24. Fatto in casa da Benedetta

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"Venus, ho chiamato il mio manager che ha risolto, un autista mi porta da qui a casa mia." Mi avvisa Harry che mi sta aiutando a ripulire i piatti.

"Quindi tra quanto va via?"

"La macchina è già qui sotto." Lo guardo un po' delusa e un monosillabo stupito è l'unica cosa che riesco a dire mentre lo accompagno alla porta. Harry lascia per un attimo la sua valigia e mi stringe forte a sé mentre io metto da parte il mio spropositato ego e, beandomi delle sue braccia forti e del suo profumo virile che non è stato intaccato nemmeno dal mio bagnoschiuma al cocco, ricambio la stretta nascondendo il volto nel suo petto.

"Puoi fare quante sfilate vuoi, resterai sempre una piccola nana in confronto a me." Dice facendomi ridacchiare.

"Harry, fatti sentire ogni tanto, okay?" Mi raccomando.

"In realtà sarò qui a Civita per molti mesi, forse mi farò addirittura un anno. Tu sentiti libera di raggiungermi quando vuoi, qualsiasi giorno a qualsiasi ora." Si guarda intorno e nota il calendario appeso all'ingresso dove, con la sua penna bic nera, appunta l'indirizzo di casa sua.

"Venus Giove, devi promettermi che verrai a farmi visita."

"Lo farò Harry, te lo prometto. Solo che magari non vorrei venire quando c'è Stella e fare una figuraccia. Lo dico anche per te." Faccio la finta tonta mentre lui mi guarda sempre con superiorità.

"Non fare finta di non sapere che io e Stella ci siamo lasciati."

"Mi dispiace, era davvero una bella e brava ragazza."

"Anche Arthur era bravo e bello come ragazzo ma a me non dispiace affatto che vi siate lasciati." Ammicca.

"Ma smettila." Gli schiaffeggio un braccio e lui infila nuovamente i suoi occhiali da sole per poi scomparire dal mio campo visivo.

Nonostante io abbia visto Harry per solo mezza mattinata, nonostante oggi abbia sbuffato più volte per aver accettato di fargli quel favore e nonostante io avessi chiuso con un lucchetto il capitolo che lo riguardava; quando mi ritrovo di nuovo da sola immersa nello studio, la mia mente non riesce a concentrarsi e torna di continuo al breve tempo che abbiamo passato insieme. La radio è accesa, ma non riesce a farmi compagnia, chiamo Tazio ma chiude subito dicendo di essere impegnato con Margherita, per papà parte la segreteria telefonica di quando è a lavoro, da Arthur è notte ed io finisco per seguire una ricetta di 'Fatto in casa da Benedetta', una semplice torta al limone che sembra anche essermi riuscita piuttosto bene.

La guardo ma non riesco a mangiarla, sono solo le sei e mezza di sera, non è ancora ora di cena e anche se lo fosse non potrei iniziare dal dolce. Un tarlo inizia ad insinuarsi nel mio cervello e mi fa mordicchiare le unghie mentre ci rimugino.

La torta mi farebbe fare davvero una bella figura, io non ho molto da fare questa sera e sono sola, Civita non è molto lontana ed io ho il suo indirizzo, improvvisamente andare da Harry mi sembra l'idea migliore che io possa avere. Mi preparo in fretta e furia perché mi ci vorrà comunque un'ora e mezza di macchina e, dopo aver riposto con delicatezza la torta sul sedile anteriore accanto a me, parto con il sorriso sulle labbra.

Per quanto io mi ostini e voglia sempre respingerlo, Harry è sempre una boccata d'aria fresca nella mia vita, sarà quel suo modo di fare totalmente fuori dalle righe, il suo fascino intramontabile o il suo humor inglese ma sento sempre dentro di me una vocina che mi ricorda che come lui non ne esistono, mi ricorda che Harry non è solo il ragazzino di una boy band che adesso vuole provare a continuare a vivere, Harry è un vero e proprio artista ed io sono totalmente ammaliata dal suo modo di vivere la vita.

Ho smesso persino di ascoltare la mia playlist piena di sue canzoni e di quelle con la band perché era straziante ascoltarle senza di lui, ma oggi che lui era accanto a me, quelle canzoni sono tornate vivide e anche adesso che lo sto raggiungendo mi sento bene a canticchiare la sua Falling.

D'un tratto mi metto a pensare alla mia azione: io, Venus Giove sto davvero facendo due ore di macchina con una torta al limone sul sedile, al posto di studiare, per raggiungere un ragazzo senza che lui me lo abbia neanche chiesto. Rido fragorosamente e scuoto la testa mentre mi chiedo se il mondo finirà domani.

Quando entro nel paesino le strade sono strette e vecchie, molto tipiche ma che rendono Google Maps incapace di calcolare il mio percorso. Dopo poco infatti rinuncio al navigatore che si è totalmente bloccato anche perché c'è poca linea e chiedo ad un passante le indicazioni che finalmente mi portano di fronte a casa di Harry. C'è il suo nome sul citofono del cancelletto che tra l'altro è aperto e mi appunto mentalmente di ricordargli che è in Italia e qui si chiudono cancelli e porte perché non può tenere una pistola sotto il cuscino.

Raccolgo tutto il mio coraggio e alle nove e un quarto di sera suono il campanello di casa Styles e attendo impaziente. Lui guarda dallo spioncino e apre la porta con un sopracciglio alzato e lo sguardo stranito mentre io continuo a mantenere un sorriso ampio che adesso è un po' imbarazzato.

"Mi hai preso in parola. Che ci fai qui, Giove?"

"Ho fatto una torta al limone, è buona e volevo condividerla."

"La hai assaggiata?"

"No è intera."

"E allora come fai a dire che è buona?"

"Io... beh... me lo sento." Concludo in difficolta ma lui rilassa la sua espressione e sorride spalancando la porta.

"Per disturbarmi a quest'ora, è meglio per te se è la torta più buona che tu abbia mai fatto. Perché non mi hai chiamato?" Cammina per casa facendomi strada e cercando di mettere in ordine più che può.

"Non lo so, credimi, non ci ho davvero pensato a chiamarti e scusa se ti disturbo, posso lasciartela e andare via."

"Ma che dici. Scusa il casino comunque." Poggio la torta sul suo tavolo in mogano.

"No, non preoccuparti."

"Okay, è davvero simpatico che tu non abbia resistito e ti sia fatta un'ora di macchina per venire da me."

"Due."

"Allora devi davvero amarmi Venus Giove." Si avvicina con una falcata e dà il via ad una dolce e lenta danza di baci.

My Aphrodite [h.s]Where stories live. Discover now