25. Mi basta un okay

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Harry's POV

Apro lentamente i miei occhi e i ricordi dell'ennesima notte di fuoco con Venus mi annebbiano subito la mente, sotto le mie lenzuola il mio corpo è nudo e accanto a me lo spazio è come sempre vuoto. Un sorriso amaro mi si dipinge sul volto in quanto per un solo attimo ho sperato che fosse cambiata, che provasse un minimo sentimento e che non mi lasciasse di nuovo da solo come un cane bastonato ma, ormai, la conosco e dunque la delusione è meno di quella che sembra. Infilo dei boxer puliti e scendo le scale con il cuore che sanguina come se fosse stato fisicamente preso a pugni.

"Dormi davvero molto Harry, ho preso dei cornetti per fare colazione con te questa mattina ma non sono riuscita ad aspettarti." La mia bocca si spalanca mentre la visione di Venus con una mia T-shirt addosso, i suoi occhialoni e la frangetta disordinata mi appare nel salotto. Mi raggiunge a piedi nudi e, alzandosi su questi, mi lascia un delicato bacio sulle labbra per poi sorridere sincera.

"Harry, sembra tu abbia visto un fantasma."

"Non credevo saresti rimasta questa mattina."

"Perché non avrei dovuto?"

"Di solito fai così e quando ho visto il letto vuoto mi ero rassegnato. Di nuovo." Le mie parole devono averla messa in imbarazzo perché adesso guarda in basso e si tortura le mani dietro la schiena.

"Io posso andare via se tu-"

"No Venus, non dirlo neanche, tu non hai idea di quanto io sia felice che tu sia qui questa mattina. Come e dove hai preso i cornetti?" Mi ispeziona per un attimo e dopo averle riservato la mia espressione più convincente, saltella gioiosa verso di me per poi salire sulle mie spalle.

"Al bar all'angolo e alla Nutella ovviamente! Al pistacchio non li aveva, peccato."

"Cornetto al pistacchio?"

"Volgarmente detto 'nettare degli dei'." Fa spallucce ed io stringo ancora più sulla mia vita le sue cosce.

"Che programmi hai per oggi?" Mi chiede poi.

"Fare un giro e magari cercare ispirazione per qualche canzone."

"Io dovrei tornare a Roma, ho da finire una presentazione per l'Università."

"Speravo ti fermassi almeno per il pranzo."

"Mi dispiace Harry, cercherò il modo di vederci il prima possibile." Mi accarezza una guancia ruvida e sorride.

"Harry, taglia questi cazzo di baffi per favore." Scoppio a ridere mentre lei mi guarda un po' disgustata.

"Se avevi già la mattina impegnata perché sei rimasta?" Provo a punzecchiarla e sentire finalmente le parole che merito dalla sua bocca, lei scende dalle mie spalle e ci ritroviamo faccia a faccia.

"Volevo farlo, mi sono svegliata e volevo fare colazione con te, mi sono svegliata e avrei voluto vivere con te, Harry." Quella che sento è una melodia armoniosa che mi scioglie e che non mi prepara al vederla andare via.

"Posso venire con te? Non ti disturbo se devi studiare. O posso farti portare i libri qui, come preferisci."

"Harry, io devo tornare a Roma e tu devi restare qui a fare gli affari tuoi, ho bisogno dei miei spazi, lo sai. Altrimenti partiamo con il piede sbagliato."

"Partiamo per cosa?" Le sue guance si tingono di rosso come ogni volta che le chiedo o parliamo di sentimenti fra noi due.

"Non so, però non è da amici il comportamento che abbiamo quindi... pensavo magari... ad una frequentazione?" La sua espressione è quella di chi è al patibolo ovvero quella di chiunque teme un rifiuto.

"Venus Giove, fai di me ciò che vuoi ma non chiedere il mio parere perché io potrei sposarti anche domani." Lei ridacchia per la mia affermazione ed io la guardo estasiato.

"Sono serissimo Venus, mi basta un okay ed io ti sposo." Quando finalmente smette di ridere, si rende conto che sono totalmente serio e per un attimo giurerei di aver visto i suoi occhi brillare.

"Ne riparleremo un altro giorno, va bene? Adesso devo sul serio rivestirmi e andare. Ti lascio la torta."

"Mi sembra davvero il minimo."

"Porto via la T-shirt, mi piace."

"Posso impedirtelo?"

"No."

"E allora portala, basta che la tratti bene."

"Come se fosse oro." La vedo frenetica mentre si riaggiusta e dopo solo dieci minuti sono nel vialetto di casa mia a salutarla mentre parte con la sua cinquecento.

Da: me

Mi raccomando, scrivimi quando sei a casa, non farmi preoccupare.

Da: Venus

Certo papà, me ne ricorderò😂

Da: me

Non prendermi in giro solo perché mi preoccupo per te! E non stare al telefono mentre guidi! 😡

Da: Venus

Sono bloccata nel traffico però adesso stacco, ti scrivo quando arrivo. 😒

Da: me

Perfetto. Ci voleva molto?

Da: Venus

Ti voglio bene Harry, grazie di tutto. 😘

Da: me

Anche io te ne voglio e non ringraziarmi mai, ti meriti tutto. 😍

Quando mi rivesto per uscire di casa e cercare la fantomatica ispirazione, mi rendo conto che sul tavolo c'è la torta di Venus, che la sua molletta per capelli è sul mio comodino e che in casa mia c'è il suo profumo. Cosa potrebbe ispirarmi più di quella che ormai è la mia musa? E così mi guardo per casa, cerco di riportare in mente ogni sensazione, la sento su di me e provo a scriverla in musica e parole.

Penso al suo modo di fare, penso al suo sorriso, penso alla sua frangetta e al suo corpo scolpito dagli dei, penso al suo essere irraggiungibile, al suo essere forte ma anche fragile, al suo essere intraprendente ma arrendevole, al suo essere responsabile ma anche immatura e dopo un paio di tentativi la frustrazione prende possesso di me.

O forse è la consapevolezza, la consapevolezza che non riuscirò mai a scrivere una canzone su Venus, un po' perché è impossibile racchiuderla in delle parole e un po' perché non riuscirò mai a capirla fino in fondo tanto da scrivere di lei.

Deve ancora nascere colui o colei per il quale Venus Giove è un libro aperto.

My Aphrodite [h.s]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang