45. Un uomo ferito

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"Harry stasera suonerà per noi, lo sai? Non sapevo fosse in città." Esordisce Arthur appena ci sediamo al tavolo che ci è stato riservato.

"A me lo ha detto Edward questo pomeriggio."

"Va da lui?" Mi chiede iniziando a mangiare gli antipasti che ci sono stati serviti.

"Spera di no."

"Molto probabile, Harry ha solo fatto un salto a San Francisco ma sai come vive lui, sempre in tour."

"Non lo vedo da anni, dall'ultima partita a cui è venuto con Meredith."

"Io non capisco perché non se la sia ancora sposata, quella donna è un angelo."

"Ci saranno questioni personali. A parlar del diavolo, che dici la salutiamo?" Chiede guardandola da lontano mentre è in piedi vicino al backstage dove il suo compagno di sta preparando per lo spettacolo.

"Arthur! Ma certo che la salutiamo!"

"Meredith! Meredith! Siamo qui!" La richiamo e le faccio gesto di raggiungerci al tavolo.

"Venus! Ma da quanto tempo! Ciao anche a te Arthur. Vi trovo stupendi." Sorride radiosa come sempre anche se non capisco come sia già così pronta a mostrarsi perfetta davanti ai fotografi.

"Grazie, anche tu stai benissimo, a proposito, condoglianze per quello che è successo, ero mortificata quando l'ho scoperto." Meredith due mesi fa ha purtroppo subito un aborto spontaneo quadi alla fine della sua gravidanza che era stata super paparazzata e per cui tutti, soprattutto Harry erano entusiasti.

Anche io ero stata felice della notizia e avevo perfino recapitato un regalo alla coppia per la nascita, quando poi si è venuto a sapere ciò che era successo ne rimasi malissimo e ho preferito ritirarmi nel silenzio trovando inopportuno un mio ipotetico messaggio.

"Già, è stato un colpo durissimo dal quale ci siamo ripresa a fatica, forse abbiamo aspettato troppo per avere un figlio."

"No! Non perdere le speranze e riprovateci! Siete giovani e la medicina potrà senza dubbi aiutarvi, vedrete che ce la farete."

"Io non credo Venus, Harry ha cinquant'anni ormai, io quaranta, avevamo questo desiderio certo ma forse non è destino."

"Potreste sempre adottare, io non vorrei risultare seccante, non so cosa si dice in questi casi, io-"

"Non preoccuparti Venus, non è importante, per il momento è meglio che Harry si concentri sul suo lavoro, è sempre stato ciò che lo fa rinascere nei brutti periodi."

"Ciao ragazzi." Ci raggiunge dopo aver cantato il diretto interessato cui ormai qualche filo bianco riempie la testa. Il fascino invece non lo ha perso mai e la nuova generazione di ragazzine lo considera come un Patrick Dempsey quando io avevo la loro età.

"Beh di ragazzi abbiamo ben poco ormai, comunque ciao anche a te Harry, come vanno le cose?"

"Come uno a cui è morto un figlio." Risponde lapidario.

"Harry..."

"Meredith per favore, voglio solo finire questa cosa e tornarmene in albergo."

"Prova a godertela, ci sono anche i nostri amici-"

"I Sullivan sono tutto fuorché miei amici." E semplicemente se ne va.

"Io- scusate sono mortificata non so- oddio." Meredith si porta una mano sul petto e ha un'espressione da crocifissa ma le sorrido rassicurandola.

"È un uomo ferito Meredith, non preoccuparti di noi, raggiungi lui più che altro."

"Credo sia meglio lasciarlo sbollire per un po', sarà già in viaggio verso l'albergo. Prenderò un taxi."

"Possiamo accompagnarti noi se vuoi ma devi attendere che Arthur faccia il suo discorso, anche noi andremo via presto, c'è Grace a casa, anzi puoi venire a salutare i ragazzi se vuoi."

"Edward l'ho visto recentemente, è stato da noi quando ha fatto tappa a Los Angeles."

"Ah non me lo aveva detto."

"È stata una cosa decisa all'ultimo momento, immagini che Harry voglia passare più tempo possibile con lui, vuole vederlo crescere come può."

"Meredith non toccare questo argomento." La prego.

"No è solo che vederlo crescere, così simile a lui, e il fatto che poi nostro figlio sia venuto a mancare gli ha fatto ancora più realizzare che quello è il suo unico figlio e che avrebbe voluto fare tanto per lui."

"Ormai è andata così."

"L'hai fatta andare tu così." Commenta Arthur facendo spallucce.

"Non ti ci mettere anche tu, vi prego."

"Non volevo metterti a disagio o creare problemi." Meredith fa saettare lo sguardo tra me e mio marito.

"No, figurati, io ed Arthur abbiamo risolto la questione Edward tempo fa, anche se non è venuto su come doveva venire."

"Venus, è solo un ragazzo." Lo giustifica come sempre suo padre.

"Tuo figlio non sta bene, te lo dico io, un giorno di questi lo andiamo a prendere dalla questura e lo sappiamo entrambi."

"Mio figlio è un normalissimo adolescente, anche io ho fatto quelle cose, sembrano più gravi solo perché lui le fa davanti a tutto il mondo."

"Non so, non mi sento di comprenderlo come dovrei."

"Non puoi, ha modi di fare e di vivere troppo diversi dai tuoi che hai una scopa in culo da quando avevi tipo tre anni."

"ARTHUR!"

"

È vero tesoro, dovresti rilassarti a volte."

"Non è colpa mia, Grace è una bambina dolcissima e perfetta."

"Grace ha otto anni tesoro, dicevi lo stesso di Edward all'epoca."

"No."

"E adesso vorremo invitare sul palco la nostra stella polare! Arthur Sullivan!" Interrompe il nostro battibecco il presidente della società e Arthur abbottona la giacca per camminare in fretta verso il palco e prendere il microfono.

"Prova, sa sa, prova. Okay grazie mille ragazzi!" Tutti qui giù esplodiamo in un forte applauso per l'uomo che sorride orgoglioso sotto i riflettori.

"Ehm, io odio questa parte dell'anno cazzo, non potete semplicemente rinnovarmi il contratto?" fa una battura rivolgendosi ai dirigenti e tutti ridacchiano

"Va bene, mi tocca, da grandi potere derivano grandi responsabilità. Quest'anno è stato davvero prodigioso per noi, abbiamo ottenuto ottimi risultati nel Campionato ed essendo arrivati in finale, il nostro obbiettivo per l'anno prossimo è ovviamente evincerlo. Voglio ringraziare il nostro coach che è geniale cazzo, un applauso per Kapler, immenso! Voglio ovviamente ringraziare anche tutti i miei compagni di squadra, siete una seconda famiglia per me ragazzi, possiamo ancora fare tante cose. Voglio ringraziare tutti i tifosi che ci seguono perché senza di loro non saremmo davvero nulla. Voglio ringraziare i miei figli perché sono il motivo per cui faccio tutto questo. E poi è arrivato anche quel momento dell'anno, questo momento arriva da diciotto anni, i diciotto anni migliori della mia vita, sapete già di chi parlo, vero? Parlo di mia moglie, Venus ormai Sullivan, la donna della mia vita. Se i miei figli sono il motivo per cui gioco e vivo la mia vita, Venus è il motivo per il quale mi sveglio la mattina, non potrei mai sopravvivere un solo giorno senza di lei. Venus è fantastica anzi perfetta e io davvero auguro ad ognuno dei presenti in questa stanza di innamorarvi come io lo sono di lei. Comunque grazie mille per quest'altro anno insieme, vi adoro ragazzi e ti amo Venus."

My Aphrodite [h.s]Onde histórias criam vida. Descubra agora