Capitolo 7

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Non ci posso ancora credere, sono così arrabbiata che potrei incenerire una foresta intera, ok forse non sarebbe un’idea geniale poi chi lo sente Nial. Sto ancora correndo per il castello cercando di schiarirmi le idee, ma non so dove andare, so solo che devo sparire da qui o rischio di distruggere qualcosa, sento come se le pareti del castello si richiudessero su di me, mi sento soffocare sempre più, mi sento in trappola.
Senza aspettare oltre scappo, corro verso le stalle e non trovando il mio amico Trevor decido di prendere Luna senza il suo permesso, voglio andarmene prima possibile, non posso aspettarlo.
<Ora andiamo a farci un giro, che dici Luna?> non perdo nemmeno tempo a sellarla che salgo in groppa con Aster e Pixel e inizio a correre, verso il bosco sempre più in dentro, fino a quando il castello non è un lontano ricordo. Corro fino a quando non sento gli occhi e la gola bruciare, nonostante il vento mi graffia la pelle continuo a correre perché è l'unica cosa che al momento mi fa sentire libera.
Non so per quanto ho corso, ma mi ritrovo ai confini del regno. Un enorme distesa gialla di grano si estende a perdita d'occhio e la tranquillità di questo posto, mi fa dimenticare tutta la rabbia che provo, mi dà una tale serenità che non mi innervosisco nemmeno per il pugnale che fermo a tre centimetri dalla mia faccia.
<Almeno ora so che un attacco a sorpresa del genere non potrebbe ferirti> ghigna una voce che conosco bene come le mie tasche.
Un ragazzo alto vestito con dei pantaloni neri e una camicia bianca scende dall'albero e si avvicina, i suoi capelli neri si scompigliano con questa leggera brezza, mentre i suoi occhi continuano a fissarmi e per quanto vorrei incontrare gli occhi smeraldo del mio ragazzo, incontro un paio di orbite nere capaci di risucchiarti l'anima.
Sebastian, ex principe delle tenebre e di Ombra, che tutti credono scappato dopo la grande guerra. Chissà come reagirebbero a sapere che si nasconde a qualche ora a cavallo dal castello. James, Shin e mio padre probabilmente andrebbero fuori di testa.
<Da cosa stavi scappando, principessa?> chiede facendomi il baciamano, ma prima che le sue labbra tocchino la mia pelle, stacco la mia mano dalla sua.
<Non stavo scappando da niente. Ho solo pensato di fare un giro a cavallo e sono capitata qui> gli rispondo e in effetti è una mezza verità perché non sapevo dove andare ho continuato a correre alla ceca e sono finita per caso qui.
<Allora è il destino, che ti dice che devi stare al mio fianco> sorride avvicinandosi
<Se non mi sbaglio poco fa hai tentato di uccidermi con un pugnale> gli ricordo del suo caloroso benvenuto di nemmeno tre minuti fa <Se fosse opera del destino vuol dire che sta cercando un modo per farmi fuori>
<Sciocchezze, figurati se permettevo a quel pugnale di colpirti sapevo che lo avresti fermato> mi risponde serio <Sai che non farei niente per metterti in pericolo>
Un sospiro stanco esce dalle mie labbra <Lo so> nonostante tutto quello che ha fatto, so che è sincero, qualche settimana dopo che è fuggito dalla prigione lo sono andato a cercare e l'ho trovato nella foresta, al tempo non era conciato granché bene.

Era passata a mala pena una settimana dalla clamorosa fuga di Sebastian dalle segrete, le guardie non hanno fatto che scusarsi per più di un’ora e mio padre, per quanto gioisse nel vederle così mortificate, si era stancato di sentirli e li aveva mandati in giro per il Paese alla ricerca del fuggitivo. Peccato, o per fortuna, dopo una settimana non si avevano più sue notizie.
Shin e James non facevano che stare in giro fino all’alba per cercarlo e iniziavo a preoccuparmi per la loro salute, così decisi di iniziarlo a cercare anche io, non che fino a quel momento non lo avessi fatto, disobbedendo ovviamente agli ordini di quasi tutto il castello, ma diciamo che mi sentivo più motivata al momento. E non ci misi nemmeno molto a individuarlo.
Una enorme distesa verde si espande davanti ai miei occhi, riconosco questo posto è stato nei miei sogni per molto tempo.
<Non dovresti andare in giro da sola principessa> ed eccolo proprio dietro di me.
<Bè se voglio evitare che finisci in prigione, credo sia l’unica soluzione, visto che tutta Emerald ti vuole vedere dietro le sbarre> dichiaro girandomi.
<Vorresti dire, che tu non vuoi vedermi chiuso in una cella?> esclama scendendo dall’albero su cui era appollaiato.
È più mal ridotto rispetto all’ultima volta che l’ho visto, i capelli neri sono più lunghi, i vestiti sono strappati in più punti, le guance leggermente infossate e sotto gli occhi ha due enormi occhiaie, chissà da quando non fa un pasto decente e non dorme in un letto.
Un sospiro mi esce dalle labbra e mi giro per prendere lo zaino che mi ero portata dietro per poi lanciarglielo.
<Tieni, ci sono un cambio d’abiti e qualcosa da mangiare>
<E che cosa dovrei farci?> mi domanda guardingo.
<Non ci credo che mi hai fatto questa domanda. Secondo te?! Sei diventato più stupido per caso?>
<No, sono serio, non capisco ciò che fai. Prima mi odi e ora mi vieni a portare dei viveri? Tu più di tutti dovresti volermi in una cella il più lontano possibile da te> ringhia stringendo lo zaino.
<E perché?> quello che dice non fa una piega, ma mi piace vederlo in difficoltà una volta tanto.
<Perché … hai pure il coraggio di chiedere il perché?!>scoppia a ridere, forse stare troppo nella foresta lo ha fatto ammattire <Lulu, io ti ho ucciso! Te lo sei dimenticato? Ho tenuto tra le mani il tuo corpo, mentre la tua energia lo abbandonava e diventava sempre più freddo, non ho ancora capito che ci faccio in vita, perché James e Shin mi hanno lasciato vivere …> esclama guardandosi le mani per poi tirarsi i capelli.
<Perché l’ho voluto io. Te l’ho già detto no? Non siamo noi che scegliamo chi deve vivere e chi deve morire> lo rimprovero.
Lui mi guarda sconvolto, per poi scuotere la testa come per svegliarsi da un brutto sogno <Tu sei pazza, completamente pazza>
<Sarà, ma a me va bene così> scrollo le spalle.
<Ti è mai venuta in mente. la malsana idea che possa riprovarci? A ucciderti, intendo>cerca di farmi ragionare.
<Tu vuoi cercare di uccidermi?> domando come se chiedessi che ore sono.
<Certo che no> quasi urla.
<Allora, non vedo dove sia il problema>
<Non pensi che possa mentirti?>
<A quanto pare non penso, comunque correrò il rischio> dico lanciandogli un’ultima occhiata per poi dargli le spalle <Ora su, vai a cambiarti e mangia qualcosa, io ti aspetterò più avanti> e detto ciò me ne vado lasciandolo con lo zaino pieno di vestiti e cose da mangiare.

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