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Quando aprì gli occhi la prima cosa che notò fu l’orario. Il piccolo orologio sopra il comodino segnava le 6 del mattino e quello fu la causa del suo balzo improvviso, che svegliò anche il pianista.
«Cazzo! Yoongi devo andare e-» le labbra morbide del corvino bloccarono quel fiume di parole sul nascere e Jimin rilassò i muscoli che già erano in tensione.
Fu un semplice bacio a stampo, ma quando si separarono il biondo si ritrovò a sorridere dolcemente.

«Buongiorno» sussurrò, prima di piegarsi e recuperare le sue scarpe. La mano del pianista intanto raggiunse il suo retro del suo collo, massaggiando la base dei capelli e facendo sospirare Jimin.
«Sei teso fin dalle prime luci dell’alba, dovresti rilassarti» disse piano, continuando quel movimento che scatenava ondate di brividi sul corpo del biondo.
«Lo so, ma devo scappare a casa sperando che lui non si sia ancora svegliato, in più..» si girò con il volto verso quello di Yoongi con un sorriso smagliante «..oggi si ritorna alla compagnia!» continuò euforico. Dopo aver risolto con il pianista era tornata anche l’eccitazione di poter tornare a ballare e questo fece sorridere il corvino, che si ritrovò ad annuire, per poi alzarsi.
«Permettimi almeno di offrirti un caffè amore mio» sussurrò a qualche centimetro dalla sua bocca, osservando l’espressione buffa di Jimin che ora aveva le labbra schiuse e gli occhi spalancati pieni di sorpresa.
«Ripetilo ancora» chiese piano e Yoongi ridacchiò e decidendo di giocare un po’.
«Che cosa? Caffè?» chiese, venendo Jimin assumere una smorfia imbronciata incredibilmente tenera e sbuffare un “Che stupido” prima di voltarsi.
Fu in quel momento che Yoongi si avvicinò di nuovo e portò le labbra all’altezza del suo orecchio per sussurrare «Amore mio» prima di superarlo per andare verso la cucina, lasciando Jimin impalato, con un sorriso ebete e il cuore pieno d’amore.

L’aria fredda della mattina lo colpì violentemente e lui si ritrovò a stringersi nel cappotto.
Yoongi, dopo una breve lotta, era riuscito a prestargli qualche soldo per una carrozza, così che lui non avrebbe ritardato ulteriormente difatti, dopo averne trovato una, raggiunse casa.
Da fuori sembrava tutto abbastanza silenzioso, perciò prese un bel respiro e aprì il portone, cercando di fare meno rumore possibile.
Dopo aver appoggiato il cappotto si diresse verso la sua camera, notando il salotto vuoto, dove prima vi era il patrigno.
Quando poggiò una mano sulla maniglia una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

«Sei fortunato, è dovuto partire per un viaggio di qualche giorno questa mattina alle quattro»
Si girò con una mano sul petto, mentre il suo cuore stava per scoppiare per quanto veloce stava battendo, notando la figura del fratello sorridere divertita.
«Seokjin.. mi hai fatto paura! Non farlo mai più!» cercò di dire senza alzare troppo la voce per non svegliare sua madre.
Il maggiore invece ridacchiò, prima di entrare nella stanza del minore, seguito da lui, cominciando subito con le domande.
«Allora? Com’è andata?» chiese curioso e Jimin si girò confuso, ma dopo poco sospirò e un timido sorriso si dipinse sul suo viso, mentre iniziava a prepararsi per la lezione di danza.
«Bene» sussurrò e Seokjin fece un verso frustrato, come a chiedere più dettagli.
«S-sono arrivato e lui stava suonando. Quando ha finito mi sono precipitato da lui per chiedergli scusa e gli ho raccontato tutto. Non credevo ci si sentisse così leggeri nel farlo» sorrise, ripensando a quella sensazione che aveva sentito dopo aver finito il suo racconto, come se il peso sulle sue spalle fosse diminuito un poco.
«Gli ho chiesto scusa tante di quelle volte che sarò risultato penoso, però poi lui mi ha detto una cosa..» sussurrò le ultime parole, mentre un sorriso dolce nacque spontaneo al ricordo di quelle parole. Jimin alzò il volto verso quello del fratello «..ha detto che mi ama» concluse la frase e Seokjin si ritrovò a sorridere, per poi andare ad abbracciare il minore.
«Sono così felice per te fratellino» disse accarezzandogli i capelli dolcemente «Ti meriti questa felicità» gli sussurrò e Jimin si rintanò nell’abbraccio confortante del maggiore.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now