06 | Essere all'altezza

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Il primo segreto di una donna che vuole farsi rispettare è essere all'altezza del suo o dei suoi interlocutori. Non solo a livello verbale, anche a livello fisico. Ecco perché quel giorno avevo indossato i miei sandali neri firmati Steve Madden, erano eleganti, comodi e tremendamente sexy. Antonio mi aveva chiesto di incontrare il capo mafia del territorio limitrofo al nostro al posto suo, siccome lui aveva da sbrigare delle faccende per un nuovo carico di merce che stava per arrivare. Lo avrei sostituito io in tutto e per tutto. Ormai era stato ufficializzato in tutti i modi possibili che io ero la sua erede e, anche gli scagnozzi che erano arrivati per ultimi, sapevano chi ero e chi sarei diventata molto presto. Non mi ero ancora guadagnata del tutto il loro rispetto, ma su quello potevo lavorarci con calma.
«Xeni stai attenta. Di lui non ci si può fidare, lo sai meglio di me.» Antonio era stanco, glielo si leggeva in faccia a caratteri cubitali. Ecco perché aveva deciso di scegliere un erede, pur essendo lui ancora giovane. Mi dispiaceva ammetterlo ma sapevo che lo faceva per il suo bene, era sciupato e preoccupato fino alla punta dei suoi capelli sale e pepe.
«Certo. Ci vediamo stasera.» Gli dissi prima di lasciarli un bacio sulla guancia. Lui era la mia famiglia. Non di sangue, ma quella che mi ero scelta con il passare del tempo. Mi aveva aiutato quando nessun altro lo aveva fatto. Mafioso o no, era stato l'unico che aveva creduto in me, quando nemmeno io lo facevo più e mi aveva rialzato dalle macerie che avevo intorno. Aveva fatto di me un palazzo nuovo e io non avrei mai dimenticato tutto quello che Toni aveva fatto per me.

Quelle che in quelle ore sarebbero dovute essere le mie guardie del corpo, mi scortarono all'auto e mi aprirono anche la portiera. Una bellissima e nuovissima Audi Q7 nera luccicante. Alcuni li conoscevo di nome e altri li avevo visti in giro, ma nessuno sembrava voler instaurare una conversazione, quindi io avrei rispettato il loro desiderio di distacco. Nel giro di una decina di minuti arrivammo a destinazione: una zona abbastanza isolata di un molo a New York, nella quale nessuno di indiscreto ci avrebbe visto o avrebbe ascoltato i nostri discorsi. Il posto perfetto per i nostri affari insomma. Le ruote dell'auto stridettero al suolo per la frenata rapida e subito uno dei miei uomini mi venne ad aprire la portiera. Per l'occasione avevo deciso di indossare un tubino nero, estremamente aderente ed estremamente scollato. Sotto di esso, nella coscia sinistra, avevo una giarrettiera in pelle alla quale avevo incastrato un coltello militare. I miei capelli erano sciolti e mi arrivavano in morbide onde alle natiche. Alle orecchie, per mettere in risalto il viso, avevo deciso di indossare degli orecchini a cerchio decisamente troppo grandi. Notai con piacere che il mio appuntamento era già arrivato e mi stava mangiando con gli occhi, come le sue guardie del corpo.

«Ciao Lucius.» La mia voce era vellutata e melliflua, volevo giocare con il fuoco quel giorno e nessuno mi avrebbe potuto fermare.
«Xeni, è sempre un piacere vederti.» Era viscido come sempre e i suoi occhi mi osservavano insistentemente, lasciandomi addosso un senso di fastidio. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Tipico di Lucius.
«Allora credo proprio che tu mi debba delle spiegazioni.» Il finto sorriso che avevo prima dipinto in faccia, era stato velocemente sostituito da un'espressione seria e decisamente arrabbiata. Era lavoro quello.
«Sempre diretta al sodo eh!» Commentò sviando la mia domanda. Furbo, ma non abbastanza.
«Sai come sono fatta o almeno dovresti averlo capito da una delle migliaia di volte nelle quali ti ho rifiutato.» Se c'era una cosa che ero sicura lo avrebbe fatto arrabbiare a sua volta, era toccarlo nel suo unico punto debole. Quale? L'onore. Era un viscido pauroso che se veniva sminuito si sentiva punto nell'orgoglio, come una buona parte degli uomini, peccato per lui che io ero una donna. Si avvicinò furente alla sottoscritta e mi puntò una pistola alla testa, facendo scattare verso di noi le mie guardie del corpo. Le fermai con un gesto della mano, perché io ero stata più veloce di loro. La lama del mio coltello ultra sottile, ma ultra affilato, premeva sul suo collo, facendogli cadere qualche gocciolina di sangue sulla camicia bianca.

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