Capitolo 2

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«Vecchio non si direbbe, dato che sarò io il tuo tutor».

Doveva essere senza dubbio uno scherzo. E uno di pessimo gusto.

Lo squadrai da capo a piedi e lui sostenne impassibile il mio sguardo. Degli occhi così fermi, così come l'apparente mancanza di emozioni, non erano di certo di natura umana. Doveva essere senza dubbio un automa. Oddio! Un automa con il compito di farmi il lavaggio del cervello. Ma mai gliel'avrei permesso. Parola di Luca Tremonti.

Lui dovette aver percepito i miei pensieri perché socchiuse appena gli occhi, le ciglia lunghe che gli solleticavano la pelle.

«Qualcosa mi dice che non sono esattamente la persona che ti aspettavi, o sbaglio?»

Noooo, mi aspettavo un vecchio in tutù che ballava con il monociclo facendo il giocoliere con i birilli.

Certo che questo ragazzo spiccava proprio di intelligenza. Ma allora perché era qui?

Come risposta mi limitai ad assottigliare le labbra ma lui non parve prendersela.

«Se il gatto ti ha improvvisamente mangiato la lingua o l'hai ingoiata, ed è quello che spero, lascia che mi presenti. Sono Akira Vinciguerra e nelle prossime settimane sarò la tua ombra, il tuo sensei*. Temo che con me rimpiangerai di aver saltato così tanti giorni di scuola».

Mi sorrise accondiscendente ma sotto il velo della pelle mi pareva di vedere una certa sadicità. Era un demonio travestito da angelo. E mia madre aveva deciso di lasciarmi in sua balia? Doveva essere del tutto fulminata.

E fu dopo che la mia mente ebbe registrato il nome che capì quasi subito il motivo per cui non mi era del tutto estraneo.

Avevo letto di lui sul sito della scuola dato che era arrivato primo alle gare di chimica e secondo a quelle nazionali, insomma un genio delle materie scientifiche.

E allora che cazzo ci faceva con me che frequentavo il corso sanitario che si, era sempre scientifico, ma era considerato il corso dei casi umani?

Quando sfacciatamente glielo chiesi lui si limitò a sorridere. Stronzo.

«Sarò anche di biotecnologie ambientali, ma so dimesticarmi anche nelle materie del corso sanitario. In fondo ci sono solo poche differenze».

Spilungone e intelligente, un'accoppiata che mi aveva sempre fatto nauseare.

E poi che aveva da fissare dall'alto in basso?

Ah si vero, ero seduto sulla sedia a rotelle, quindi finché non avessi avuto di fronte un hobbit tutti mi avrebbero fissato in quel modo.

«Va bene genio cinese. Adesso spiegami come hanno fatto a convincerti a venire qui» dissi irritato dalla sua semi sfacciataggine.

I suoi occhi si rabbuiarono e incrociò le braccia al petto. «Mi secca dirtelo ma sono per metà giapponese non cinese. E per tua informazione sono qui per i crediti extra».

Già, avevo sentito di quell'idea presa d'esempio dalle scuole americane dove si facevano attività extra per ottenere più punti alla maturità ma pensavo l'avessero accantonata vista la dubbia utilità. Ma a quanto pare il preside era di tutt'altro avviso. Evviva.

«Quindi non riuscirò a farti cambiare idea giusto, Occhioni a mandorla?»

Vedevo che era infastidito e la cosa mi faceva più che godere. Sorrisi in modo innocente e questo lo fece rabbuiare di più.

«No, non ti libererai facilmente di me. Sono disposto a tutto per svolgere al meglio questo incarico e che tu lo voglia o no assimilerai ogni cosa che ti sei perso».

È Tutta Una Questione di ChimicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora