14 | Questo è il mio territorio

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Ero transigente la maggior parte delle volte quando qualcuno mi faceva un piccolo sgambetto, certe altre volte non lo ero affatto. Non sopportavo essere presa in giro da chi non poteva permetterselo. In un mondo prettamente maschilista, nel quale se non sei un uomo vieni calpestato senza troppe cerimonie, non tolleravo chi mi mancava di rispetto volutamente, senza una giusta causa. Se dovevi mancarmi di rispetto fallo con stile e per una fottutissima ragione, perché non era da me concedere seconde opportunità. Ero una donna ed ero una boss, fine della storia. Ciò che era mio non doveva essere in alcun modo toccato da chi non aveva il mio permesso. Avevo poche, ma semplici regole che ritenevo fondamentali. Se queste venivano rispettate anche dalle persone intorno a me, avremmo avuto sicuramente una collaborazione duratura ed eccezionale, diversamente beh... Ci sarebbero potuti essere diversi inconvenienti. Era fondamentale ricordare che io dettavo le leggi, non gli altri. Non erano manie di protagonismo o egocentrismo, no. Quello era semplicemente il mio mondo e, se ne volevi fare parte, dovevi rispettare prima di tutto me: la donna a capo di tutta la baracca.

«Cazzate!» Sbottai, buttando a terrà tutto ciò che vi era sulla scrivania di Lucius. Aveva chiesto lui di vedermi ed era stato lui a mentirmi. Non mi facevo di certo intimorire dal siparietto squallido che aveva messo su in quattro e quattr'otto. Riunire così tanti uomini a lui fedeli e una sola donna per una sciocchezza come questa, era l'ennesima minaccia velata dal mio punto di vista.
«Secondo te sono così stupido da minacciarti, Xeni?» Mi chiese lui, alzando un sopracciglio, senza accennare minimamente al mio gesto di poco prima. Lo stavo provocando in continuazione. Sapevo che era stato lui e prima o poi si sarebbe tradito.
«Secondo me hai troppe smanie di potere che ti fanno agire in modo stupido.» Spiegai, rimettendomi seduta di fronte a lui. Dietro di me i miei due uomini, rimasero impassibili, mentre quelli di Lucius, di fronte a me ebbero un guizzo di paura passargli negli occhi, non appena alzai lo sguardo su di loro. E facevano bene ad averne cazzo! Ero furiosa.
«Attenta alle parole, ragazzina!» Minacciò puntandomi un dito contro, a me. Altra pessima mossa. Si stava scavando la fossa da solo, continuando con il suo teatrino pietoso da quattro soldi.
«Sai Lucius, sono stata fin troppo buona con te.» Iniziai, picchiettando un dito sulla scrivania, sotto il suo sguardo attendo. Io però non lo stavo guardando, sentivo già gli occhi di tutti i presenti su di me.

«Hai pensato di fregarmi perché sono giovane e perché sono una donna. Una di quelle che tu chiami cagne da letto, beh... Non potevi fare errore più grande.» Continuai, fermando la mano e aprendo il palmo in modo che fosse a contatto con il legno del tavolo. Tenevo ancora gli occhi bassi, perché se li avessi alzati, le mie intenzioni sarebbero state fin troppo chiare.
«Pensi che io sia cieca? Credi che non mi sia accorta di quello che hai iniziato a far circolare sul mio territorio? Pensi che non sappia cosa fai alle mie spalle e quanti dei miei uomini hai comprato?» Mi tolsi dalla scarpa il primo sassolino, che stava diventando ormai troppo fastidioso da sopportare. Fuori uno, pensai.
«Se sei venut-» Lucius accennò un sorrisetto che io troncai sul nascere.
«Taci!» Sputai velenosa, linciandolo con lo sguardo. Non provò ad aggiungere nulla per sua fortuna. Aveva già tirato troppo la corda e il cappio intorno al suo collo era ormai divenuto troppo stretto.
«Ho chiuso un occhio fino ad ora perché mi faceva comodo così, perché volevo delle maledette informazioni, ma non pensare mai di avermi in pugno. Sono io che comando, sono io che decido cosa si fa e cosa non si fa. Questo è il mio territorio.» Continuai con finta calma, fino a quando l'attenzione di tutti gli uomini in quella stanza non era interamente su di me. Li osservai uno per uno, studiandoli silenziosamente e alla fine un sorrisetto spietato comparve sul mio volto. Mi avevano sminuita, avevano riso di me e non mi conoscevano neanche. Non sapevano ancora chi era The Princess, ma presto lo avrebbero scoperto. Senza farmi vedere, estrassi lentamente dalla giarrettiera sulla coscia il mio coltello. Mi alzai di scatto in piedi e, senza pensare oltre, afferrando Lucius per la camicia, glielo puntai alla gola.
«Questo è il mio fottutissimo territorio!» Urlai, fissandolo dritto negli occhi, mentre i suoi uomini mi avevano già puntato addosso le loro automatiche. Patetici!

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