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Restarono in quella posizione giusto qualche minuto, anche se a loro sembrò un'eternità. Giusto il tempo che Yoongi smettesse di piangere, alzandosi poi bruscamente, mortificato per la figura tanto penosa che aveva fatto.

Jimin non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo, che Yoongi era già scappato. Fu un secondo e si alzò anche lui di scatto per seguirlo, ma il pianista se n'era già andato.

Era scioccato da ció che era appena accaduto, mille emozioni si scatenavano dentro di lui.
Per tutta la vita si era sentito solo, nascosto dietro le sue mille maschere che portava durante la quotidianità. Talmente tante che Jimin alle volte si chiedeva chi fosse davvero lui, quale fosse il suo vero io.

L'unico momento dove lo si poteva osservare era mentre ballava, non con un'opera imposta da qualcun'altro, ma seguendo il cuore, accompagnato dalle sue melodie preferite.

Il suo vero io era talmente fragile che anche Jimin tentava di nasconderlo il più possibile, una emozione troppo forte, un pensiero troppo doloroso e la sua mente sarebbe collassata. Aveva bisogno di qualcuno che stesse al suo fianco a prendersi cura di lui, ma si era inevitabilmente trovato ad essere lui a dover sostenere qualcun'altro, mettendo da parte il suo dolore man mano e sperando solo di non arrivare mai al limite.

Non capiva cosa fosse successo in quella sala.
Semplicemente con Yoongi aveva sentito di poter mettere da parte quella maschera, di poter liberare un poco di quel macigno che sentiva sulle spalle.

Forse anche il pianista stesso lo aveva fatto, o almeno così Jimin pensava, perchè un'emozione tanto forte non la potevi mostrare a chiunque, un'emozione così la si deve capire e se non la si prova risultererá difficile.

Ci fu solo un'altra persona, nella sua vita, con cui provò una connessione simile, ma venne allontanato da Jimin stesso, troppo spaventato dalle sue stesse emozioni, ma non avrebbe rinunciato di nuovo alla possibilità di essere felice.

«Mi dispiace Taehyung, ti prometto che questa volta sarà diverso. Questa volta voglio davvero provare ad essere felice» sussurrò con uno sguardo perso e un triste sorriso al solo pensare a quel ragazzo.

Un soffio di vento più fresco del solito scatenò un brivido nel ballerino, che solo allora si accorse di trovarsi ancora fuori dall'edificio, vestito con gli abiti da allenamento e con molti occhi curiosi a posarsi sulla sua figura.

Imbarazzato tornò dentro a cambiarsi, constatando che la sua ora disponibile fosse finita da poco, stupendosi dal momento che a lui pareva fosse passato molto più tempo, tante erano le cose successe in soli 60 minuti.

Così, con la testa piena di pensieri su Yoongi e ricordi di Taehyung, si avviò verso casa, sperando anche che i suoi genitori non fossero presenti per tutta la sera come il giorno prima.

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Corse, non badando agli sguardi straniti delle persone circostanti, fino ad arrivare alla casa del suo caro amico Namjoon, per poi entrare senza molte cerimonie, tanto la poteva considerare come una seconda casa per tutte le volte in cui ci era stato.

«Buon pomeriggio anche a te» disse il poeta, leggermente accigliato dall'entrata brusca e dall'aspetto trafelato dell'amico.
Yoongi lo guardò storto per poi andare nel salone e sedersi pesantemente su una delle tante poltrone presenti.

Ci fu qualche momento di silenzio in cui Namjoon aspettò pazientemente che il pianista cominciasse a raccontare cosa fosse accaduto, abituato a non dover fare troppe pressioni con lui.

Era una persona molto riservata e, anche se i due si conoscevano da una vita, vi erano cose di cui Yoongi faticava a parlare anche con lui, per cui aveva imparato a dovergli dare il suo tempo e le parole sarebbero venute fuori da sole.

Nous SeronsWhere stories live. Discover now