provato. Le mani del corvino sul suo corpo, stretti in quel caldo e confortante abbraccio, mentre le loro labbra si accarezzavano tra loro.

Aveva impresso ogni secondo di quel bacio a fuoco nella sua mente e faceva in modo di non dimenticarsi nulla, dalla pace che vi era nei suoi pensieri in quel momento, al dolce profumo del pianista, alle carezze amorevoli che gli aveva riservato dopo.
E piangeva, quanto piangeva, quante lacrime aveva versato quelle notti.

Quando il buio calava nella sua stanza e lui desiderava solo ritrovarsi ancora una volta tra le braccia di Yoongi, corpo contro corpo, labbra contro labbra, mentre gli sussurrava confortanti parole, per poi amarsi infinite volte. Si sentiva un po' stupido, migliaia di viaggi mentali e loro si erano scambiati solo un bacio, ma lui aveva visto riflesso le sue stesse emozioni, negli occhi scuri e profondi di Yoongi.

Quella mattina si era svegliato e, dopo aver provato a muovere un po' la caviglia, aveva preso le stampelle, appoggiate vicino al letto, e si era tirato su in piedi.
Una smorfia di dolore misto alla fatica si formò sul suo viso.
Tutto quel tempo disteso nel letto aveva avuto come risultato l'intorpidimento dei suoi muscoli, quindi si concesse qualche secondo per recuperare un po' di stabilità.
Non era ancora guarito completamente, per cui cercava di appoggiare il piede a terra il meno possibile, ma aveva bisogno di muoversi.

Fece qualche passo per la stanza, poi raggiunse l'ampia scrivania, accasciandosi sulla sedia ammirando il panorama.
Era uno dei posti che preferiva della sua stanza.
L'ampia finestra formava una specie di U al contrario, dove da una parte si trovava la scrivania, mentre dall'altro lato vi era un divanetto, dove spesso Jimin si accomodava con un libro e una tazza di the nero.

Frugò tra i vari quaderni e alcuni fogli sparsi in modo quasi nervoso, per poi tirare fuori un piccolo pezzo di carta, accompagnando il suo ritrovo con un leggero sospiro di sollievo. Sapeva bene dove lo aveva nascosto, ma, per qualche motivo, temeva sempre di perderlo.

Rilesse l'indirizzo che vi era stato scritto sopra. La scrittura non era perfetta, anzi, un po' tremolante data l'emozione del momento in cui era stata scritta. Ormai conosceva ogni curva, ogni sbavatura di quelle poche e semplici parole, tante le volte che aveva osservato quel pezzo di carta.
Il suo pensiero volò al fratello, da giorni impegnato nella scrittura e decise di prendere ispirazione da lui.

Agguantó un foglio tra i mille sparsi sopra quella superficie di legno e, dopo essersi assicurato che fosse senza altre scritte, prese una penna e l'inchiostro e cominciò a scrivere.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now