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Non era sicuro fosse possibile, ma quella mattina si svegliò già stanco.
I suoi occhi continuavano a vagare per il soffitto, mentre rilasciava qualche sospiro di tanto in tanto.
Passò qualche minuto prima che si decise ad alzarsi, costretto dallo stomaco che reclamava cibo, non avendo mangiato nulla dalla sera precedente.
Si sistemò per risultare almeno presentabile, poi, con la sua svolazzante vestaglia, scese le scale, dirigendosi nella sala pranzo.
Notò con stupore la figura di Jimin, già seduta a tavola.

«Buongiorno» disse educato, sedendosi e sperando in una colazione veloce e silenziosa, come al solito. Ma quella mattina nulla sembrava andare per il verso giusto.
«Buongiorno Seokjin, questa sera siamo stati invitati a cena dalla famiglia di Sofie, ti ricordi di lei, vero?» disse tutto d’un fiato la madre, osservando la reazione del figlio.
In risposta il ragazzo mugugnò, abituato a queste cene, il cui unico scopo era quello di trovargli una moglie.

«Vagamente» rispose sincero, facendo accigliare la madre per la sua incuranza.
«Bene, spero che la cena di questa sera ti serva a farti tornare alla mente che ragazza squisita sia» disse fredda, con una punta di nervosismo nella voce e Seokjin decise solamente di annuire, finendo poi di mangiare silenziosamente.

Quando tornò nella sua stanza sospirò, accomodandosi di fronte alla grande specchiera e rimanendo semplicemente a fissare il suo riflesso, almeno finchè non sentì qualcuno bussare alla porta, seguita dalla voce leggera del fratello, che chiedeva di entrare.
Seokjin andò ad aprirgli la porta, per poi aiutarlo ad accomodarsi sul divanetto che aveva nella stanza.

«Jinnie.. come stai?» chiese dopo un po’ Jimin, preoccupato per l’espressione stanca del maggiore.
«Bene, Jimin non ti devi sempre preoccupare per me lo sai» rispose, cercando di usare un tono gentile, ma fallendo miseramente. Il suo umore era più nero del cielo notturno e lui avrebbe voluto solo dormire tutto il giorno.
«Lo.. lo so. Solo che ti vedo stanco e poi questa cena..»
«La odio, come ogni maledetta cena a cui mi costringono a partecipare. Ma, come ogni volta, ci andrò, spargerò qualche sorriso di circostanza e, se sarò fortunato, finirà tutto in fretta» disse tutto d’un fiato, sfogando un po’ della rabbia che stava crescendo dentro di lui, al solo pensiero della pessima serata che avrebbe dovuto passare.

Jimin lo guardò triste, gli dispiaceva molto per il fratello e sapeva quanto fastidio gli provocassero quelle cene.
«Perchè non vai un po’ al parco.. magari ti rilassi» propose, sentendolo poi  sussurrare sovrappensiero «E se non mi avesse risposto?» forse credendo di non essere sentito.

«Chi ti dovrebbe rispondere?» chiese confuso Jimin, notando Seokjin arrossire vistosamente e allarmarsi, coprendosi la bocca con la mano.
«I-io.. hai sentito male» disse nervoso, ridacchiando leggermente, ma Jimin conosceva il fratello come le sue tasche, in più non era particolarmente bravo a nascondere le cose.

«Mh, no non credo. Jinnie cosa mi nascondi? In effetti..» disse, portandosi una mano sotto il mento, come se riflettesse su chissà cosa «..ti ho visto parecchio allegro questi ultimi giorni» finì la frase con un sorrisetto furbo Jimin, osservando il fratello andare nel panico.

«P-perché..» Seokjin sospirò pesantemente, abbassando la testa e rimanendo in silenzio a torturarsi le mani.
«H-ho ricevuto una lettera..» sussurrò, tanto che Jimin dovette sforzarsi di sentire quelle poche parole, ma quando le udì il suo sorriso si allargò.
«Davvero? Da parte di chi?» chiese impaziente.
«Non.. non lo so, era anonima, o meglio, c’era solo una “N.” ad indicare il nome del mittente» rispose.

Sentiva una sorta di vergogna a parlarne. In effetti sapeva che sarebbe potuto essere un comportamento relativamente pericoloso, non sapendo chi ci fosse dall’altra parte di quelle belle parole, ma la sua curiosità aveva avuto la meglio.
Jimin, dal canto suo, era semplicemente confuso e forse anche un po’ sorpreso di un comportamento così “fuori dagli schemi” per il fratello.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now