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Non appena fu sera, Jimin fece di nuovo da mangiare e mi aiutò a consumarlo. Poi andò a farsi una doccia, e come sua abituadine lasciò quel piccolo spiraglio. Io come se nulla fosse entrai e mi misi a sedere dentro la vasca, aspettando che uscisse dalla doccia. Il vapore rendeva la stanza più nitida, ma era così calorosa che ci sarei rimasta per ore.

Quando Jimin uscì, si ritirò indietro velocemente.

Jimin- Perché sei entrata?

Tu- Non potevo? Lasci sempre la porta aperta per me.

Jimin- Ora sei umana, ricordi? Le persone tendono ad imbarazzati vedendosi nude. Potresti uscire...

Non mi mossi neanche di un millimetro, anzi mi posizionai ancor più comoda. Jimin sospirò e prese l'asciugamano per poi avvolgerselo attorno alla vita, dove c'era quel vermiciattolo enorme, chiamato pene.

Tu- Come sta?

Dissi mettendo le mani al bordo vasca e il mento su di esse osservando Jimin dal dietro.

Jimin- Chi?

Tu- Quello che hai tra le gambe? È sveglio?

Jimin- Dio mio, non sono domande da fare, (t/n).

Tu- Perché?

Jimin- Perché puoi mettere in imbarazzo una persona, e poi non puoi dirle queste cose, se non sei intima fino ad un certo punto con una persona.

Tu- Noi non lo siamo? Mi hai vista nuda per ben un'ora intera, e io ti ho visto solo una volta per neanche un minuto.

Jimin- È imbarazzante.

Jimin si pettinò i capelli osservandosi allo specchio, poi come sempre prima si asciugò i capelli poi iniziò a strusciarsi il corpo con un asciugamano. Io lo osservai, incuriosita, cercando di imparare qualcosa dalle sue azioni.

Jimin- Potresti non guardarmi così ora?

Le sue parole mi passarono in un orecchio e uscivano dall'altra, ero curiosa di vedere cosa un uomo avesse tra le gambe e cosa potesse fare, ero spinta anche da una voglia di qualcosa a me strana, che bagna ancor di più i boxer.

Jimin impaziente levò l'asciugamano e si affrettò ad asciugarsi da tutte le parti, io mi sporsi per vedere e finalmente lo vidi, qualcosa di rosastro e liscio, qualcosa che sembrava dormiente adesso. Ma Jimin mi distrasse con la sua voce.

Jimin- Ti prego, smettila.

Tu- È più forte di me, sono curiosa.

Lui si mise i boxer e poi gli altri abiti. E poi mi guardò me, ancora distesa in vasca.

Jimin- Dovresti fare una bella doccia anche tu.

Tu- Come devo fare?

Jimin- È molto semplice, accendi l'acqua prendi del sapone strofini sui capelli e sul corpo e poi esci e fai quello che ho fatto io, capito?

Annuì e non aspettai nemmeno che uscisse dal bagno che mi spogliati direttamente, per poi gattonare verso il box doccia e accendere l'acqua già calda e pulirmi per bene. Stavo imparando così tante cose, tutto grazie al mio fantastico padrone.

Ci misi un bel po per pulirmi, ma quando uscì Jimin era lì pronto a porgermi un asciugamano con cui avvolgermi.

Tu- Non avevi detto che non potevi vedermi così?

Jimin- Lo avevo detto lo so, ma poi ho pensato che questa è la tua prima doccia e tu sei ancora inesperta su tante cose. E ti voglio aiutare il più possibile, insomma sei ancora la mia gattina infondo.

Disse facendomi un sorriso e mettendosi a sedere sul bordo vasca, mettendomi sulla sua gamba per cercare di asciugarmi il corpo.
Mi passo l'asciugamano sulle braccia e non appena arrivo al petto sopra quelli che dovevano essere le mie mammelle, ovvero sei, ora due tete sussultai, facendo un piccolo sospiro. Lui continuò passandomi sulla pancia sulle gambe e infine dove c'era la mia intimità. Dove mugolai.

Jimin- Meglio se fai tu, qui.

Disse porgendomi l'asciugamano. Passai sopra di essa diverse volte, facendomi partire dei piccoli lamenti e un piccolo calore montò al mio basso ventre. Cos'era questa sensazione.

Jimin mi aiutò a vestirmi e poi mi pettinò i capelli lunghi e bianchi, mettendomi a sedere su uno sgabello, e poi li asciugò.

Non appena la doccia fu finita, mi prese per le braccia, cercando di farmi camminare fino a camera, ci riuscì per un po, poi rocaddi a terra gattonando fino al letto. Jimin si mise sotto le coperte, io come facevo sempre cercai di mettermi sopra di lui, con scarsi risultati.

Jimin- Meglio se dormi da questa parte del letto.

Indicò l'altra parte vuota.

Tu- Ma io voglio stare vicino a te.

Jimin- Starai vicino a me, intanto mettiti sotto le coperte.

Disse alzando le coperte e facendo infilare sotto di esse e mettere la testa sul cuscino. Poi un suo braccio mi avvolse e mi portò al suo petto, proprio come faceva quando ero una piccola gattina.

Jimin- Ecco qui.

Disse con la sua voce roca.
Il suo respiro sul collo mi portò a un piccolo brivido sulla schiena e mi mossi di scatto.

Jimin- Che è successo?

Tu- Ho sentito qualcosa sulla schiena.

Jimin- Come un brivido?

Tu- Si.

Jimin- Hai freddo?

Tu- Non tanto. È stato il tuo respiro sul collo.

Jimin- Oh, capisco. Questo è un'altro atto di eccitazione sai. Dormire insieme in questo modo si fa quando due persone stanno insieme, nel senso che si voglio molto bene, o meglio che si amano.

Pensai a quelle volte che con i miei miagolii avevo detto quelle due parole, ma lui non li aveva mai capiti ed è lì che aprì bocca.

Tu- Jimin, io ti amo.

Sentí nuovamente Jimin irrigidirsi, per poi stringere la presa del suo braccio attorno a me.

Jimin- È troppo presto per dirlo, micetta.

Tu- Micetta?

Jimin- Non ti piace?

"Micetta" quel nomignolo stava già a significare molto per me, che sorrisi spontaneamente e mi rannicchiai ancor di più addosso a lui.

Tu- No, mi piace.

Dissi prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.

D'ora in avanti avrei vissuto con Jimin una vita normale e non potevo che esser più felice di così.

<tra poco posto anche un'altro capitolo.>

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sᴇʀᴇɴᴅɪᴘɪᴛʏ- ᴘᴀʀᴋ ᴊɪᴍɪɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora