48. La staffetta

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Edward's POV

Non riesco a smettere di piangere sulla spalla di mia madre e mi sento un bambino di tre anni a cui si è sbucciato un ginocchio.

Devo essere sincero, mi si è sbucciato il cuore, perdere Harry è stato un vero colpo basso per me, non ho mai mostrato le mie emozioni nei suoi confronti in famiglia perché temevo avrebbero potuto disturbare mamma o papà ma la verità è che io ed Harry ci sentivamo quasi sempre, spesso di nascosto, non perdevo occasione per vederlo o parlare con lui perché non so spiegarvi la causa del nostro rapporto ma è come se fossimo legati da sempre.

Per un attimo ho anche pensato di essere gay ed innamorato di lui ma mi passò appena scopai per la prima volta con una ragazza.

Avevo capito che tra me ed Harry c'era un rapporto paterno dato molto probabilmente dal fatto che anche lui come me fosse un'artista e dal fatto che l'unico uomo che mi sosteneva davvero nel mio percorso era lui, mi difendeva anche dalla stampa o dal mio manager a volte.

Non fraintendetemi, io adoro mio padre, sono fiero di essere il figlio di un campione del genere, ma l'autorità genitoriale spesso non ti rende molto comprensivo e in Harry ho trovato una figura straordinaria che purtroppo mi ha abbandonato.

Mi avvicino a Meredith per darle le condoglianze nonostante io stia ancora frignando.

"Ciao Meredith, è stupido chiederti come stai?" Un'ombra di sorriso le appare sul volto e mi accarezza la guancia.

"Edward, ho cose importanti di cui parlarti, aspettami quando usciamo dalla Chiesa." Annuisco e così faccio rispedendo a casa la mia famiglia con la giustificazione di voler passare un po' di tempo con Meredith come effettivamente farò.

"Vieni Edward, sali in macchina, andiamo in albergo." Mi dice lei ed io la seguo mentre il viaggio rimane tremendamente silenzioso. Dev'essere stato orribile per lei perdere un figlio e l'amore della tua vita nello stesso periodo e posso solo immaginare come sta. Quando la chiave elettronica apre la porta della sua camera mi offre un bicchiere d'acqua e si mette in piedi di fronte a me.

"Allora? Di cosa volevi parlarmi?"

"Faccio una premessa, sono l'ultima che avrebbe dovuto parlarti di questa cosa e tua madre vorrà ammazzarmi ma l'ho promesso ad Harry e lui vale molto di più di lei per me, mi segui?"

"Sì certo, capisco."

"Neanche io vorrei farlo, mi è stata solo passata la staffetta e devo farlo per forza, inoltre tornerò a Los Angeles tra due giorni ma non credere che questa storia rimarrà campata in aria, ci dovremo ovviamente tenere in contatto."

"Meredith io non ho ancora capito di che parli."

"Sai che Harry ha fatto testamento, vero?"

"Sì, per la questione della leucemia, ma perché me ne parli?"

"Possiamo dire che il testamento prevede che il patrimonio di Harry sia diviso in cinque parti, una è per me, una è per la sua famiglia, una è per la beneficienza e le restanti due parti sono entrambe per te Edward."

"Cosa? Io capisco che c'è amicizia ma Meredith, non ha senso che mi inserisca nel testamento e che addirittura sia più di te-"

"Sì ce l'ha un senso, sta zitto un attimo che devo capire come dirtelo. Cristo ma perché devo farlo io- Meredith poggia le mani sui fianchi e sospira per poi guardarmi negli occhi e riprendere a parlare- io so che non mi crederai soprattutto perché tua madre negherà fino alla morte ma Harry era tuo padre." La guardo sconvolto. Harry? Mio padre? No, io mi chiamo Edward Sullivan, è Arthur Sullivan mio padre.

"Ma che scherzo del cazzo è questo? Era impazzito?"

"Ecco, immaginavo, c'è un test del DNA che lo attesta se vuoi, è stato fatto di nascosto da tua madre perché quella stronza, concedimelo, non ha mai voluto farlo."

"Non ha senso Meredith, e allora perché non mi ha riconosciuto?"

"Non dirmi che non sai com'è andata la storia, lo sanno tutti."

"Sì ma perché mamma gli avrebbe dovuto dire una bugia e dirle che non ero suo figlio?"

"Ti ho già risposto, è una stronza. Comunque ti ripeto, c'è un test del DNA tra i documenti del testamento, era l'unico modo per lasciarti i suoi beni senza che venisse impugnato dunque lo abbiamo dovuto fare per forza. So che sei sconvolto Edward ma è così, ti ha anche lasciato una lettera e vorrei che tu la leggessi." Me la porge e gliela strappo dalle mani per poi guardarla duro.

"Voglio tornare a casa, chiamo un taxi."

"Va bene, chiamami appena ti sarai calmato, ciao Edward e ricorda che non avrei nessun motivo per mentirti." Annuisco e vado via riflettendo attentamente alle sue parole, effettivamente Meredith e Harry non avevano motivo per mentirmi.

Volevano rovinare mia madre? E a quale scopo?

Volevano un figlio per sostituire il loro? Il testamento è stato scritto prima che morisse.

La testa parte, inizia a fare un mare di congetture e sembra esplodermi quando pago la corsa al tassista e suono al citofono per entrare in casa mia.

"Mamma, vieni nel salotto." Lei accorre, ancora distrutta e quasi mi passa per la testa di non dirle nulla, che ha già qualcosa a cui pensare. Ma anche io ho qualcosa a cui pensare cazzo, si sta parlando di mio padre.

"Meredith mi ha detto che Harry è mio padre, c'è un test del DNA che lo conferma e il testamento dice che la maggior parte del patrimonio va a me. Dunque, che cazzo è questa storia mamma?"

"Oddio di nuovo questa storia, sai una cosa Edward, sono stufa e sei anche grande per saperlo, sì, sì cazzo, Harry è tuo padre. Avevo vent'anni quando rimasi incinta di lui e ci eravamo appena lasciati cazzo, non avrei mai avuto un figlio con lui, non quando Arthur era disposto a darmi la vita che volevo. Sarò stata egoista? Sarò stata una stronza? Sì può essere ma non mi sembra di aver rovinato la vita a nessuno."

"Ma come no? Come puoi essere così stupida? A lui l'hai rovinata la vita, gli hai tolto un figlio, tu sei una cazzo di psicopatica." Grido alzandomi in piedi. La sua mano si scontra violentemente contro il mio viso che si gira di lato mentre lei porta le sue mani sulla bocca e ricomincia a piangere. Sfuggo velocemente da lei per andare in camera mentre si appende alle mie braccia cercando di fermarmi.

"Aspetta, Edward perdonami, parliamone con calma."

"Non mi toccare e non voglio sentire un cazzo di parola da quella bocca. Sei mia madre cazzo, io mi dovrei fidare di te e invece mi hai riempito la testa di stronzate per diciassette anni. È morto mio padre cazzo, è morto senza che io gli potessi stare accanto."

"Tuo padre è Arthur, è lui che ti ha cresciuto, è di lui che porto il nome."

"Bello stronzo anche lui, Harry sarebbe stato un padre fantastico se tu glielo avessi lasciato fare, lo sai vero? È per questo che non volevi io stessi con lui? Temevi mi avrebbe detto tutto?"

"Non ti ho mai impedito di frequentarlo."

"Già forse speravi lo facesse lui, tu non ne avevi le palle."

"Edward, ormai le cose sono andate così, tu hai comunque avuto due genitori fantastici ed io non mi pento di ciò che ho fatto, volevo il meglio per te e non due ragazzi che litigavano ogni due per tre, tu non sai come andavano le cose tra me e lui."

"È questo il punto. Tu non c'entravi nulla mamma, non era una cosa tra te e lui, due fidanzati, era una cosa tra me e lui, un padre e un figlio. Sei stata così egoista che io- io non ho parole per descriverti. Mi dispiace dirtelo perché comunque capisco sia un momento delicato per te ma mi disgusti mamma, davvero."

My Aphrodite [h.s]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin