Capitolo 35

134 10 2
                                    

Di tutte le idee pessime che avevo avuto nella mia vita, quella doveva essere una delle peggiori.

Perché mi ero lasciato trascinare in quella situazione?

Potevo mettere a tacere il mio cazzo d'orgoglio una volta tanto?

Non ero mai stato un amante dello studio, da quando conoscevo Akira avevo iniziato a fare un poco di più ma non avevo acquisito tutta quella voglia di prepararmi alle gare della chimica, almeno non in modo serio.

Per dimostrare che non ero scemo come ci si sarebbe potuti aspettare da uno come me avevo accettato di sottopormi a quella tortura.

Già di chimica non facevo abbastanza in classe la mattina? Perché prolungate l'agonia?

Dovevo essere diventato un masochista.

«Ripetimi ancora una volta del perchè mi trovi qui anziché spaparanzato sul letto a fare nulla».

Akira stirò le labbra in un sorriso, alzando gli occhi al cielo.

«Per arricchire le tue conoscenze in materia e perché vorresti battere il tuo compagno nella competizione?»

Sentirmelo dire mi fece sentire ancora più stupido di quello che ero in realtà.
Abbassai la testa, sbattendola contro il banco. «Voglio morire» mugugnai.

«Non preoccuparti, ci sarò io a farti da spalla su cui piangere».

Ruotai il capo verso di lui, osservandolo con sguardo tradito. «Quand'è che arriveresti alla parte in cui mi tiri su di morale?»

Lui appoggiò il capo contro il palmo della mano sempre continuando a sorridere.

«Dovresti smetterla di non avere fiducia nelle tue capacità».

«Di quali capacità parli? Per esempio quella di parlare prima di pensare ritrovandomi in situazioni come questa?» domandai retoricamente.

«Anche» annuì. Speravo che negasse per consolarmi ma Akira era troppo sincero anche solo per mentire a fin di bene, e questo era uno degli aspetti che mi aveva fatto innamorare di lui.

Gettai un'occhiata a ciò che mi circondava. Tutti eravamo seduti attorno al tavolo lungo e rettangolare che si trovava in aula magna, l'unica sala presente nella scuola in cui potevamo starci senza correre il rischio di morire sardinati. E per tutti intendevo i masochisti che si erano presentati di loro spontanea volontà, con una eterogeneità di età. Andavamo dai primini fino a noi di quinta. Quelli di prima si riconoscevano per lo spaesamento con cui si guardavano attorno. Sembrava che fossero stati costretti indirettamente a partecipare dai loro prof, per questo provai compassione per loro. Quelli di quinta erano solo sei, compreso il sottoscritto, di cui solo Akira dei BA, io e Quattrocchi di BS (evento raro perché di solito la nostra sezione non partecipava) e i rimanenti di CM, chimica dei materiali, due ragazze e un ragazzo dalla faccia abbastanza simpatica ma con cui non avevo mai colloquiato e che non avevo avuto in classe nel biennio. Ero posizionato all'esterno del lato lungo opposto alla porta d'entrata con a fianco Akira. Quattrocchi era seduto di fronte a me ed era da un po' che mi osservava.
Se non fosse che era entrato il prof di impianti di CM e analitica ai BA, che aveva portato il silenzio in aula, gli avrei fatto dono di un bel dito medio.

I prof erano due, uno che si sarebbe occupato dei ragazzi del biennio e uno per il triennio. Ai più piccoli era toccata la prof di organica, la prof Liguori, una donna sulla sessantina e prossima alla pensione, abbastanza bassa e rotondetta molto dedita al suo lavoro. Il suo unico difetto era che parlava molto lentamente, e talvolta mi perdevo durante la spiegazione dopo magari un attacco di abbiocco, dato che era la mia prof di materia. Forse per questo non appena mi aveva visto aveva alzato un sopracciglio con fare dubbioso. Grazie prof per avere fiducia nelle mie capacità.

È Tutta Una Questione di ChimicaWhere stories live. Discover now