xxvi. Mai brillare

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La Savanna era una nave in mezzo a un oceano in tempesta. Onde di roccia, pietrisco, residui di corpi celesti morti da tempi inumani.

Andante, il velivolo stava dimostrando di avere una struttura sfortunata, per quella zona di spazio.

SET era in fibrillazione. Dopo aver intubato la piccola, che Beatriss aveva battezzato con lo stesso nome della madre, l'androide era volato fino alla plancia di comando.

Cam sudava freddo. I suoi muscoli generosi erano tesi sulle leve olografiche, schermi pieni di notifiche di prossimità rosseggiavano senza sosta.

«Vicecomandante, tenga duro. Calcolo delle traiettorie nel raggio di un chilometro, in corso» processò SET. Fu lì che una spia di allarme, in lui, si accese. «In rotta di collisione. Rilevato cor

Un boato interruppe il suo annuncio. Un ruggito scosse l'intera struttura dell'arca, la scosse nell'anima.

Tutti furono catapultati da qualche parte, colpendo pareti, superfici, impianti a loro vicini. Parve come un secondo, spietato salto spazio-temporale, invece era stato l'impatto con un proiettile megalitico.

L'arca s'incrinò di sedici gradi a tribordo.

I passeggeri e altri contenuti vagili furono rovesciati contro le pareti, mentre l'anello che gravita attorno al triangolo centrale della Savanna era stato spezzato; tre moduli abitativi saltati nello spazio a briglia sciolta, più quattro in avaria, ancora pericolosamente attaccati allo sventrato tunnel orbitante.

«Avaria dei sistemi orbitanti» dichiarò SET, in ritardo. «Gli apparati distali sono irrecuperabili. Non abbiamo personale atto alla manutenzione

«No, no!» tuonò Cam. «Comandante! Mi ricevi? Comandante? SET, dammi il posizionamento di Gì, dannazione!»

«Attingo dal sistema di tracciamento locale...» avviò l'androide, estrasse il dato e lo riportò al vice. «Modulo otto. Scomparso dai sistemi

Cam non ebbe il tempo di disperarsi. Doveva riabilitare l'assetto della nave, prima che fosse colpita da una nuova bomba. Erano quasi fuori dalla fascia detritica, ma non fuori pericolo. Se la Savanna non fosse tornata al suo orientamento originale, tutti gli apparati ne avrebbero sofferto; la traiettoria di crociera era stata pesantemente spostata. Non potevano permettersi di portare avanti quella gradazione sfasata, o avrebbero mancato il pianeta obiettivo.

«Vicecomandante, ho un suggerimento

«Bisogna sacrificare tutto, tutto l'anello. È una compromissione totale, non possiamo procedere con tunnel e moduli maciullati come zavorre, non riuscirei a stabilizzare l'arca e rischieremmo di incrociare l'orbita di qualche pianeta in mezzo alla via.»

«Esatto, vicecomandante.» SET si complimentò per la decisione, dato che, uomo e macchina, l'avevano pensata all'unisono.

Cam avvicinò le labbra alla proiezione del microfono. «Comunicazione, a tutto l'equipaggio: abbiamo appena superato la fascia di asteroidi. Bilancio: due membri deceduti, necessario sgancio della totalità dei moduli. A tutto l'equipaggio: recarsi immediatamente nei locali di plancia. Abbiamo perso il nostro comandante.»

Cam si arrese alla sua forza interiore, all'onda che sentiva montargli nel petto. Strinse i pugni e li premette contro i bulbi oculari, forte, per nascondere la disperazione.

«Ottimo lavoro, Cam.» lo richiamò al dovere, ma con estrema gentilezza. «Se ha bisogno di supporto psicologico...»

«Prega con me, SET.»

Sindrome di LazzaroWhere stories live. Discover now