10 | Hector Rodriguez

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L'abito verde smeraldo che indossavo era decisamente molto scollato per i miei gusti, ma qualcuno mi aveva detto di fare colpo e quindi eccomi finita in questo abito. Era di media lunghezza, mi arrivava appena sopra il ginocchio, era a tubino e copriva, almeno in parte, le mie gambe, per poi risalire sempre più aderente come una seconda pelle. Il mio outfit era composto anche da una giacca di pelle nera stile chiodo e da delle décolleté con brillantini e ricami firmate Louboutin. Quelle erano le mie seconde bambine. Salì sulla macchina che Toni mi aveva messo a disposizione, seguita dalle mie guardie del corpo e aspettai con calma di arrivare al locale. Sapevo quale era il mio compito e sapevo cosa avrei dovuto fare per averli in pugno, peccato che non avessi calcolato quel piccolo imprevisto che mi aspettava al locale.

Scesi dall'auto e notai che c'erano parecchi fotografi davanti al club dei Rodriguez, che mi accecarono subito con il flash delle loro fotocamere. Già, un'altra faccenda che odiavo terribilmente era essere fotografata. Avevo questo pallino delle fotografie fin da bambina, una vera motivazione non c'era mai stata, ma comunque essere fotografata così, a caso senza nessun motivo specifico mi urtava il sistema nervoso all'inverosimile. Entrai nel locale e tirai mentalmente un sospiro di sollievo. Osservai l'ambiente e notai subito un uomo davanti a una zona privè con tanto di catene divisorie. Seguita dai miei uomini, mi avvicinai al bodyguard per poter passare.
«Xeni Mc Adams.» Quelle furono le mie uniche parole e probabilmente gli bastarono, perché subito dopo mi fece passare. Avere il nome giusto, al momento giusto serve sempre.
«Voi no.» Il tizio bloccò le mie guardie del corpo, tra le quali vi era anche Jason e i miei due nuovi amici Julio e Ramirez, che lo incenerirono con lo sguardo. Dopo tutti quei pugni, ero riuscita a farmi accettare ed ora quei due bestioni non mi perdevano mai d'occhio. Mi avvicinai proprio a questi due e infilai la mano sotto alla giacca di Julio, come se lo stessi abbracciando, quando in realtà gli stavo rubando la pistola, senza farmi vedere dal tizio poco simpatico. La nascosi sotto la mia giacca, incastrandola tra l'abito e il reggiseno, sperando che reggesse. Feci un occhiolino ai miei due nuovi amici e mi girai nuovamente verso il buttafuori antipatico.
«Andiamo o no?» Gli dissi mentre lui continuava ad osservarmi poco sicuro sul da farsi. Poi si decise e mi portò finalmente dal suo boss. Ero lì per quello.

«Hector Rodriguez ma che piacere rivederti.» La mia voce era decisamente troppo melensa per i miei gusti, ma siccome dovevo fare la gatta morta, questo ed altro. Era da solo, circondato da due ragazze, che se ne andarono appena parlai. Poco lontano i suoi bestioni mi tenevano già sotto tiro, pronti ad intervenire.
«E tu saresti?» Hector Rodriguez era un gran bastardo, uno che faceva il mafioso per divertimento. Una di quelle persone che era meglio vedere morte dentro una botte o in un canale, che vedere respirare davanti a te. Era un doppiogiochista, uno sporco schifoso della peggiore specie. Era la classica persona che non sapeva cos'era il rispetto e l'onore, non sapeva niente. Lo odiavo.
«Sono Xeni Mc Adams.» Sorrisi mettendo le mani sui fianchi, facendo aprire la giacca di pelle e mettendo eccessivamente in mostra il mio décolleté, già in piazza grazie al vestito succinto che avevo deciso di mettere.
«Oh però! Vedo che Toni si è dato da fare per trovare una bella scopa amica!» Se pensava di ferirmi con la sua risposta da borioso sfacciato e con la sua risata da pezzente, aveva decisamente sbagliato donna. Le mani già mi bruciavano per la voglia che avevo di prenderlo a sberle. La miglior difesa però è sempre stata l'attacco.
«Non mi dire che un corpo come il mio non ti piace Hector. Saprei essere decisamente persuasiva con un uomo come te.» Mi facevo schifo da sola, ma a mali estremi, estremi rimedi. A volte le parole giuste ti permettono di ottenere tutto ciò che occorre.

«Tu sei decisamente scopabile bella mia, ma non ruberei mai a Toni il suo giocattolo. Senza contare le malattie che potrei prendere da una come te.» Oltre che un bastardo, Hector Rodriguez era anche un coglione senza cervello, ecco perché la loro attività era ancora nelle mani del nonno delle famiglia e non in quelle dello stupido nipote di fronte a me.
«Oh quindi tu pensi che io sia una puttana? Non potresti essere più lontano dalla realtà, ma sei libero di pensare ciò che vuoi. Per ora.» Mi avvicinai a lui e mi sedetti nel divanetto di fronte al suo e accavallai le gambe, facendo salire l'orlo del vestito. Zeus dammi la forza!
«Perché per ora? Chi pensi di essere?» Il tono di voce di Hector era schifato e arrabbiato, come se gli avessi appena rivelato qualcosa di sconvolgente.
«Sono qualcuno a cui non piace vedere certe cose nel suo territorio. Ecco tutto.» Stavo decisamente iniziando ad alterarmi, forse più del dovuto, ma quella faccia da schiaffi che si ritrovava quell'ameba vivente, mi dava il voltastomaco.
«Hai carattere bambina.» Sogghignò Hector, picchiettando una mano sulla sua coscia, come invito a sedermi sopra di lui. Stavo davvero per spaccargli il tavolino di vetro in testa, poi mi ricordai il motivo per cui ero lì e ritornai in modalità stronza apatica.
«Più di quanto tu possa immaginare.» Risposi andandomi a sedere sopra di lui. Spera solo di essere nelle mie grazie, stronzo. Se solo avesse osato alzare una sua manina schifosa su di me, lo avrei preso a sberle, davanti a tutti. Per me poteva anche essere Dio, ma il mio corpo lui non doveva toccarlo. Stavo per continuare a parlare, visto il suo improvviso mutismo, quando ritornò il suo buttafuori che gli parlò velocemente all'orecchio. Che odio. L'ho già detto?
«Si uniranno a noi altri ospiti.» Si limitò a dire il mio nuovo divano personale. Hector era un bell'uomo, o meglio, aveva fascino tutto sommato. Non era particolarmente di bell'aspetto, ma aveva delle caratteristiche che lo rendevano affascinante sotto un certo punto di vista. Personalmente lo trovavo nella norma, senza niente di eclatante.

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