xxii. Involontaria

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Due cosce nervose e sudate si agitavano sotto alle lenzuola.

SET aveva usato un solo dito per analizzare il grado di umidità di quel corpo che lo incuriosiva. Non appena una di quelle falangi fredde le aveva sfiorato il clitoride, Sahara aveva trattenuto il respiro. Era decisa a rimettersi a pancia in giù, ma così SET non avrebbe avuto spazio di manovra.

«Vieni fuori dalle coperte e sali sopra di me

«Non so se sto comoda in quel modo...»

«Fidati» l'invitò la macchina. Perché quello sembrava, in quel momento. SET era così accomodante e articolato da poter far salire Sahara a bordo di lui stesso. Si mise a sedere a gambe incrociate, le grosse cosce metalliche si sistemarono lentamente. «Io so trattare una donna

Sahara rabbrividì, e uscendo dalle lenzuola si mostrò e si sentì nuda come un verme indifeso. Tuttavia, non temeva il giudizio di SET sul suo corpo gracile e povero di femminilità, affatto. Negli occhi di lui c'era una patina di neutralità, e dietro quella vi era curiosità e incoraggiamento. La osservò e la analizzò da capo a piedi, fino a quando lei non spalancò le gambe per mettersi a cavalcioni. In un primo momento sorrise, si sentì come a cavallo di una motovolante da corsa.

«Rilassati, stai tremando

«Non posso farci niente,» sussurrò lei, impaurita davvero. SET era enorme, freddo, un'entità superiore. Era un dio dalla consistenza strana e scomoda. Ma era ancora disposta a rieccitarsi come prima, e le cose iniziarono a cambiare quando lui fece scivolare una mano tra le gambe dell'altra e avviò la vibrazione locale.

C'era una delicatezza inaspettata, esperta, ed era molto meglio di come Sahara l'aveva immaginato. Accadde anche dell'altro: SET accese i riscaldamenti. Le sue gambe e le ampie piastre pettorali divennero tiepide sotto a Sahara, la vibrazione dalle falangi di SET infusero una nuova ondata di godimento in lei. Ed ebbe voglia di baciarlo, anche se non c'era sapore in quella bocca, né alito di vita. Lui la sosteneva dal fondoschiena con l'altra mano, e aspettò che fosse a Sahara ad attaccarsi alle sue labbra.

«Chiudi gli occhi, ti prego.»

SET esitò, poi ubbidì. Le sottili palpebre in silicone si abbassarono a malincuore; non le disse che, in realtà, gli piaceva guardarla. Lo spettacolo gli era gradito: quel giovane viso chiazzato di rosso, le gocce limpide di sudore, i nei, le labbra rosse di sangue pompato da un cuore galoppante. Il suo cervello positronico era in fermento, si domandava convulsamente cosa lei stesse provando, dietro ai meri rilevamenti ormonali e termici.

Sahara non poteva spiegarglielo. Le pareva che un sacchetto pieno di miele caldo le fosse esploso sul grembo: un piacere intenso e costante la torturava tra le gambe, lì dove SET sapeva piacere alle donne. Era qualcosa che un umano non era in grado di dare, così come SET non era in grado di dare calore di pelle umana.

Si sentì sciogliere, aveva finalmente preso confidenza con SET. Le era passata la paura.

Piantò le esili mani attorno agli assi clavicolari dell'altro, e venne. L'orgasmo la travolse violentemente, e con altrettanta prepotenza Sahara non riuscì a controllare i suoi spasmi di liberazione, spingendo all'indietro il busto dell'altro, che si destabilizzò e ricalcolò l'equilibrio per continuare a tenerla in braccio.

Crollò con la guancia madida di sforzo sulla spalla sinistra di SET, che ancora elaborava l'intensità termica e bioelettrica appena registrata. Ritrasse lentamente la mano grondante di liquidi femminili e prese a guardarsela, interessato.

«Non andrai in corto? Ti ho infradiciato anche le cosce...»

«No. La mia lega è resistente a: fuoco, acqua, acidi, gelo...»

Sindrome di LazzaroWhere stories live. Discover now