26 | Guardati le spalle

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L'ennesimo sospiro amaro di sconforto e irritazione lasciò le mie labbra. Molta irritazione. Decisamente molta.

Ritornare a scuola quel giorno, solo per gli esami di fine anno, fu più noioso e stressante di quanto mi fossi immaginata. Il ruolo di studentessa modello non mi apparteneva per niente, soprattutto in quei giorni, ma di un diploma aveva bisogno anche la sottoscritta, quindi stringere i denti e sfoggiare un sorriso di circostanza era la mia unica scelta. Nonostante continuassi a guardarmi sempre le spalle da sola, sapevo che i due bestioni che mi seguivano ad ogni passo a distanza, stavano facendo del loro meglio per farmi rimanere in vita. Cercai di non fermarmi di fronte le occhiate curiose di nessuno degli studenti, nonostante l'insistenza fosse palese anche dietro i miei occhiali da sole neri come la pece. Ero la stramba ragazza dai capelli rossi che, dopo essere improvvisamente sparita per qualche tempo, tornava alla casa base e faceva nuovamente parlare di sé. Ma dove era mai finita la mia carissima amica labbra da canotto? Non vorrei mai che si sentisse sola, povera stella!

Ero già pronta a torturare un altro po' la mia amica Barbie, quando da lontano intravidi la figura di Christopher avanzare sicura, fin troppo per i miei gusti, verso di me. Non preannunciava sicuramente nulla di buono tutta quella sicurezza.
«Dobbiamo parlare.» Ma anche no. Quando c'era il Mancino al suo fianco, stava muto come un pesce lesso, ma quando eravamo a scuola in mezzo al solito branco di pecoroni, pensava di potermi comandare? Senza dubbio aveva sbagliato persona.
«Non ho nulla da dirti.» Se pensava di avere una chance, sbagliava di grosso. Quando aveva avuto l'occasione di parlare era rimasto zitto, io non avevo più tempo da perdere a causa sua.
«Beh io sì.» Strinse gli occhi e fece un altro passo verso di me. Pensava di intimorirmi per caso? La sua stazza era ingombrante e il suo sguardo più che scocciato, mi sembrava quello di un bambino che voleva giocare a fare l'adulto. Chris non era capace.
«Non mi interessa.» Trattenni il tono della voce per quanto possibile, cercando di rimanere neutra. Mi agitava la sua presenza, mi faceva sentire fuori posto e questo non mi piaceva. Io avevo chiuso con lui, sia fisicamente che mentalmente, eppure la sua presenza riusciva ancora a farmi sentire fuori posto. Mi turbava a tal punto da non riuscire ad essere del tutto lucida. Ancora una volta mi ero sopravvalutata, un errore grossolano che non avrei mai più dovuto commettere o avrebbe segnato per davvero la mia disfatta definitiva.

«Xeni sono serio. Devo dirti delle cose che potrebbero salvarti il culo.» Chris era agitato e, sebbene nel profondo del mio cuore un po' di dispiacere c'era, non mi sarei mai più fatta mettere i piedi in testa da nessuno. Soprattutto non da un uomo.
«Forse non mi sono spiegata bene.» Iniziai, conscia di essere a tanto così dal perdere il controllo.
«Ho smesso di ascoltarti. Ho smesso di perdere tempo con le tue bugie. Ho smesso di crederti da molto tempo e non intendo farlo nemmeno ora.» Quasi tremavo, tanta era la foga con cui avevo sputato fuori quelle parole. Ero arrabbiata ed ero ferita.
«Xeni io-» Christopher tentò ancora una volta di parlare e dare sfogo a tutte le sue finte scuse, di cui non me ne importava più nulla. Ero stanca.
«Oh finiscila! Non fare finta di tenere a me, dopo tutto quello che è successo!» Berciai ancora più forte, tanto nessuno si sarebbe permesso di interromperci, al massimo avrebbe fatto sa spettatore alla disfatta del re indiscusso della Olympia High-School, il che non mi importava.
«Ma io tengo a te!» Urlò a sua volta il ragazzo di fronte a me, facendo un'altro passo nella mia direzione. Di certo c'era da ammettere che le sue abilità recitative erano veramente eccellenti. Pure io, che di solito sono molto brava ad annusare la puzza di bruciato, mi ero fatta sopraffare da una cotta amorosa, tralasciando ciò che in realtà avrei dovuto osservare con più attenzione. Sono le piccole cose che, in una relazione, fanno la differenza. Sia che si parli di amore, sia che si parli di amicizia.

Strinsi gli occhi in due fessure e mi concessi il lusso di fare un respiro profondo per prendermi qualche istante per riflettere. Le opzioni erano solo due: o gli credevo o lo uccidevo.
«Tu hai una vaga idea di quanto tempo ho passato cercando di parlare con te? Dio mio, Xeni con te è impossibile parlare!» Sorrisi appena, perché nonostante avessi già la mano sulla pistola che portavo nei jeans, sapevo che quello che lui stava dicendo corrispondeva alla realtà.
«Hai sempre ragione tu, cazzo! Il che è stancante e mi porta alla conclusione che tu sappia le cose ancora prima che queste accadano, altrimenti non si spiega.» Sapevo prevedere le mosse dei miei avversari, per il semplice fatto che conoscere i miei nemici era molto più importante che conoscere i miei amici. Purtroppo o per fortuna, nel mio mondo aveva sempre funzionato così e benché io non avessi mai toccato niente di tutta la merda che commercializzavamo illegalmente, sapevo ogni cosa.
«Sono solo molto brava nel mio lavoro.» Esordì, lanciandolo con lo sguardo. Il tempo a sua disposizione stava per giungere al termine.
«No cazzo. Tu sei la migliore. Tu non hai solo il controllo di un territorio, tu vivi per quel territorio e lo proteggi con le unghie e con i denti.» Chris sembrava sinceramente sconcertato mentre parlava, eppure a me qualcosa di tutto quel siparietto puzzava di marcio. C'era dell'altro sotto.
«Oltre a ribadire l'ovvio, hai altro da dirmi Christopher? Non ho tutto il giorno.» Infatti la sua reazione alla mia ennesima frecciatina, non fu del tutto innocua come poco prima. Scattò pronto a prendersi ciò che voleva, ciò che io non gli avrei mai e poi mai concesso.

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