13 | Un tuffo nel passato

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Non mi erano mai piaciuti i ragazzi troppo possessivi. Essere gelosi è normale quando si tiene a qualcuno, ma essere possessivi non lo è. Io non sono insicura di me stessa e non voglio che neanche la persona che sta insieme a me sia insicura di se stessa. È tutto un discorso di fiducia. Già, fiducia. Quello era anche uno dei motivi per i quali avevo chiuso con Chuck anni prima. In una relazione sana deve esserci lo spazio per gli errori, lo spazio per la propria indipendenza e lo spazio per non perdere mai se stessi. Chris era molto diverso da ogni altro ragazzo che avevo frequentato. Era un qualcosa di nuovo per me e avevo paura. Una fottutissima paura per essere del tutto onesta con me stessa. Ero in grado di gestire un impero mafioso, almeno fino ad ora lo ero stata, ma sarei stata anche in grado di gestire una relazione con lui?
«Sei silenziosa.» Toni, sempre al mio fianco, mi stava studiando sotto la montatura dei suoi occhiali da lettura. Una ruga increspava la sua espressione, rendendolo ancora più paterno ai miei occhi. Eravamo nel suo studio, ora mio ormai, e stavamo organizzando un colpo che avremmo fatto la settimana prossima. Toni sembrava immerso nel suo mondo, ma evidentemente in realtà stava studiando me e la mia espressione poco concentrata. Ero uno specchio per lui. Cosa avrei fatto senza di lui...
«Sto pensando.» Ammisi ad alta voce, mentre mi torturavo una ciocca di capelli che avevo lasciato sciolti.
«A cosa stai pensando?» Continuò il vero boss, mentre sfogliava svogliatamente le pagine di un quotidiano locale.
«A me e a Chris...» Ammisi ancora, senza il minimo filtro, il che sorprese anche me stessa. Non ero io quella.
«Non mi intrometterò mai e tu lo sai, ma se vuoi un consiglio da un povero vecchio, non hai che da chiedere.» Quelle parole erano esattamente ciò di cui avevo avuto bisogno da sempre. Qualcuno che non ti opprime, ma che ti ascolta, semplicemente ti accompagna, ti guida e consiglia.
«Sei mai stato innamorato?» Forse Toni non era preparato per una domanda così diretta, data la sua espressione chiara che non lasciava spazio ad alcun dubbio.
«Una volta sola. Tanto tempo fa.» Aveva smesso di sfogliare il giornale e aveva anche smesso di guardarmi.

«Posso chiedere cosa è successo?» Con un pizzico di timore nel tono della voce, posi la mia domanda. Non credevo che Toni avesse mai amato qualcuno, eppure mi ero sbagliata. Quante cose non sapevo di lui?
«Non c'è molto da dire in realtà. Io l'amavo, lei no. L'ho lasciata andare.» Quelle ultime tre parole mi aprirono un vuoto nel petto. Una vera e propria voragine. Lui aveva lasciato andare la donna che amava, perché lei non contraccambiava i suoi sentimenti. Quello sì che era vero amore, dannazione. Toni un romanticone, non lo avrei mai detto.
«Com'era lei?» Non volevo logorarlo con il passato, ma Toni non si era mai aperto in quel modo con me, quindi perché non approfittarne ancora per un po'? Forse sarebbe servito più a lui che a me, dopotutto.
«Cassandra era bellissima. Era educata, ma spigliata. Composta, ma intraprendente. Non si lasciva abbindolare facilmente e altrettanto difficilmente diceva di sì agli uomini. Era una donna in tutto e per tutto.» Questa Cassandra aveva fatto perdere la testa al Boss più temuto di New York e manco lo sapeva probabilmente. Toni era ancora preso da quella donna, era palese.
«Un peperino eh!» Scherzai, cercando di smorzare la serietà dipinta sul viso dell'uomo che consideravo mio padre.
«Decisamente! Ma penso sareste andate d'accordo, sai. Non era poi molto diversa dalla donna che sei tu oggi Xeni.» Quella rivelazione, mi fece drizzare le orecchie. Io e questa Cassandra simili? Ora avevo paura a chiedere cosa era successo dopo.
«Chi era lui?» Per me era scontato che ci fosse un altro in ballo e pur di spostare l'argomento da me, lo tirai in ballo. Toni non era un brutto uomo ora che era avanti con l'età, figurarsi da giovane quando probabilmente bastava uno schiocco di dita per avere tutti e tutto ai suoi piedi.
«Era il mio migliore amico.» Cazzo. Ma quanto era stato sfigato? Peggio di me di sicuro, dannazione.
«Stuart?» Chiesi, cercando di ricordare vagamente il nome di quello stronzo di cui mi aveva accennato una volta, tanti anni prima.
«Sì, lui. Mi ha mentito per tre mesi. Ha distrutto la nostra amicizia per una donna.» Non faticavo a comprendere perché ora Toni non si fidava più di nessuno. Quando ti bruci in prima persona, le cicatrici si rimarginano certo, ma rimangono comunque sempre in vista. Sempre sotto i tuoi occhi, pronte a ricordarti cose del tuo passato.
«Sono ancora vivi?» Chiesi con un briciolo di paura nella voce.
«Certo. Abitano in Europa ora. Credo vicino ad Amburgo, in Germania.» Non avevo mai avuto modo di conoscere il Toni dedito al perdono e non ero del tutto certa che quel Toni mi piacesse. Certa gente non merita affatto di essere perdonata. Capace di perdonare tutti c'è solo Dio e io ero molto lontana dal reputarmi un Dio.

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