Capitolo 13

332 32 86
                                    

Mi sdraiai sul letto sfinito.

Non mi ricordavo che la scuola fosse così massacrante.

Mi portai un braccio sopra gli occhi per riposarmi un attimo, la testa che martellava come se avessi un concerto degli Skillet racchiuso nella scatola cranica.

Nessun professore si era risparmiato a farmi capire quando adorassero la mia fantastica presenza. E anche il pomeriggio era stato peggiore dell'inferno.

Ma vaffanculo.

Tolsi il braccio e presi il cellulare. Non avevo compiti per il giorno dopo ma anziché portarmi avanti con quelli degli altri giorni, giusto per non sopperire a farli e a ridurmi all'ultimo secondo, cominciai a spulciare tra i profili social dei miei compagni e pure dei tre Nerd.

La maggior parte erano anonimi pieni di cose che sinceramente non mi facevano ne caldo ne freddo.
Quelli dei nerd erano ricchi di quei fumetti che tanto piacevano ad Akira e questo mi fece salire una certa dose di gelosia acuta. Anch'io avrei cominciato a farmi una cultura di fumetti cinesi...coreani...oh bè insomma, quello che erano.

Entrai distrattamente anche in quello di Ippolito che era pieno di foto di lui in allenamento e anche qualche scatto preso dalle partite che aveva giocato.

Tutto di quelle foto urlava con spietatezza tutto quello che avevo perso. Dovevo esserci io su quelle foto, a sorridere ai tifosi, a segnare e aggiudicare la vittoria alla squadra cin magari il goal decisivo. Ippolito era la seconda scelta che era stata selezionata se avessi rifiutato la proposta di giocare in serie A. Sinceramente parlando solo un idiota avrebbe detto di no, ma ironia della sorte era stato il destino a decidere per me.

Stronzo di un karma!

Seccato a livelli massimi passai all'account di Agnese sfruttando la menzione sotto una foto, che si perdeva tra quelle calcistiche, in cui lei avvinghiata a Ippolito aveva la lingua di quest'ultimo quasi in fondo alla gola. Sinceramente parlando mi faceva abbastanza orrore.

L'account di Agnese non era poi così tanto cambiato dalle ultime volte che l'avevo spulciato (ora che ci pensavo era da quando avevo fatto pace con Akira che non avvertivo il bisogno di spettegolare i profili altrui...almeno fino a quel giorno). Era sempre ricca di foto con lei che indossava i capi di abbigliamento più disparati ma si vedeva che li sceglieva e abinava con estrema cura. Era stata costretta dai suoi genitori a fare biotecnologie sanitarie, un verità il suo sogno era fare la stilista o la fioraia, ed ecco l'altra parte di foto che campeggiava bel profilo. Riusciva a far crescere di tutto al contrario mio che avevo provato a curare un cactus e questo, da sano e forte come un pesce, era morto stecchito in meno di due giorni. Ce ne voleva a uccidere una pianta grassa per scarsità d'acqua.

E poi scorrendo più in giù dove non avevo avuto di scendere da dopo l'incidente trovai le foto che aveva con me. A differenza di Ippolito che le aveva cancellate tutte dalla faccia della terra come se avesse avuto paura si essere collegato a me come amico, lei le aveva conservate tutte.

Dai nostri baci, le nostre uscite con amici o intime. Ecco una dove la stavo baciando alla fine di una partita disputata come amichevole con la squadra che mi avrebbe preso a giocare. Ed eccone un'altra ai baracconi dopo che le avevo vinto un peluche di un orso gigante (a farlo stare sul bus senza molestare la gente era stata una tragedia greca).

Avvertì che inconsapevolmente gli occhi cominciavano a inumidirsi. Maledetti ricordi e maledetta Agnese che sembrava illudermi che tenesse ancora a me malgrado il suo comportamento.

E poi la vidi. Era la foto fatta a una foto cartacea, dato che quando era stata scattata venivano fatte ancora con i rullini (sembrava di essere nell'era preistorica), in cui c'eravamo io, Agnese e Ippolito all'ultimo anno di asilo. Sorridevamo soddisfatti all'obiettivo come se fossimo dei grandi avventurieri tornati vittoriosi dal loro viaggio. Ovviamente com'era quasi solito avevo dei cerotti anche in faccia, viste le mie cadute dagli alberi, Agnese aveva i pantaloni visibilmente macchiati di erba e fango mentre Ippolito, l'unico timido che sembrava voler sfuggire alla immortalazione del momento, sembrava quello messo meglio.

È Tutta Una Questione di ChimicaWhere stories live. Discover now