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La cena, come al solito, fu noiosa e imbarazzante. 
Il copione era sempre lo stesso. 
I suoi genitori che tentavano in ogni modo di ingraziarsi la famiglia della ragazza, o in quel caso delle ragazze, mentre i rispettivi figli sedevano in silenzio, accennando qualche parola solo se interpellati.
La sorpresa di quella sera però fu, appunto, la presenza di due giovani donne, sorelle, perciò Jimin capì subito stessero cercando una “sistemazione” anche per lui.
Questo fece ritornare la rabbia che aveva lasciato da parte quel tempo passato tra e braccia di Yoongi. 

“Ora anche questo vogliono controllare” aveva pensato, lanciando un’occhiata infuocata verso i suoi genitori, nel momento in cui arrivarono nel lussuoso ristorante in cui si stava tenendo quella ridicola cena.
Un po’ gli dispiaceva per le due ragazze. La loro bellezza era superiore a molte altre donne che aveva visto e certo qualcuno l’avrebbe apprezzata, ma i due fratelli, purtroppo, non erano tra quelli.
Erano rimasti piacevolmente sorpresi di scoprire che, almeno, non fossero le solite stupide viziate, anzi, quelle poche volte che avevano pronunciato parola, entrambe erano sembrate molto intelligenti. 
Tanto che, verso la fine della cena, si erano ritrovati tutti e quattro a conversare tranquillamente cercando di rendere quell’atmosfera meno pesante, dal momento che erano costretti in quel posto.

I genitori dei due fratelli interpretarono positivamente quelle interazioni fra loro volendo organizzare un appuntamento. Perciò fu deciso di farli incontrare nuovamente, da soli però, il pomeriggio dopo.
Potreste andare al parco che frequenta sempre mio figlio Seokjin» propose il padre fingendo un sorriso, mentre il maggiore spalancò leggermente gli occhi.
«No!» urlò nel panico. Chiunque vi fosse dietro quelle dolci lettere non voleva lo vedesse in compagnia di altre persone. Non sapeva per quale motivo, ma sentiva come se quel posto fosse diventato il loro angolo privato. Non voleva portarci nessuno, ma quando il padre assottigliò lo sguardo, guardandolo confuso e adirato per quel rifiuto, iniziò a balbettare alla ricerca di una scusa.
«N-non possiamo.. h-hanno predetto pioggia per domani q-quindi..» cercò di risultare convincente, quando, per sua fortuna, anche una delle sorelle intervenì, salvandolo a sua insaputa.
«Aggiungo signore che io sono molto sensibile al polline dei fiori e non mi sembra il caso di passare il pomeriggio in un parco» disse, guardando l’uomo che tornò al suo falso sorriso di prima.
«Oh non ti preoccupare mia cara. Allora potreste andare al Café Procope, mio figlio Jimin lo frequentava spesso prima dell’incidente» disse, questa volta lanciando uno sguardo ad entrambi i figli, non ammettendo negazioni.
Le due sorelle, invece, sorrisero cortesemente, accettando l’invito, per poi dirigersi verso la carrozza insieme ai loro genitori.

Jimin, quando aveva sentito il nome del posto, si era congelato sul posto.
In parte era spaventato da cosa suo padre avesse saputo di quelle sue solite visite al Café, ricordandosi come lo aveva schiaffeggiato quella volta dopo essere uscito con Yoongi.
In parte aveva paura di incontrare il pianista. Cosa avrebbe pensato a vederlo in compagnia di due donne? La presenza di suo fratello l’avrebbe potuta facilmente spiegare, ma loro? 
“Oh no, non preoccuparti Yoongi, una di loro sarà solo mia moglie in un futuro senza via d’uscita” pensò, scuotendo la testa capendo quanto fosse pessima come idea.
L’unica cosa che gli rimase fu sperare di non incontrarlo e riuscire a liberarsi al più presto di quella situazione. Il suo patrigno voleva incastrare anche lui ma non ci sarebbe riuscito e nemmeno lo avrebbe fatto con Seokjin, glielo aveva promesso dopotutto.

All’arrivo a casa l’aria era estremamente tesa, ma, per fortuna, entrambi furono graziati da qualsiasi scatto d’ira del padre, dal momento che, appena rientrati, il maggiordomo lo informò di alcune lettere urgenti, tanto da essere state consegnate la sera.
Il patrigno corrucciò lo sguardo e si diresse verso il suo ufficio, ma prima si girò verso i due fratelli, guardandoli minacciosamente.
«Domani comportatevi bene all’appuntamento, altrimenti saranno guai..» disse con tono basso e portando una mano sulla sua cintura «..per entrambi» concluse con un ghigno, facendo rabbrividire i ragazzi, che annuirono, per poi scappare nelle loro camere.
Prima di entrare però, Jimin si avvicinò a Seokjin che, dal momento in cui era stato minacciato, aveva iniziato a respirare affannosamente. Gli prese il viso tra le mani, portando i loro occhi ad incatenarsi e notando il puro terrore in quelli del maggiore.
«Jinnie ehi.. non ti preoccupare Jinnie okay? Non ti farà nulla di male, non finché ci sarò io con te capito?»
«Mi ha m-minacciato, h-ha minacciato e-entrambi e-e..» il maggiore cominciò a balbettare nervosamente, facendosi inglobare dal panico sempre di più.
«Sssh, Jinnie calmati ora» sussurrò dolcemente, portando la testa di Seokjin sulla sua spalla e cominciando ad accarezzare i suoi capelli e la sua schiena in modo lento, cercando di tranquillizzarlo. Era spaventato anche lui, ma era più comune alle minacce del patrigno, mentre Seokjin non ne aveva mai ricevute, o almeno, non così esplicite.

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