Capitolo 21

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Mi svegliai con la voce di mia madre tutta esaltata.

Gettai un'occhiata alla sveglia constatando che erano solo le nove del mattino. Da quando non facevo più il tutoraggio con Akira, nei weekend mi svegliavo come minimo a mezzogiorno, per poter recuparare le ore di sonno che perdevo durante la settimana.

Mi stiracchiai e mandai un messaggio di buongiorno ad Akira, dandomi del perfetto idiota. Perché continuavo ad assillarlo quel povero ragazzo? Mica stavamo insieme!

A quel pensiero arrossì. Che idee mi passavano per la testa, per di più di primo mattino?

Urgeva rinfrescarmi le idee. Per questo mi sedetti sulla sedia a rotelle per raggiungere il bagno, ma non prima di aver fatto scivolare il telefono nella tasca della felpa che indossai. Malgrado fosse metà dicembre e ancora autunno faceva abbastanza freddo. Quando avevano intenzione di accendere i caloriferi?

Fu mentre mi sciaquai il volto con l'acqua fredda (manco la neve era così gelida!) che mi arrivò la risposta di Akira.

Ma perché continuava a darmi retta? Dovevano farlo diventare un santo!

Non mi aspettavo, però, che fosse un tipo così mattiniero.

Ovviamente con la scarsa curiosità da pettegolo che mi caratterizzava gli domandai cosa stesse facendo.

Lui di rimando mi mandò una foto dal lavoratorio di microbiologia.

Sorrideva all'obiettivo e indossava il camice che gli stava da dio...cioè gli donava una certa aria da scienziato. Ecco, nulla più.

Per un attimo pensai se fosse impazzito ad andare a scuola a che di sabato ma subito dopo mi ricordai che c'era l'Open day. Doveva avermi accennato il giorno prima qualcosa, ma preso da chissà pensieri profondi come pozzanghere mi era quasi del tutto sfuggito.

"E ti stai divertendo?" scrissi ancora.

"Un po', anche se il nostro obiettivo è rendere più apetibile la scelta della nostra scuola. Sai che ci sarebbe stata bene anche la tua presenza?"

"Seeeh come no. I prof mi adorano così tanro che mi vorrebbero vedere anche di sabato" risposi con sarcasmo. Sinceramente mi immaginavo quasi tutti i miei prof a ballare la macarena per festeggiare la mia non presenza.

"Non essere severo con te stesso. Sono certo che se imparassero a conoscerti veramante cambierebbero senza dubbio idea".

"Sei troppo ottimista".

"Te stesso e il mondo ti sminuiscono, Luca-chan" ribattè e a quelle parole ebbi un tuffo al cuore. La sincerità con cui Akira mi parlava era disarmante e di fronte a queste constatazioni così scritte non sapevo mai come comportarmi. Anche perché se lui ci credeva perchè non dovevo farlo io?

Feci per ringraziarlo quando fui interrotto dal bussare alla porta.

«Luca hai finito in bagno? Vieni che c'è una sorpresa» disse mia madre dalla parte opposta della porta.

"Scusami Aki ma ti devo lasciare. Ci sentiamo dopo" lo salutai e lui mi rispose prontamante con un pollice alzato.

Rimisi il cellulare nella tasca della felpa e uscì dal bagno per dirigermi verso il soggiorno, da cui sentivo provenire la voce di mia madre.

Quando entrai rimasi fermo sull'uscio.
La stanza era disseminata di qualche oggetto destinato ai felini, ma ben poca roba ripetto a quella che avevo elencato mentalmente e ad Akira che pensavo servisse per un gattino.

Mia madre reggeva tutta soddisfatta un portantino rosso e blu (combinazione peggiore non poteva trovarsela?), sul divano erano poggiate invece una lettiera azzurrina, una cesta riempita da un morbido cuscino, qualche giochino di dubbia entità e un collarino anch'esso azzurrino.

È Tutta Una Questione di ChimicaWhere stories live. Discover now