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«Cazzo cazzo cazzo, non può essere..»
Tirò un pugno contro il muro che si trovava di fianco a lui estremamente frustrato, cercando in ogni modo di scaricare l'ansia e il panico che stavano prendendo possesso del suo corpo.
Si era slogato una caviglia durante l'ultimo passo del suo assolo.
Fortunatamente esso consisteva in una caduta, che doveva rimanere teatrale, ma si era fatto sopraffare, per qualche secondo di troppo, dalle emozioni e aveva appoggiato male il piede, causando una caduta vera, che aveva avuto come conseguenza un terribile dolore.

Aveva stretto i denti e si era rialzato accogliendo gli applausi del pubblico, in visibilio per l'esibizione.
«Splendide doti recitative» aveva udito dal pubblico, mentre lui tratteneva le lacrime dal dolore, desiderando che quelle fosse solo un'ottima recitazione e non vero malessere.
Appena ne aveva avuto l'occasione era scappato dietro le quinte e si era accasciato nel primo spazio libero che aveva trovato.

Così lo aveva trovato il suo maestro, accorso notando il malessere nel volto del suo miglior ballerino, seduto per terra, mentre stringeva i denti e le lacrime solcavano il suo volto.
Lo aveva medicato come poteva, facendo portare del ghiaccio, per poi portarlo nel suo camerino e farlo riposare.

Jimin sprofondò nella poltrona su cui era seduto, attento a non far cadere il ghiaccio, quando sentì qualcuno bussare alla porta e subito cominciò a tremare.
«C-chi è?» chiese, cercando di non ricominciare a piangere.
«Jimin? Sono Yoongi, posso entrare?» si sentì rispondere e, all'udire la voce del pianista, rilassò i muscoli e sorrise grato quando vide la sua figura entrare, dopo aver ricevuto il consenso del ballerino.

«Come stai? Cos'è successo?» attaccò subito con le domande Yoongi.
La preoccupazione traspariva dalle sue parole e dai suoi occhi.
Aveva osservato il ballerino mentre riceveva gli elogi dal pubblico e aveva notato subito che qualcosa non andava.
Sul suo viso una smorfia misto tra il dolore e un falso sorriso, così da non destare sospetti e il fatto che portasse il peso su una sola gamba, cercando di non poggiare l'altra.
Voleva correre da Jimin nell'esatto momento in cui l'aveva visto sparire dietro il tendone, ma fu bloccato da alcuni colleghi dell'orchestra che ci tenevano a complimentarsi con lui.
Li aveva liquidati velocemente, cercando di essere il più gentile possibile, mentre il suo corpo fremeva per andare dal ballerino e accertarsi delle sue condizioni.

«Non ti preoccupare.. sono stato incauto e mi sono fatto male, ma non è nien-» non riuscì a finire la frase perché si ritrovò avvolto dalle braccia del pianista.
Dal momento che aveva visto Yoongi così preoccupato aveva tentato di reprimere le lacrime, che minacciavano prepotentemente di uscire.
Non voleva che si preoccupasse per lui, non gli piaceva vedere quell'espressione in pena sul viso del ragazzo.

Ma quando sentì il calore del corpo del corvino diffondersi in lui, non riuscì più a trattenere quel dolore che si teneva dentro.
Non era solo dolore fisico, anzi, quello era una minima parte a confronto. La sua mente era il problema, le sue paure, le sue ansie.
Sentiva una tale pressione nel cuore, dovuta alla paura che aveva del padre e di ciò che, era certo, sarebbe accaduto nel momento in cui avrebbe scoperto dell'incidente.
Era terrorizzato e tra le braccia del pianista si lasciò andare. Non gli importava di risultare infantile, in quel momento la sua testa gli stava presentando gli scenari più spaventosi a cui potesse pensare.

Yoongi si sentì morire quando il ballerino cominciò quel pianto disperato. Capì che non si trattasse solo della caviglia, c'era molto altro e lui si sentiva impotente verso quel dolore.
Cercò di calmare il ragazzo con dolci carezze sulla schiena e sulla testa, cercando di cullarlo in modo che smettesse di piangere.
Sembrò funzionare all'inizio, ma quando gli prese il viso tra le mani per dirgli qualche parola di conforto, Jimin sembrò sul punto di ricominciare quel fiume di lacrime.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now