9

119 17 13
                                    


Jimin rientrò nell’abitazione con un sorriso sognante.
Sorriso che si spense nell’esatto momento in cui vide il profilo del padre proprio vicino all’entrata.
«Dove sei stato?» pronunciò con un tono apparentemente calmo ma gelido che fece bloccare il biondo sul posto.
«S-sono rimasto alla sala dopo l’orario per p-provare»

Non vide nemmeno arrivare la mano tanto veloce fu il padre a piazzargli uno schiaffo in pieno viso, così forte da fargli girare la testa.
«Non osare mentirmi stupido ragazzino, lo so che non eri alla sala» tuonò guardandolo dall'alto.
«E ti ho detto di smetterla di balbettare o non sei più nemmeno capace di parlare?!»
Jimin abbassò la testa terrorizzato, mentre cercava di trattenere le lacrime il più possibile.

Improvvisamente il padre lo prese per i capelli, costringendo il ragazzo a guardarlo negli occhi e tirando ancora più forte, alla vista delle sue lacrime.
«Ricordati, tu sei solo un mezzo per fare soldi, non vali un cazzo hai capito?! Se osi causarci qualche problema ti posso assicurare che qualche livido sarà l’ultimo dei tuoi problemi..» sputò velenoso, poi un ghigno spaventoso si allargò sul suo viso e continuò
«Chissà se riusciresti a ballare anche su una sedia a rotelle»

Jimin spalancò gli occhi terrorizzato per poi venir sbattuto a terra violentemente quando il padre lasciò la presa sui suoi capelli.
Rimase accovacciato per terra qualche minuto cercando di regolarizzare il respiro ed evitare un attacco di panico.
Aveva subito di peggio di uno schiaffo e di una minaccia come quella, ma ogni volta andava nel panico come la prima.

Si appoggiò al muro e lentamente cercò di tirarsi su in piedi.
Cercava di auto convincersi che il padre non avesse visto dove fosse e con chi.
Non poteva permettergli di arrivare a Yoongi o rischiare che venisse licenziato per qualche motivo.

Con la mente piena di preoccupazioni rivolte al pianista più che a sé stesso, andò fino al bagno per guardare i danni dello schiaffo.
Notò con disgusto che gli aveva fatto sanguinare il naso e gli avesse lasciato un taglio sulla guancia.
“Animale, poteva togliersi gli anelli” pensò cercando di pulirsi.
Gli sarebbe rimasta una piccola cicatrice, niente che non si potesse coprire con un po’ di trucco, come ogni segno che gli lasciava quel mostro.

«No ancora..» sentì un sospiro frustrato provenire dall’entrata del bagno dove era appena apparso il fratello, che ora lo guardava in pena.
«Non ti preoccupare Seokjin, è stato anche buono questa volta» cercò di tranquillizzarlo Jimin, ridacchiando amaramente.
“Riuscire a fare dell’ironia.. devo essere davvero penoso” pensò il ballerino mentre continuava a pulirsi dal sangue.

Seokjin addolcì lo sguardo e si avvicinò prendendo del disinfettante
«Lascia fare a me dai»
Passarono qualche minuto in silenzio mentre Jimin si beava delle dolci premure del fratello, ormai abituato a doverlo aiutare dopo le violenze del padre.
«Oggi, dopo le prove, siamo usciti insieme..» sussurrò Jimin timidamente.

Seokjin spalancò gli occhi e spalancò la bocca formando una piccola “o” per la sorpresa.
Non aveva avuto problemi ad indovinare l’altra persona con cui aveva passato il pomeriggio, ma certo non si aspettava tanta intraprendenza, dal momento che lui non sapeva nemmeno che si fossero parlati.

«Ora finiamo qui poi mi racconti tutto, perchè credo di essermi perso qualcosa» disse impaziente.
Difatti finì di curare la piccola ferita velocemente e poi trascinò il fratello sul letto aspettando che cominciasse a raccontare.

«Allora.. c-ci siamo parlati ieri mattina per la prima volta. A fine lezione il maestro mi aveva concesso un’ora in più per me e io gli ho chiesto di rimanere, così potevo ballare con della musica e non sono immaginando la melodia-»

«Si immagino fosse quello il principale motivo ovviamente» lo interruppe Seokjin ridacchiando e guadagnandosi così un occhiataccia da parte di Jimin.
«Comunque.. ho ballato e sai come sono quando ballo, non sento niente e nessuno» il fratello annuì senza proferire parola, lasciando il ballerino continuare il discorso.
«Gli ho chiesto di suonare qualcosa per me e.. Jinnie dovevi sentire che magia» esclamò Jimin con gli occhi sognanti, stringendo un cuscino, mentre ricordava quel momento.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now