39. È solo curioso

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"Venus, me lo avevi promesso!"

"Lo so cosa ti avevo promesso Arthur ma rimane comunque la mia vita e sono io ad avere l'ultima parola, ricordalo."

"Non è giusto Venus, per la tua codardia stanno pagando troppe persone. Ci condanni a dover coprire un segreto immenso."

"Stai pagando anche tu Arthur? Cosa stai cercando di dirmi? Che non vuoi più prenderti cura di lui?"

"Non sto dicendo affatto questo Venus, Edward ha il mio cognome, mi chiama papà ed è mio figlio a tutti gli effetti, anzi sono geloso di tutta questa situazione, che qualcun altro sia suo padre senza aver fatto per lui quello che ho fatto io, ma basta Venus, basta davvero. Harry merita di saperlo e anche tu meriti di sapere quale sarà la sua reazione."

"Arthur! Harry è un uomo di quarant'anni che non riesce neanche a sposarsi! Come dovrei dirgli una cosa del genere?"

"Stai scherzando Venus? Non è quello il punto e lo sai benissimo. Harry voleva sposarti quando ne aveva trenta di anni, o te lo sei dimenticata? Semplicemente lei non è te. Io ti amo Venus e sono sicuro che in qualche modo anche tu mi ami ma passo oltre al mio possesso quando ti dico che ad Harry brillavano gli occhi ieri."

"Domani partiremo e torneremo alla nostra vita di sempre Arthur, questa sarà solo una parentesi. Rivedremo Harry solo a qualche altro matrimonio o festa importante. Lui non fa parte della nostra vita."

"Come puoi dirlo? È suo padre. È la sua fotocopia soprattutto."

"Sì fa una certa impressione vederli vicini, Edward somiglia a me solo per i capelli."

"Speriamo bastino per non far venire sospetti a nessuno, oltre ad Harry chiaramente. Lui deve saperlo."

"No, non credo che lo saprà e adesso finisci di sistemare la valigia, io scendo giù nel salone dell'hotel dagli altri."

Mi chiudo la porta della stanza alle spalle e prenoto l'ascensore con le mani nelle tasche dei pantaloni morbidi mentre il caldo di giugno mi soffoca data la sua umidità. Quando arrivo nel salone, una simpatica scenetta mi appare davanti agli occhi. Edward è sulle gambe di Harry, stanno guardando qualcosa dal suo telefono e quando mi avvicino capisco che stanno sfogliando la sua galleria mentre mio figlio, curioso come sempre si fa tutti gli affaracci del moro.

"Edward, non dare fastidio ad Harry e vieni qua."

"No, non preoccuparti non mi dà fastidio." Mi risponde subito e così anche io prendo posto sulla poltrona accanto alla loro e inizio a sfogliare una rivista che ha me sulla copertina.

"Mamma, tu ed Harry siete amici?" Mi chiede poi quel monello di sei anni.

"Sì, io ed Harry siamo amici."

"E perché non lo conoscevo?"

"Non ci vedevamo da molto tempo."

"E perché?"

"Perché abita lontano."

"Non è vero, Harry abita a Los Angeles ed è più vicino di zia Ada, zia Bev e zia Leen."

"Edward, basta con queste domande."

"Come vi siete conosciuti?" Alzo gli occhi al cielo e sbuffo lasciando la sua domanda senza risposta.

"Mamma? Come vi siete conosciuti tu ed Harry? Mamma? Mamma?"

"Io e tua madre ci siamo conosciuti quando lei andava al college." Risponde al posto mio Harry sorridendo verso il bimbo.

"Non devi, lui deve imparare che deve stare al suo posto." Rimprovero mio figlio.

"No, non preoccuparti, è solo curioso."

"Fin troppo."

"E tu ti sei presentato a lei?" Continua il figlio del demonio verso quello che è suo padre.

"No non è andata proprio così, tua madre lavorava per la mia e così stringemmo amicizia, ci trovammo bene fin da subito."

"E quindi conoscevi anche papà?"

È lui tuo padre George. Proprio mentre stavo per decidermi a dire queste benedette parole, i genitori di Ada si siedono con noi nel salotto attendendo che arrivino i neo sposini e fare la nostra ultima cena tutti insieme.

"Buenas tardes a todos, amici miei!" Il padre di Ada, Enrique, entra con il suo solito comportamento allegro.

"Buenas tardes Enrique! Como estas?" Ci provo anche io sorridendo.

"Molto bene mia cara Venus, mi amor tu eres siempre asì linda!"

"Tu eres muy bueno señor Enrique."

Mi fa il baciamano facendomi ridere e si siede accanto alla sua signora, anch' essa divertita. Poco dopo siamo tutti nel salotto e ci rechiamo verso il grande tavolo allestito per questa cenetta piena di tutti i nostri amici intimi. C'è la famiglia e qualche amico di Chad, gli sposi, la famiglia stretta di Ada, Bev e Lucas, Leen, Harry e Meredith, mamma e David e papà, l'unico che ancora manca purtroppo è Arthur.

Do il permesso di iniziare la cena nonostante la sua assenza ed inizio a chiamarlo insistentemente fino a quando dopo venti minuti appare parecchio nervoso.

"Che fine avevi fatto? E poi cosa è successo? Hai una faccia..."

"Stavo finendo di sistemare le valigie per stasera, tutto apposto Venus, non preoccuparti." Mi lascia un bacio sulla guancia e mi sorride rassicurandomi, poi scompiglia i capelli a Edward per salutarlo ma lui è ancora preso dalla conversazione con Harry che infatti è seduto accanto a lui.

"Come mai sono vicini?"

"Sono arrivata ed Edward era da lui, sai com'è tuo figlio."

"Già, mio figlio."

"È tuo figlio Arthur, sei l'uomo che l'ha cresciuto- accarezzo entrambe le sue guance con le mie mani e lo guardo negli occhi sorridendo- tu gli vuoi bene più di chiunque altro in questa stanza, sei il più meritevole di quell'appellativo, non c'è bisogno di stupido sangue." Ridacchio e lui mi accompagna mentre ricominciamo a mangiare fino a concludere la cena con un bicchiere di vino e qualche aneddoto dei buoni vecchi tempi.

"Vi ricordate la prima partita di Arthur a cui andammo? Svaligiammo lo stand dei tifosi." Bev ride ricordando quel giorno.

"Puoi prestarmi una felpa? Potrebbero riconoscermi! Venus Giove tu sei una sfigata." Continua Chad.

"Ma va a farti fottere Chad." Dico tappando le orecchie di mio figlio.

"Se ci pensate ne abbiamo fatta di strada eh!" Commenta Arthur.

"E ne avete ancora tanta davanti! A quando il secondo?"

"Si spera a breve, nonostante ci sia una cosa da fare prima." Mi lancia una frecciatina ed io rotoe gli occhi.

"Cosa vorresti fare, sentiamo."

"Vorrei sposarti Venus."

"Oh non credere che potresti davvero cavartela così, dovresti tipo metterti in ginocchio o quelle cose." Ridacchio. Arthur si alza e si mette in ginocchio accanto a me che sono seduta e che mi sono voltata verso di lui confusa.

"Basta così? Adesso posso chiederti di sposarmi?"

"No non basta, ci vorrebbe anche l'anello." Provo ancora a non realizzare il tutto ma quando Arthur esce un cofanetto dalla sua tasca non ho più dubbi. Gli altri iniziano a riprendere con i loro telefoni e sono sicura fossero tutti d'accordo.

Il cofanetto si apre e rivela un maestoso tirilogy con diamanti grandi quando le mie unghie.

"Adesso Venus Giove? Vuoi sposarmi?"

"Arthur. Ma lo stai dicendo sul serio?"

"Certo, voglio che tu sia mia moglie." Mi guardo intorno ma non presto davvero attenzione mentre un sorriso nasce spontaneo sul mio volto e lacrime di gioia continuano ad apparire tra le mie palpebre mentre annuisco freneticamente.

"Sì! Certo che lo voglio! Oddio Arthur!" Mi infila l'anello mentre sorrido e appena è al sicuro gli salto addosso per riempirlo di baci. La tavola è esplosa in un applauso nonostante una singola persona si distingua per avere le mani immobili e lo sguardo perso nel vuoto.

My Aphrodite [h.s]Where stories live. Discover now