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Seokjin poteva giurare di non aver mai visto un’espressione tanto vuota sul viso del fratello. Non vi erano emozioni e, allo stesso tempo, il profondo sconforto che ti prendeva solo a stargli vicino sembrava opprimerti il cuore.
Non pronunciò parola per il resto del pomeriggio, lasciò solo qualche sorriso di circostanza, giusto per non indisporre nè Juliette nè Sofie, ma la sua poca partecipazione parlava da sé.

Quando uscirono la situazione non migliorò. Jimin vagava con lo sguardo perso e la testa altrove, mentre Seokjin cercava di limitare i danni.
«Allora noi andiamo, grazie per questo pomeriggio, è stato davvero piacevole» pronunciò Sofie, lanciando un’occhiata alla sorella, indecisa se salutare o meno Jimin.
«Anche per noi, mi.. mi dispiace per Jimin, credo non si sia sentito molto bene» rispose Seokjin, ridacchiando nervoso, ma cercando di sembrare convincente.
«Immagino» rispose in un sussurro la maggiore, osservando la sorella dirigersi verso il biondo.

«Jimin?» lo chiamò piano Juliette, non sentendo però arrivare nessuna risposta.
Appoggiò delicatamente una mano sulla sua spalla e fu allora che Jimin scattò, spaventando la ragazza.
«S-scusami.. volevo salutarti e ringraziarti per la compagnia» disse titubante, abbassando lo sguardo.
Jimin la guardò dispiaciuto, per poi addolcire lo sguardo e prenderle una mano tra le sue.
«No scusami tu, non volevo spaventarti. Mi dispiace non essere stato particolarmente di compagnia..» rispose, non aveva intenzione di spiegarle il motivo di tale comportamento, ma non aveva nemmeno le forze di trovare una scusa convincente, perciò optò per lasciare la frase in sospeso, sperando solo di poter andare a casa il più presto possibile.
La ragazza lo guardò in silenzio per qualche secondo, avrebbe voluto sapere il perchè di quel cambio repentino di umore, ma dopo aver osservato nuovamente lo sguardo del ballerino perdersi in chissà quali pensieri, sospirò sconsolata e si allontanò dopo un breve inchino.

I due fratelli si ritrovarono di nuovo sulla carrozza avvolti da un pesante silenzio. Seokjin sperava solo che il loro patrigno non venisse a sapere nulla di ciò che era successo o che almeno le sue scuse fossero state convincenti, mentre tutto ciò che riusciva a pensare Jimin era lo sguardo deluso di Yoongi mentre si allontanava.
Arrivati a casa scoprirono che i loro genitori non sarebbero stati presenti a cena e fu una lieta notizia per entrambi.
«Jiminie..» lo chiamò piano Seokjin, appoggiandogli una mano sulla spalla «..ti va di fare un bagno?» chiese addolcendo il tono e guardandolo. Vedeva la profonda sofferenza dietro quell’espressione assente e voleva capire cosa fosse successo.
Pur essendo molto stanco, Jimin annuì comunque, raggiungendo il bagno con il maggiore, immergendosi insieme dopo averlo fatto preparare.

Non vi era imbarazzo o malizia alcuna tra i due, abituati fin da bambini. Il bagno insieme era come un momento solo per loro, dove non rischiavano di venir disturbati. Molti discorsi privati e confessioni si erano fatti l’un l’altro durante uno di essi.
Era ciò che cercava di fare Seokjin in quel momento. Prese la saponetta e cominciò a passarla piano sulle spalle del fratello, che ancora non aveva pronunciato una parola.
Rimasero in silenzio per diverso tempo, solo il rumore dell’acqua e dei loro respiri a riempire la stanza.

«Ci ha visti..» sussurrò Jimin di punto in bianco, bloccando Seokjin per qualche secondo.
«Chi Jiminie?» chiese, cominciando a massaggiare piano i capelli del ballerino, sperando che facendolo rilassare le parole uscissero con più facilità.
«Yoongi.. ci ha visti al Café e si è arrabbiato» rispose e un singhiozzo scosse il suo corpo, che ora pareva più fragile che mai.
«S-si è arrabbiato perchè ieri sono andato da lui a piangere prima della cena e-e siamo stati insieme.. p-poi mi ha visto ridere con quella e-e lei aveva la sua mano sul mio petto..i-io volevo spostargliela m-ma avevo p-paura che poi avrebbe detto qualcosa che avrebbe fatto adirare nostro padre..» interruppe il discorso per scoppiare a piangere, non riuscendo più a trattenere quel fiume di lacrime che tratteneva da un po’.
Si rannicchiò su se stesso, mentre il maggiore portò le sue braccia intorno alla sua vita e appoggiò la testa alla sua schiena, lasciando qualche carezza sperando di calmare così il minore.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now