46. Il centro del mondo

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"Venus sto provando a chiamare chiunque! Io non so che fine abbia fatto! È ubriaco Venus e non ho idea di dove possa essere." Meredith continua a piangere strillando al telefono ed io non so come gestire la situazione.

"Meredith, ascoltami, ti passo Arthur perché anche io ho bisogno di bere dell'acqua, lui saprà cosa dirti, non preoccuparti."

Harry è ancora a San Francisco per una tappa del suo tour ma Meredith mi ha chiamata nel cuore della notta disperata perché dopo un battibecco con il suo fidanzato per il fatto che è tornato a casa ubriaco marcio, ha avuto la geniale idea di uscire e portare con sé la macchina.

Siamo al telefono da ore e stiamo sentendo anche Leen e i suoi parenti per cercare di capire se qualcuno lo ha visto o comunque lo ha sentito per telefono e nel frattempo si sono fatte le nove di mattina, praticamente sono passate dieci ore da quando Meredith lo ha visto per l'ultima volta.

"Venus dobbiamo chiamare la polizia e rintracciare il telefono, è l'unica cosa che possiamo fare." Annuisco seduta in soggiorno con le lacrime che scendono. Sono ovviamente preoccupata, non mi perdonerei mai se gli fosse successo qualcosa perché io conosco il motivo per il quale era ubriaco marcio.

Mi odia, odia quanto io sia felice, odia che io sia bugiarda, odia amarmi ancora mentre io amo un altro, odia non poter stare con suo figlio, odia che sia morto quello che ha avuto con Meredith, odia non amarla e l'odio consuma così tanto il suo fegato che prova ad affievolire quel dolore bevendo ogni volta che ha a che fare con me.

Mi chiedo come sia possibile che una relazione di soli quasi due anni avuta da ragazzini possa avergli rovinato così tanto la vita da non riprendersi più ma poi ricordo che l'amore è capace di fare ancora peggio, che quando ami così tanto, quando finisce puoi solo odiare con la stessa intensità.

"Pare che la polizia lo abbia trovato, è fermo in una stradina, probabilmente si è addormentato per la sbronza, passiamo a prendere Meredith e andiamo lì." Mi riferisce Arthur ed io mi alzo subito dalla sedia per infilare scarpe ed occhiali da sole e fare le dovute raccomandazioni ai miei bambini.

Quando arriviamo Meredith ha un aspetto orribile ed essendo già fuori dall'albergo balza nella nostra macchina in un attimo continuando a piangere silenziosamente.

"Mi disp-"

"Non è colpa tua Venus, non ti sentire sempre al centro del mondo cazzo." Non rispondo e Arthur mi pone una mano sulla coscia facendomi comprendere che la ragazza dietro di noi è sconvolta e dunque non posso di certo litigare con lei adesso soprattutto perché probabilmente non pensa ciò che dice e la sua rabbia è più rivolta verso Harry.

Arthur è costretto ad andare molto piano perché la strada non è asfaltata e le sospensioni della nostra macchina ci stanno abbandonando, tanto da provocare in me un brutto presentimento data la difficoltà nel guidare qui.

Quando ci avviciniamo alle coordinate che ci sono state indicate sono attive le luci e le sirene della polizia e dell'ambulanza e Meredith salta fuori dall'auto correndo verso un poliziotto che la ferma mentre lei si agita e prova a divincolarsi. È ovviamente mio marito a calmare le acque rivolgendosi all'ufficiale.

"Ci è stato indicato dalla polizia di venire qui, stiamo cercando Harry Edward Styles, vogliamo solo sapere se è tutto apposto."

"Siete dei parenti?"

"Io e la signora siamo amici mentre l'altra ragazza è la sua compagna." Ci indica Arthur.

"Dovete dirmi i vostri nomi."

"Certo, io mi chiamo Arthur Sullivan, lei è Venus Antonietta Sullivan e lei è Meredith Buffet, hai secondi nomi? – la ragazza scuote la testa – okay no perfetto, siamo solo noi tre."

Il poliziotto si allontana un attimo e parla con un suo collega per poi tornare da noi con qualche foglio in mano.

"Voi due signore risultate nei contatti di emergenza dunque siete voi due che dovete darmi i suoi dati." Mi tiene ancora nei contatti di emergenza e un po' mi viene da sorridere ma rimango impassibile mentre Meredith mi guarda malissimo.

"Mi dite cosa diavolo è successo e perché non ve li ha dati lui i suoi dati?" Grida esasperata Meredith mentre io le passo una mano sulla schiena per cercare di confortarla.

"Ho bisogno che lei mi dia i suoi dati, poi possiamo parlare quanto vuole." Insiste l'agente.

"OH CRISTO! E SIA! Si chiama Harry Edward Styles-"

"Non il diminutivo, il nome completo."

"È Harry infatti, Harry Edward Styles, nato il primo febbraio millenovecento novantaquattro a Redditch, in Inghilterra, ha bisogno di altri dati?"

"Il nome dei suoi genitori."

"Il cognome della madre le serve di nascita?"

"No, quello che utilizza."

"Okay allora sua madre si chiama Anne Twist e suo padre Desmond Styles, sono divorziati comunque."

"Va bene, mi farò bastare questi dati per il momento." Il poliziotto ha ancora la testa china sui fogli mentre continua a compilare.

"Mi potete dire che succede?"

"Certo, metta una firma qui per accertare che è lei ad averci dato queste informazioni – e Meredith consumata dall'ansia lo fa in un secondo – okay grazie signorina Buffet." Il poliziotto torna dai suoi colleghi, lascia la documentazione e torna da noi facendo un grande sospiro.

"Venga con me signorina Buffet, si sieda in macchina." E lo seguiamo tutti e tre. Lui invece si piega sulle ginocchia per arrivare all'altezza di Meredith che è appunto seduta sui sedili posteriori.

"Vede questa notte il suo compagno percorreva la statale lì su – ed indica una strada asfaltata su una montagnetta sopra di noi – deve aver perso il controllo della macchina e dunque ha sbandato e superato il guardrail cadendo giù per sette metri in questa campagna, noi siamo qui dalle sei e mezza, quando è stato avvistato il veicolo, ma nessuno aveva notato ci fosse un uomo dentro, lo abbiamo fatto solo quando siamo arrivati." Ascoltiamo tutti in pena, tutti e tre piangiamo, perfino Arthur e Meredith si copre la bocca con le mani guardando il poliziotto incredula e sconvolta.

"La macchina è diventata solo un mucchio di rottami e il suo compagno era in condizioni gravissime."

"E adesso come sta? Posso parlargli o non riesce?"

"Signorina, io non so come dirglielo, è senza subbio la parte peggiore del mio lavoro-"

"Non preoccupatevi, possiamo trasferirlo subito in una clinica privata, Harry ha molti soldi, non perdiamo tempo anzi." Si allarma subito la ragazza ma l'agente sorride amaro mentre la blocca.

"Signorina, quando siamo arrivati qui Harry Styles era già deceduto da approssimativamente due ore."

My Aphrodite [h.s]Where stories live. Discover now