20. Mi hai ascoltata

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"Torni a Roma per Natale?" Mi chiede Arthur mentre continua a mangiare arachidi seduto allo sgabello della 41b.

"No, è papà a salire a Redditch. Ma non ricordi nulla? Ho un esame subito dopo le feste e non posso permettermi di fare viaggi e perdere preziose ore di studio." Annuisce ed io sbuffo senza alcuna voglia di alzarmi dal letto dove il piumone mi avvolge.

"Già scusa, ho dimenticato, sono un po' stanco. Io invece sono felice di tornare ad Edimburgo, sai tra l'Università, te e questa storia dei San Francisco Giants ho proprio bisogno di una pausa per vedere i miei." Mi spiega.

"Se ci pensi siamo capitati proprio al momento giusto." Rifletto.

"Sì è piuttosto ironico che entrambi ci trasferiremo a luglio e che lo abbiamo progettato prima di incontrarci."

"Beh le nostre strade si divideranno comunque. Io andrò a Roma e continuerò l'Università, tu andrai a San Francisco e l'Università si spera che l'abbia già conclusa. A proposito, stai lavorando alla tesi di laurea?"

"Te l'ho detto sono impegnato."

"Arthur se non ti metti sotto col cazzo che i tuoi ti lasciano andare a San Francisco."

"Ho 22 anni Venus, sono io a decidere di andare a San Francisco a giocare per una squadra di baseball che partecipa alla National League americana." Dice con occhi sognanti.

"Sì ma non buttare tutti gli anni che hai trascorso qui, non avrebbe senso. Porta a termine il lavoro." Mi alzo finalmente dal letto convinta e Arthur ammicca nella mia direzione.

"Sai che forse ho tempo per un altro round prima di andare a preparare la valigia?" Si avvicina e mi circonda il busto.

"Non ci provare Sullivan, devo muovermi ed andare da Anne per farle gli auguri e portarle il mio regalo, questa sera arriva papà e tu devi seriamente sbrigarti visto che parti dopo il suo arrivo." Lui sbuffa ma mi sorride subito dopo ed io mi vesto con dei jeans e una felpa del college di cui ormai sono piena visto che il mio fidanzato fa parte della squadra sportiva dello stesso. Calzo le mie Stan Smith vecchie un'epoca e dopo aver indossato gli occhiali da sole vado da Arthur che è ancora incantato al televisore.

"Arthur ho detto muoviti. Queste sono le chiavi, ricordati di chiudere quando vai via." Gli lascio un bacio e scappo nella mia cinquecento. I paparazzi si sono notoriamente calmati per fortuna. Adesso ho una relazione stabile e quindi non do molti scoop o gossip, ho la normale vita di una ragazza della mia età, a parte qualche red carpet, e i fotografi mi aspettano lì anziché inseguirmi.

Io e mamma abbiamo imparato a gestire anche la mia privacy per quanto complesso possa essere, e finalmente abbiamo raggiunto un equilibrio nel nostro rapporto. Mi piace passare il fine settimana da lei e David, qualche volta ci sono anche Roger e Lucas e mi fanno sentire in famiglia, compensando l'assenza di mio padre.

Inutile dire che fremo all'idea di riabbracciarlo questa sera soprattutto perché conoscerà Arthur in aeroporto ed io credo davvero nella nostra relazione. Dicono che le storie alla nostra età non durino quasi niente, che Arthur è un astro del baseball che sta per trasferirsi dall'altra parte del pianeta e che ci lasceremo il giorno dopo. Arthur però mi rende davvero felice.

A proposito di lui, mi invia un messaggio in cui mi dice di passarlo a prendere alle 19:30 dal campus maschile per andare in aeroporto, alle 20:00 arriverà mio padre e alle 20:45 partirà il suo aereo per Edimburgo.

Parcheggio la mia cinquecento nel vialetto della villa Twist che per un po' di tempo è stato famigliare e raccolgo il pacchetto dove c'è il mio regalo, ovvero un braccialetto dell'amicizia in argento con sei ciondoli che rappresentano il nostro rapporto: uno è un libro per me che vado all'Università, un piatto di pasta per tutte le volte che abbiamo cucinato insieme, una stella per la popolarità che condividiamo, due ragazze stilizzate che si tengono per mano, la mia cinquecento e l'infinito.

Sono davvero soddisfatta del mio regalo e spero che le permetta di ricordare sempre la mia presenza in quella casa grande ma troppo solitaria per lei che è una donna-uragano.

Mi è davvero dispiaciuto dover lasciare la sua compagnia ma gestire tutte le cose da cui la mia vita è stata travolta era praticamente impossibile e purtroppo ho dovuto rinunciare alla sua compagnia quotidiana. Ogni qual volta ho del tempo però, vengo sempre da lei e abbiamo una delle nostre solite chiacchierate.

Cedar mi apre il cancelletto e mi sorride addirittura quando mi vede arrivare perché, anche per lui, sono una compagnia e un volto famigliare ormai. Mi tiro su gli occhiali da sole quando mi fermo davanti alla porta dove aspetto che Anne mi venga ad aprire.

Lei appare pochi istanti dopo con un sorriso a trentadue denti, mi salta subito addosso abbracciandomi e salutandomi, mentre noto una ragazza bionda, alta e davvero molto carina che è al suo fianco e a cui sorrido tendendole la mano.

"Ciao, sono Venus. Tu devi essere Gemma, piacere di conoscerti." Le due donne scoppiano a ridere.

"No sono Stella, la fidanzata di Harry." Si presenta ed io mi scuso della gaffe mantenendo il sorriso. Lei è davvero un angelo, bellissima e sono felice che anche Harry abbia messo la testa apposto trovando una ragazza per lui.

"HARRY! VIENI A SALUTARE VENUS!" Grida come sempre sua madre. Il riccio fa capolino dal soggiorno e mi sorride venendo addirittura ad abbracciarmi.

"Ciao Venus, non sai quanto tu mi sia mancata." Mi sussurra ed io un po' stranita ricambio.

"Anne questo è per te." Le porgo il mio sacchetto.

"Cara ma non dovevi, mi trovi impreparata, io non ti ho fatto alcun regalo." Si dispiace.

"Te ne ho fatto uno io, aspetta che vado a prenderlo dalla valigia, io e Stella siamo arrivati poco fa." Quest'ultima mi sorride ed io le ricambio mentre continuo a rimuginare sul fatto che Harry mi abbia fatto un regalo. Adesso mi sento un po' in colpa ma non credevo mi avrebbe fatto un diavolo di regalo o che sarebbe stato qui oggi e a quest'ora.

"Tieni." Mi dà un'enorme scatola che io metto da parte.

"No aprilo adesso, a Natale non credo staremo insieme ed io voglio vedere la tua faccia mentre lo apri." Gli sorrido e la porto nuovamente in avanti iniziando a sciogliere il nastro un po' stretto con pazienza e a levare la carta delicatamente.

"Ma strappala!" Mi incita Stella ridendo ed io la accompagno.

Quando apro la scatola rimango stupefatta.

"Harry! Ma questa è la racchetta di Novak Djokovic! Autografata da lui! O mio Dio Harry!" Metto da parte la racchetta e gli salto addosso riempendolo di baci emozionata. Scendo subito da lui un po' imbarazzata quando mi rendo conto della situazione e guardo Stella.

"Scusa." Le dico.

"Non fa nulla." Mi sorride lei.

"Grazie Harry." Gli sorrido poi e lui ricambia facendo comparire una sua fossetta.

"Non è niente di che."

"Significa molto, significa che mi hai ascoltata e non avevi solo intenzione di arrivare all'obbiettivo." Gli dico sincera alludendo alla nostra serata e lui sfrega una mano sulla sua nuca imbarazzato e sorridente.

"Bravo il nostro Harry!" Commenta Anne accarezzandogli una guancia e sorridendoci, io continuo a far saettare il mio sguardo tra lui e la racchetta per il miglior regalo che abbia mai ricevuto.

My Aphrodite [h.s]Where stories live. Discover now