15 | Uccidi o sei ucciso

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Christopher

Quella riunione del cazzo non sarebbe finita prima di mezz'ora e io ne avevo già le palle piene. Burocrati del cazzo, pensai. Avevo ben altro per la testa in quel momento, tipo il corpo sinuoso e voluttuoso di quella rossa che nell'ultimo periodo mi aveva rapito il cuore e la mente. Rivivevo in loop nella mia testa la notte appena passata e i pantaloni su misura del completo gessato che indossavo, erano ormai troppo stretti all'altezza della patta. Non era da me prendere una sbandata del genere per una donna, ma Xeni McAdams era un qualcosa di completamente fuori dal comune. Era una forza della natura alla quale difficilmente riuscivi a resistere. Lei era tutto quello che cercavo in una donna e anche qualcosa in più. E soprattutto faceva la mia stessa vita di merda. Lei mi capiva più di chiunque altro.

Quando mio padre finì di parlare con quegli uomini, tirai un sospiro di sollievo. Non ne potevo più. Questi pagliacci amministravano il mio Paese, rappresentavano il mio Paese e non si vergognavano minimante di essere sporchi fino alla punta dei capelli. Io ci guadagnavo certo, ma non avevo mai finto di essere qualcuno che non ero. Non illudevo mai. Meglio una brutta verità che una bella bugia. Sogghignai quando Taylor si avvicinò a me, probabilmente con la stessa espressione sul volto da pesce lesso che dovevo avere anche io in quel momento. Lukas, quello intelligente dei tre, era l'unico del nostro gruppo che non apparteneva a quel mondo, ma che nonostante tutto avesse scelto di essere nostro amico.
«Che fai stasera?» Tra uno sbadiglio e l'altro, Taylor decise di pormi la fatidica domanda che mai mi sarei aspetto da lui, dopo una giornata così di merda come quella.
«Sono impegnato.» Borbottai, passandomi una mano tra i capelli. Ero nervoso. Non mi ero mai dovuto giustificare con il mio migliore amico, ma ebbi la netta sensazione che avrei dovuto farlo quella volta.
«Con la rossa? Ti piace, non è vero?» Ammiccò sogghignando Taylor, mentre io boccheggiai. Era come un fratello per me, ma a volte sparava troppe cazzate una dietro l'altra.
«Non dire cazzate.» Risposi infatti, tornando serio e apatico come sempre. Solo con lei mi lasciavo andare. Solo con lei.
«Non mi hai mai dato buca, ma da quanto c'è lei non hai più tempo per fare le nostre solite cazzate.» Quella confessione mi colpì sul vivo perché, dannazione, Taylor aveva fottutamente ragione. Lo sapevo io, così come lo sapeva anche lui.
«Sei geloso ora?» Alzai un sopracciglio scettico, cercando di indirizzare il discorso verso un altro argomento che non centrasse con Xeni. Cazzo! Mi mandava fuori di testa solo pensare a lei, al suo profumo, ai suoi occhi, al suo sorriso, al suo corpo da capogiro e a quella dannata bocca che non avrei mai voluto smettere di baciare. Dannazione! Dannazione a lei!
«No bro, non sono geloso. Sono solo felice per te. Tu l'hai trovata.» Taylor ne sapeva una più del diavolo e tutte le volte riusciva a mettermi nel sacco. Mi conosceva meglio di chiunque altro e non avrei mai potuto mentire a lui. Era il mio fratello per la vita.
«Un giorno la troverai anche tu.» Sospirai e, finalmente, lasciai andare quelle parole che per troppo tempo erano rimaste chiuse nella mia bocca.
«Non essere troppo romantico Chris, non è da te.» Sul volto del mio migliore amico apparve una smorfia schifata che mi fece inaspettatamente scoppiare in una risata fragorosa.
«Non so più cosa è da me e cosa non lo è, ormai.» Quando mi ripresi, decisi di essere sincero per l'ultima volta, poi sarei tornato ad essere il solito stronzo apatico, manipolatore che tutti conoscevano, sia a scuola che fuori.
«Ah l'amore! Fa diventare scemi anche i migliori! L'ho sempre detto io.» Spinsi la testa Taylor con una mano, per ammonirlo. Era davvero un cazzone di prima categoria.

•••

Avrei ammirato quel culetto per tutto il resto della serata, se solo lei non si fosse girata verso di me con quello sguardo assassino dipinto sul viso. Non era colpa mia se il suo didietro da capogiro mi distraeva! Era perfetto per le mie mani, sodo, alto e terribilmente invitante. Avevo quasi la bava, lo ammetto. Quasi però!
«Sono solo passata a prendere una cosa!» Mi ripetè per la terza volta da quando era piombata a casa mia cinque minuti prima, alla disperata ricerca di solo Dio sa cosa. Ah le donne! Valle a capire, sempre agitate per niente! Senza contare che sono più rissose degli uomini.
«Se mi dicessi che cosa stai cercando, magari potrei aiutarti.» Spiegai calmo, mettendo da parte la voglia che avevo di scoparmela proprio lì, sulla porta del bagno. Era dannatamente sexy vestita così. Ma chi volevo prendere in giro, cazzo Xeni era sempre sexy, in qualunque momento.
«Hai visto la mia pistola?» Mi domandò, squadrando la stanza da cima a fondo, con le sopracciglia inarcate, senza però trovare ciò che voleva vedere e che stava cercando.
«Non ho visto la tua pistola baby, ma se vuoi io ne ho una carica proprio qui.» Ammiccai verso di lei, facendo cenno ai miei pantaloni. Ero un vero schianto quel giorno, vestito di tutto punto, con niente fuori posto. Come faceva a resistermi con tutta quella sicurezza e tutta quella serietà?
«Ti sembra il momento Chris? Non ho tempo ora.» Lapidaria, insensibile e spietata. Ecco com'era Xeni McAdams il settanta percento delle volte. The Princess si era guadagnata la sua fama per un motivo dopotutto.
«Si può sapere che hai?» Chiesi esausto, lasciando ricadere le mani lungo i fianchi. Avevo avuto una giornata pessima e di certo non avevo voglia di litigare anche con lei. E dato che non aveva voglia di rilassarci insieme come avevo proposto poco prima, volevo sapere almeno che cosa le passava in quella bella testolina.
«Vado di fretta. Un amico ha bisogno di me.» Liquidò con un'alzata di spalle. Chi cazzo è questo amico? Amico in che senso poi? Perché io non lo conoscevo? Ma soprattutto, perché ero così vergognosamente geloso?
«Chi è questo amico?» Le avrei fatto il terzo grado in quel momento, ma mi limitai a quella sola domanda. Io non me la bevevo la scusa dell'amico in difficoltà. Non ero stupido.
«Non lo conosci.» Xeni aveva voglia di rispondere a monosillabi quella sera, ma io non mi sarei lasciato abbattere dal suo carattere imperscrutabile.
«Allora vengo anche io.» Conclusi bonario, alzando le spalle a mia volta per poi avviarmi verso l'armadio. Di certo non sarei andato in giro chissà dove con giacca e pantaloni di Gucci.
«Non puoi venire. È successo qualcosa, ma non mi ha voluto dire per telefono di preciso cosa fosse successo. Mi ha solo detto di prendere delle armi.» Se doveva essere una rassicurazione, l'aveva proprio fatta di merda. Io non ero per niente tranquillo a lasciarla uscire da casa mia da sola, senza di me.
«Cazzo... Dammi due minuti che mi cambio.» Non le avrei dato retta, perché questa volta si sarebbe fatto a modo mio. Quella storia puzzava troppo anche con così poche informazioni. Era strano tutto.
«Tu non vieni. Non è un gioco Chris.» Risi di gusto. Pensava che mi sarei tirato indietro? La mia schiena era piena di cicatrici non a caso.
«Per chi mi hai preso? Faccio questo lavoro da prima di te!» A nessuno dei due era mai piaciuto più di tanto parlare del nostro passato, non per questo però le avrei omesso quella verità in quella circostanza. Forse era giunto il momento di svelare qualche carta alla mia sexy avversaria.
«Io potrei spararti e tu non te ne accorgeresti neanche.» Sibilò Xeni, facendomi venire i brividi. Mi aveva fissato in un modo strano, in cui non mi aveva mai guardato. Era sicuramente meglio averla come amica che come nemica.

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