14. I due cadaveri

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"Anne, sono io." Poggio la mia borsa sul mobiletto dell'ingresso come sono ormai abituata a fare.

"Venus, com'è andato l'esame?" Si precipita subito lei ed io sono contenta che se ne ricordi.

"L'ho passato con il 94% *, è andato bene, ho già avvertito mio padre, mia madre, David, festeggiato con le mie amiche, mancavi solo tu. Volevo inviarti un messaggio ma ho preferito venire appena possibile."

"Hai fatto bene baby, sai che tu non disturbi mai. Comunque 94 è un ottimo voto Venus, davvero brava. HARRY! VIENI A SALUTARE!" Oh no Mr. sono-il-più-sexy-del-mondo-e-lo-so è qui. Cammina spavaldo e a lento passo.

"Ciao Venus e congratulazioni per l'esame." Mi porge la mano formale ed io la stringo.

"Dai vieni in cucina allora, ti offro qualcosa, festeggi anche con me." Si incammina verso la stanza ed io la seguo mentre Harry mi sta dietro e ad un certo punto mi tira un pizzicotto sul sedere. Mi volto esterrefatta notando un sorrisetto furbo sul suo volto.

"Harry, non rendere le cose complicate e sta buono." Gli sussurro minacciosa e lui alza le mani come a dire che non ha fatto nulla.

"Allora, si sono calmate le acque fra voi?" Chiede subito Anne mentre io e suo figlio ci guardiamo ancora ostili.

"Semplice sopportazione."

"Venus, sai che Harry ha una casa qui?" Mi dice Anne, lo so Anne, eccome se lo so.

"Potrebbe passare più tempo a Redditch." Continua e gli sta mandando frecciatine che non riesco a cogliere.

"Mamma, Redditch non è nella mia rete di affari."

"Effettivamente una casa a Civita di Bagnoregio è molto utile per i tuoi affari. Come faccio a non capire!"

"Ancora con questa storia mamma, finiscila. Mi piaceva e l'ho comprata."

"Hai sul serio una casa a Civita?" Chiedo io ancora stranita.

"MI PIACEVA E L'HO COMPRATA." Ribadisce.

"Harry credevo che con l'età la smettessi di fare cose stupide. Poi cos'è questa bionda con cui ti fai le foto?"

"Si chiama Stella, è davvero carina e gentile mamma, dovrei portarla qui qualche volta, se la conoscessi ti piacerebbe di sicuro." La risposta di Harry mi fa male, più di quanto dovrebbe, è una vera e propria lama che attraversa il mio busto.

"È una cosa seria?"

"Mi hanno chiesto di mettere la testa apposto e io lo faccio." Lo guardo intensamente ma confusa aspettando un suo cenno ma lui non si gira, continua a guardare sua madre probabilmente senza il coraggio di affrontare il fuoco dei miei occhi.

"Io invece ho deciso di finire la sessione e tornare a Roma. L'Inghilterra non fa proprio per me." Rincaro la dose per cercare qualche segno nei suoi comportamenti ma Harry è ghiaccio artico dal quale non traspare alcuna emozione.

"Ma come Venus! Sei una ragazza forte, poi non mi sembra tu stia avendo problemi con il college. Perché dovresti tornare a Roma?" Chiede subito dispiaciuta Anne.

"Non credo di essermi inserita bene Anne, mi mancano le birre sul Tevere, mi manca mio padre, mi manca soprattutto Alfredo, il mio parrucchiere, mi manca Roma. Sto bene qui, ho ricostruito il rapporto con mia madre, ho incontrato persone fantastiche come te, Ada, Earleen e Beverly ma è Roma casa mia. Mi sono tolta lo sfizio di stare qui ma il richiamo di casa è troppo forte Anne, troppo. Ho bisogno di tornare lì."

Lei mi guarda con un sorriso dolce e mi fa una carezza sul volto comprendendomi.

"E non ti manca nessun ragazzo?" Chiede lei mentre un volto ben preciso mi passa per la mente.

"Tazio." Dico subito.

"Non mi avevi detto di essere fidanzata." Si stupisce ma con un sorriso.

"Non lo sono, io e Tazio ci siamo lasciati molto tempo fa e si dice che si apprezza una persona quando ne senti il bisogno. Io sento il bisogno di lui, dei suoi modi di fare semplici e innamorati di me."

"Venus, ricorda sempre che alcuni amori fanno giri immensi ma poi ritornano. Il vero amore ritorna sempre." Mi accarezza ancora.

"Lo spero." Sospiro.

"Volevo festeggiare ma mi sembrate due cadaveri entrambi oggi, dai facciamo un bagno in piscina prima che faccia troppo freddo. L'inverno a Redditch è molto pungente, sai Venus?" Ma quando la seguiamo all'esterno notiamo che qualche goccia di pioggia sta iniziando a scendere. Un classico insomma.

"Menomale che sei venuta in macchina." Commenta Anne infatti e continuiamo a passare il pomeriggio a casa sua parlando tutti e tre del più e del meno ma senza che io e Harry abbiamo una conversazione diretta. Quando iniziamo a cenare però quella che si svolge all'esterno è una vera e propria tempesta con bombe d'acqua.

"Ma come devo fare ad arrivare al campus adesso!" Mi lamento scocciata.

"Restate qui per la notte, non permetto a nessuno dei due di guidare con questo tempaccio, ci sono abbastanza stanze per tutti." Ci impone Anne e noi acconsentiamo subito non trovando altre vie d'uscita dalla cosa. Salendo al primo piano infatti mi sistemo in una stanza degli ospiti con bagno e mi preparo per la notte ma il sonno non è dalla mia parte. Verso mezzanotte scendo di nuovo con gli auricolari nelle orecchie da cui I Thegiornalisti suonano 'Questa nostra stupida canzone d'amore' e la canticchio ormai lontana dalle stanze da letto. O almeno così credo perché un Harry Styles assonnato si stropiccia gli occhi avanzando verso di me.

"Ma che cazzo canti a mezzanotte?"

"Credevo non mi sentisse nessuno."

"E invece mi hai svegliato. Sta zitta." Risponde scorbutico e va verso il frigo da cui prende il cartone del latte.

"Non riesci a dormire?" Mi chiede poi più dolce. Nego con la testa.

"I temporali mi inquietano." Confesso e lui inizia a ridere di me.

"Anche tu avrai paura di qualcosa, Styles."

"Ho paura di morire."

"Lo hai detto davanti a tutti da Ellen." Ricordo ridendo e lui alza un sopracciglio facendomi intendere di aver appena fatto una figura di merda.

"Guardi le mie interviste?" Chiede infatti.

"Gli One Direction erano molto famosi in Italia e tu eri il più carino. Anche io ho avuto il mio periodo da ragazzina fan sfegatata, te l'ho già detto a casa tua."

"A volte vorrei dimenticare di Harry Styles, probabilmente non mi avresti mai considerato se non lo fossi stato."

"Non sono venuta a letto con te perché sei Harry Styles o per levarmi qualche sfizio, voglio che tu lo sappia."

"Io voglio che tu sappia che non sono riuscito a levarmi te dalla testa neanche per un istante dalla prima volta che ti ho visto qui fino a quando ti ho rivista a cena e che da quando abbiamo fatto sesso speravo di essermelo tolto io lo sfizio, ma ho peggiorato solo le cose. Sei come una malattia infettiva che si espande a macchia d'olio dentro di me Venus, hai conquistato tutto di me." Le sue parole mi lasciano mozzafiato.

"Harry, tornerò a Roma, lo farò sul serio, e tu lavori in giro per il mondo. Non funzionerà mai tra noi. Manteniamo comunque un bel ricordo di quella notte però, ti prego." Gli sorrido e gli lascio un bacio sulla guancia per poi tornare nella camera che mi è stata assegnata a passare una notte insonne ma almeno senza il rischio di incontrarlo. La mattina poi, aspetto di sentirlo salutare sua madre per evitarlo e solo allora esco dalla mia camera e vado via, scappando da lui per l'ennesima volta.

* sistema di valutazione universitaria inglese, in Italia sarebbe quasi un 30

My Aphrodite [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora