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Il giorno dopo, siamo di ritorno a casa. Il silenzio regna tra noi due, nessuno osa aprire bocca, non vogliamo parlare perché avviamo entrambi paura di cosa potrebbe uscire dalle nostre bocche. Abbiamo entrambi paura di farci del male, quindi preferiamo stare zitti.

Taehyung ci ha contattati stamani mattina per fare una cena tutti insieme, tanto per riunirci con gli altri membri. Entrambi eravamo insicuri se accettare, ma poi abbiamo accettato, quindi avrei dovuto aspettare un altro giorno prima di dirgli il mio segreto, spaventoso.

Il fatto di rimanere per quasi tutta la giornata in totale silenzio, mi rende ancor più nervosa, come avremmo colmato questa giornata?
Come sarebbe andata a finire?

Jimin- Micetta, siamo arrivati.

Dice Jimin passandomi una mano sulla guancia, risvegliandomi dai miei pensieri.

Tu- Mh...

Slaccio la cintura, e poggio la mano sulla portiera per aprirla, ma Jimin mi ferma.

Jimin- Non voglio aspettare...

Mi giro lentamente, esitante lo guardo.

Jimin- Dimmi quello che ti passa per la mente, spiegami perché sei così silenziosa...non mi piace vederti in questo modo, non sembri la mia Micetta spensierata e spontanea...la rivoglio indietro.

Scuoto la testa incapace di formulare una parola e in panico per la situazione. Sono agitata, non voglio dirglielo, non voglio rovinarle i prossimi giorni, non voglio che soffra, no non voglio!

Jimin- (t/n)....dimmelo.

Dice serio, cercando di rimanere calmo. Ma nei suoi occhi leggo un pizzico di rabbia, vuole saperlo. E sono consapevole che sono giorni che gli dico che appena saremmo ritornati a casa glielo avrei detto, ma adesso che sono.... Non riesco!

Scuoto la testa violentemente, cercando di scacciare le lacrime che cercano di uscire.
Essere rimproverata da Jimin, dal mio padrone, non è tanto rassicurante. So per certo che quando è arrabbiato fa più paura di chiunque altro.

Jimin- Me lo hai promesso. Ora che siamo qui, me lo puoi dire?

Rimango zitta e immobile, mentre con lo sguardo fisso fuori dal vetro della macchina. Jimin mi osserva impaziente di sapere cosa ho da dire.

Jimin- (t/n).

Dice con tono fermo, mentre con le sue mani appoggiate sulle mie spalle mi fa girare verso di lui, e mi costringe a guardarlo negli occhi.

Jimin- Non voglio essere cattivo, ma non ho più voglia di sentire questo silenzio straziante, voglio sapere tutto e adesso.

Tu- Io... No...

Inizio a scuotere nuovamente la testa.

Jimin- Non fare così. Calmati. Scendiamo dalla macchina e andiamo in casa.

Non appena entrambi scendiamo dall'auto, il telefono di Jimin squilla, lui sbuffa e risponde immediatamente.

Jimin- Mi dica.

Dalla chiamata si sente una voce abbastanza arrabbiata, Jimin rimane congelato sul posto per diversi minuti, finché non attacca la chiamata e si gira verso di me.

Jimin- Andiamo in casa, veloce.

Obbedisco, e mi dirigo insieme a lui in casa. Non appena siamo dentro, Jimin si appoggia alla porta e sospira.
Lo guardo preoccupata, e ancora incapace di spicciare parola.

Jimin- Sono nei guai seri.

Dice mettendosi le mani sul volto, disperatamente. Io mi avvicino cautelamente e gli prendo le mani dal viso, e lo osservo con dolcezza per rassicurarlo.

sᴇʀᴇɴᴅɪᴘɪᴛʏ- ᴘᴀʀᴋ ᴊɪᴍɪɴWhere stories live. Discover now