43. Ha creduto in me

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Quando chiudo la soglia alle mie spalle, è inevitabile che le lacrime scorrano sul mio volto e mio figlio scappa subito verso di me che nel frattempo sono scivolata a terra con la schiena poggiata sulla porta.

"Perché piangi? Harry è stato cattivo con te?" Mi volto verso di lui e gli poggio una mano sul viso. È vero, Edward gli somiglia così tanto, hanno gli stessi occhi verdi, le fossette sulle guance e spero davvero che crescendo perda tutte queste somiglianze, non vorrei mai un Harry che giri per casa, sarebbe davvero la mia morte.

"Sì Edward, Harry è una brava persona ma non con la mamma, lui non mi vuole bene, tesoro." Il bimbo mi guarda confusa mentre anche Arthur ci ha raggiunti.

"Harry non è un tuo amico?"

"No, l'ho detto solo perché non volevo rovinare il matrimonio di zia Ada ma lui non è un mio amico."

"Se non è un tuo amico allora non sarà neanche un mio amico." Incrocia le braccia e contrae il suo volto in una smorfia arrabbiata. Io sorrido mentalmente e lo avvicino a me stringendolo in un abbraccio.

"Bravo Ed, non parlarci più con Harry, a lui non sta simpatica la nostra famiglia."

"Va bene." E corre di nuovo via probabilmente a giocare. A volte vorrei avere la sua leggerezza nel fare le cose, vorrei tornare a quando avevo la sua età, c'era perfino ancora mia madre a casa con mio padre.

Arthur mi guarda con occhi indecifrabili, poi sbuffa e si china passando un braccio sotto le mie ginocchia e uno dietro la mia schiena, mi solleva e mi porta su, fino alla nostra camera da letto senza emettere suono.

"Dì qualcosa, ti prego." Dico dopo un po' che giriamo in tondo entrambi per la stanza.

"È solo che non ti capisco Venus, anche questa cosa che hai detto adesso per allontanare il bambino, che male gli faceva parlare qualche volta con Harry?"

"Ma non dovresti tipo odiarlo?"

"Lui è suo padre Venus-"

"Sei tu suo padre. Sei tu che lo hai cresciuto."

"Lo avrebbe potuto fare anche lui, non è un idiota, eri tu la ragazzina e cazzo avrei dovuto dirti che stavi facendo una stronzata, non assecondarti."

"Ma che cazzo dici?"

"Venus, io ti amo, e amo ancora di più Edward ma inizio a pensare che tutto questo sia davvero una cazzata. Ormai l'ha scoperto, perché continuare con questa farsa?"

"Hai idea di quante ripercussioni può avere questa cosa su Arthur? Perché se glielo dici, devi dirgli la verità, e io non ho alcuna intenzione di farmi odiare da mio figlio. Cazzo ma perché nessuno mi capisce?"

"Perché questa cosa è da pazzi Venus! Ormai lo sa!"

"Gli ho confermato che non è così!"

"E tu credi che lui ti abbia creduto? Ma che cazzo ti passa per la testa? Quella che hai fatto è una cosa perfida, tu sei cattiva Venus e io forse non so se voglio una persona del genere al mio fianco."

"Tu non c'entri con questa storia Arthur e non ti ci mettere anche tu."

"Sono suo padre Venus, come posso non c'entrarci? Allora, non dici nulla? Decidi. Chi è il padre di Edward? Io o Harry? Perché questa cosa non può dipendere da come ti svegli la mattina, prendi una decisione, fallo oggi e fai in modo che sia per sempre."

"Sei tu Arthur, ti sto per sposare, abbiamo cresciuto Edward insieme e ho un progetto di famiglia con te, tu sei il mio principe azzurro Arthur, sei il mio lieto fine e lasciamoci tutto il resto alle spalle." Lo dico con tono esausto perché è così che mi rende tutta questa storia, ma lo sguardo del rosso che ho di fronte mi fa anche capire che ho raggiunto un traguardo, che finalmente questa storia può dirsi finita ed è ciò che mi basta.

"Me lo dai un bacio Venus?"

"Te ne do mille." Mi alzo sulle punte e stringo il suo viso tra le mie mani per cercare di contagiarmi della sua bontà e sicurezza, lo bacio come non ho mai fatto. Una parte di me vorrebbe ancora che al suo posto ci fosse Harry, una parte di me pensa ancora che non amerò mai Arthur come ho amato Harry, ma l'amore non basta ed è per questo che preferirò per sempre e sceglierei altre dieci mila volte Arthur.

Lo stesso Arthur che ha preso a sbottonare la mia camicetta facendo passare le sue mani un po' sudate ma che mi accarezzano con parsimonia, come se avesse paura che da un momento all'altro io possa rompermi, forse perché è l'unico che si è reso conto del fatto che potrei davvero essere così.

Mentre ci uniamo riesco solo a pensare a quanto Arthur abbia fatto per me, a quanto mi ama e a quanto riesce a trasmetterlo, a tutte le volte che si è preso cura di me mentre avevo la febbre, a tutti gli out che mi ha dedicato, a tutti i momenti in cui c'è stato per Edward, al cornetto ogni domenica mattina, ai mille viaggi per andare in Italia da papà o in Inghilterra dalle mie amiche e da mamma, a tutta la pazienza che ha avuto in generale con me.

Lui non mi ha solo sopportata per tenermi lì zitta e buona, lui ci ha creduto davvero in me, è l'unico che ha investito in me quando ho iniziato a distaccarmi dalla carriera di modella per creare la mia linea e il successo di questa può essere dedicato solo a lui.

Arthur mi è stato accanto durante il mio pesante percorso di crescita, ha deciso di avermi vicina con tutti i miei difetti ed ha saputo andare oltre lo sfruttarmi per qualche copertina, è andato oltre la mia fama, lui non mi ha mai fatto del male, neanche involontariamente.

Non è stato sempre rose e fiori, abbiamo litigato mille volte ed è stato via di casa anche per mesi ma in pubblico mi ha sempre portata su un piedistallo, mi ha sempre trattata come una regina e non mi ha mai fatto venire nessuno dubbio sulla sua fedeltà.

Quando finalmente mi poggio sul suo petto, lui gioca con i miei capelli biondi e mi scosta la frangetta dalla fronte mentre mi guarda sorridente.

"Siamo veramente disgustosi, c'è Edward a casa."

"Al massimo avrà sentito un po' di amore ed è tutto ciò che voglio senta nostro figlio."

My Aphrodite [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora