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«Amore devo andare» sussurrò Jimin posando un bacio leggero tra i capelli corvini di Yoongi, comodamente appoggiato al suo petto.
In risposta ricevette solo un mugolio contrariato, mentre le braccia del pianista si chiudevano intorno al suo corpo facendolo ridacchiare.
«Amo la tua risata» sussurrò improvvisamente Yoongi alzando il viso e notando come le guance di Jimin si sfumarono di rosso per quel complimento inaspettato.
«Dai Yoongi devo andare davvero, è tardi» ripetè imbarazzato, forzando il corvino ad alzarsi con uno sbuffo rumoroso, che fece ridacchiare di nuovo Jimin per il broncio infantile e tenero del corvino.

Si rivestì velocemente, per poi sporgersi di nuovo verso il letto e catturare la dolci labbra del suo amato in un ultimo bacio.
Yoongi sorrise sulle sue labbra prima di ricambiare. Avrebbe baciato Jimin ogni giorno, ogni ora senza stancarsi. Non sapeva che potere avesse quel ragazzo su di lui, ma gli piaceva e non desiderava altro nella sua vita se non averlo accanto per sempre.

Si staccarono poco dopo e Yoongi accompagnò il biondo alla porta.
«Ci vediamo domani alla compagnia» disse e Jimin annuì.
«Domani pomeriggio abbiamo un appuntamento con Juliette e Sofiè, non so se potremo vederci» il tono dispiaciuto di Jimin fece sorridere Yoongi, che gli accarezzò i capelli dolcemente.
«Non ti preoccupare, se siete al Café Procope faremo casualmente una visita» rispose e il biondo rise per quel “casualmente”, prima di stringere piano la mano del corvino con la sua e poi uscire, dirigendosi a casa di Namjoon.

Fortunatamente le due abitazioni non distavano molto e difatti poco dopo si trovò a suonare il campanello di quella grande casa attendendo risposta.
La porta si aprì leggermente e lui entrò, notando Seokjin e Namjoon avvinghiati tra loro a ridere e scambiarsi dolci baci.
«Oh Jiminie!» esclamò Seokjin «A-arrivo.. dai Joonie basta c’è J-Jimin» cercò di dire tra le risate e qualche altro bacio rubato da quello scrittore, così perdutamente innamorato di lui.

Jimin ridacchiò per la tenerezza di quella scena «Se vuoi ti aspetto fuori» disse, vedendo Seokjin scuotere la testa per poi girarsi completamente verso Namjoon e baciarlo una volta per tutte prendendogli il viso tra le mani, facendosi avvolgere dalle sue braccia.
Dopo qualche secondo si separarono e Namjoon appoggiò la fronte contro quella di Seokjin prima di sussurrare «Ti amo» e sentirlo rispondere un timido «Anch’io» prima di staccarsi, così che potesse tornare a casa.

Quando finalmente si trovarono entrambi sulla via di casa ampi sorrisi non abbandonavano i loro visi. Non parlarono molto, almeno finchè non salirono sulla carrozza che li avrebbe portati a casa. In quel momento il sorriso di Jimin si spense, ricordandosi di una cosa di cui avrebbe voluto parlare con Seokjin.
«Jinnie..» sussurrò attirando l'attenzione del maggiore «..stavo pensando che potremmo scappare davvero questa volta» continuò, alzando lo sguardo verso il fratello, che rimase in silenzio ascoltando la proposta del minore.
«V-visto che ora abbiamo Yoongi e Namjoon potremo davvero farlo.. perchè non ne parliamo con loro?» Jimin era nervoso, erano giorni che ci pensava. Sia Yoongi che Namjoon erano persone facoltose, non avrebbero avuto problemi per mangiare o altro e loro avrebbero potuto trovare un lavoro con il tempo, ovunque avrebbero deciso di stabilirsi.
Non voleva certo sfruttare il loro capitale, ma uno dei motivi per cui avevano sempre ritardato la loro fuga era perchè non avrebbero avuto soldi, dal momento che nessuno dei due aveva conoscenze o altro che avrebbero permesso loro di sopravvivere anche senza i genitori.

Seokjin sembrò capire il pensiero di Jimin e infatti sorrise teneramente, prendergli la mano e stringendola fra le sue.
«Gliene parleremo okay? Questa volta ce la faremo» rispose solo e Jimin gli sorrise per la fiducia che riusciva a infondergli, rimanendo poi in silenzio per tutto il resto del viaggio.
Arrivarono a casa poco prima dell’orario di cena. La madre era impegnata in una conversazione animata con una cameriera che aveva osato sbagliare chissà cosa e il padre non era presente. Sarebbe tornato fra due giorni, dal momento che un’altro viaggio di lavoro lo aveva costretto fuori città.
La sera si concluse tranquillamente, con i tre abitanti della casa chiusi ognuno nelle rispettive camere, dove uno per uno cadevano tra le braccia di Morfeo.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now