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Dopo essere salito sulla carrozza, Jimin si era appisolato immediatamente.
Seokjin aveva fatto sorriso a quella visione tenera, anche se immaginava, divertito, il motivo di tale stanchezza.
Purtroppo però, il viaggio non era lungo abbastanza da concedere molto riposo al biondo, che venne svegliato dopo poco.
Si fece aiutare dal fratello per raggiungere la stanza da letto e riprendere il suo sonno.

Non si sentiva solo stanco fisicamente, ma anche mentalmente.
Nulla però aveva a che fare con quelle ore passate tra le braccia di Yoongi, anzi, non credeva di aver mai vissuto momenti più felici di quelli.
Al momento della loro separazione, però, gli era piombata addosso la consapevolezza di dover tornare alla vita reale.
Una vita dove quelle visite non gli sarebbero state concesse facilmente, almeno finchè la sua caviglia non si fosse ripresa, dove si trovava a guardarsi le spalle costantemente, perché non avrebbe permesso a nessuno di scoprire ciò che viveva con il pianista. Lo avrebbe protetto soprattutto dal patrigno, dai suoi sporchi giochi e dalle sue minacce.

Perciò aveva intimato a Yoongi di non scrivergli troppo spesso, per fare in modo che a quell’uomo non sorgessero sospetti, aspettando impazientemente il giorno in cui avrebbero ripreso a vedersi regolarmente, grazie alle prove della compagnia.
Aveva promesso di andare da lui ogni volta ne avesse avuto l’occasione e Yoongi aveva scacciato ogni traccia di delusione nei suoi occhi.

«Questa volta non sparirò» gli aveva sussurrato prima di andare, intrecciando le loro dita e catturandolo in un ultimo tenero bacio, come a suggellare quella promessa.
Cercando di non scoppiare a piangere aveva ripiegato sul dormire, sperando di alleviare  il dolore almeno in parte.

L’aveva capito Seokjin che, dopo averlo accompagnato in stanza, gli aveva chiuso le tende, rendendo la stanza più buia, così da farlo riposare tranquillamente.
Lui invece era triste, o meglio deluso, per un’altro motivo.

Non c’era, l’anonimo scrittore non gli aveva lasciato nessuna lettera nemmeno quel giorno.
“Forse attendeva una mia risposta?” si domandò pensieroso, sperando che dopo oggi avrebbe ricominciato a lasciargli dolci parole su carta.

Aveva, finalmente, trovato qualcosa da scrivere. Si era scervellato per giorni, capendo che non fosse così facile come lo facevano credere nei libri, soprattutto se non si è a conoscenza dell’identità della persona che avrebbe letto quelle parole.
Alla fine, però, era riuscito a completare quella lettera al meglio, aggiungendo qualche spruzzata del suo profumo preferito, come aveva aveva suggerito qualche stupida rivista della sua matrigna, consultata più per disperazione che per reale interesse.

Sperava davvero di ricevere una risposta. Era una situazione nuova, un po’ surreale e romantica in qualche modo, un mix perfetto per solleticare la curiosità di una persona solitamente sola e dalla vita noiosa, come lui.
Decise di coricarsi, tutti quei dubbi gli avevano fatto attorcigliare lo stomaco e non sarebbe stato in grado di ingurgitare nemmeno un chicco d’uva.

In un’altra casa, in un’altra zona di Parigi, c’era qualcun altro dallo stomaco attorcigliato per le emozioni ma che, al contrario di Seokjin, era più sveglio che mai.
La prima e ultima volta che Namjoon aveva lasciato una lettera per il ragazzo, era tornato il giorno dopo, notando che fosse sparita e aveva deciso che gliene avrebbe lasciate altre.
Ma il destino, a quanto pare, era di un parere differente, dal momento che non aveva più avuto la possibilità di visitare quel parco dopo quel giorno.
Improvvisamente la sua famiglia si era ricordata della sua esistenza, quindi si era ritrovato a partire per qualche giorno per dirigersi nelle campagne fuori città, dove vivevano i suoi genitori.

Una zona meravigliosa, avevano comprato quella terra per evadere dal caos di Parigi, prendendo un’enorme villa, contornata da ettari di prato, che confinava con un boschetto, anch’esso di loro proprietà.
In quei giorni certo non si era dimenticato dello splendido ragazzo sotto il salice.
Aveva scritto tanto di lui, appoggiato ad un grande albero che si trovava nella piccola radura al centro di quel bosco. Un posto incredibilmente pacifico, che gli ricordava tanto la situazione in cui aveva osservato Seokjin. Ogni tanto se lo immaginava come una ninfa del lago, tanto bello quanto solo.

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