Seconda parte

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       L'alloggio del gruppo di ricerca era un enorme domo roccioso in mezzo alla steppa.

Per i clienti dell'albergo, la sala geotermale sotterranea era ad accesso libero, trattandosi di una questione vitale: gli ittioidi erano sempre stremati, quando tornavano da una giornata passata al sole del deserto artico. Non conoscevano ustioni, né abbronzatura, né tumori della pelle causati dai raggi ultravioletti, ma il caldo faceva evaporare in fretta le loro riserve di liquidi e la loro cute verde scuro rischiava di cadere a brandelli.

A mollo tra i vapori caldi di quell'oasi delle caverne, la squadra di Namra discuteva con una certa debolezza di gambe, dati gli sforzi richiesti dall'ultima impresa. Uomini e donne erano nudi nella piscina; la loro cultura imponeva la parità di genere in ogni situazione.

«Smettila di fissarmi i capezzoli, Iuna. Sono uguali ai tuoi, solo che io ho due sacchetti di carne sotto. Niente di trascendentale» spiegava pazientemente Grenna, lisciandosi il caschetto nero dietro alla nuca.

Il ragazzo divenne nero dall'imbarazzo. «Ah, va bene. Scusa.»

Nel frattempo, Namra emergeva dal suo bagnetto. Squarciando il velo d'acqua, mostrò la sua figura snella e flessuosa da anguilla. Aprì le membrane nittitanti e si guardò intorno. «Dov'è andato il professore?»

«A fare qualche telefonata?» ipotizzò Milo, stiracchiandosi la pinna dorsale. «Non gli va giù la questione dell'infiltrato. Sono anni che stiamo scavando, era ovvio che prima o poi uno di noi, o qualcuno nella nostra orbita, avrebbe cantato fuori dell'area protetta.»

«Io non lo darei così per scontato,» lo redarguì la caposquadra, pensosa. «Eppure, siamo stati così attenti. Ma sì, troppi operai e collaboratori cinici e mal salariati. Qualcuno si sarà venduto a un'intrepida testata giornalistica.»

«Esattamente, cucciola,» Milo si allungò verso di lei, passandole un braccio attorno alle spalle. Sott'acqua, intrecciò una gamba a quella dell'altra e, con la mancina, iniziò a frugare tra le gambe di Namra. «Ma ora basta con le supposizioni inutili. Ti va di rilassarci un po'? Allentiamo la tensione...»

«Vuoi farmi illuminare ora? C'è gente, datti una calmata» ridacchiò, ma anche lei aveva voglia di sesso, dopo una giornata stressante. «Milo! Sul serio? Sta' buono...»

Ma lui, svergognato, aveva iniziato a brillare di fioche e incantevoli lucine. Unici per ogni ittioide, i nei bioluminescenti si disponevano casualmente dalla pubertà in poi, donando una decorazione inimitabile per ogni singola persona. Ma non bastava la mera eccitazione sessuale per dare il via alla bioluminescenza; l'ittioide doveva sentirsi chimicamente innamorato. Gli ormoni secreti per quei decisi e forti sentimenti stimolavano la bioluminescenza come rituale di accoppiamento. Per Namra, quindi, era la prova che Milo la amava ancora come il primo giorno di fidanzamento. Prevedibilmente, però, qualche compagno di squadra era uscito dall'acqua a gambe levate e con qualche improperio.

«Che schifo, Milo! Non voglio ritrovarmi a sguazzare nella tua gelatina!» strillò Grenna, e tutti i presenti scoppiarono a ridere.




Le ore di giorno erano molte di più, in quelle alte latitudini. Gli studiosi arrivavano a dormire mentre fuori c'era ancora luce e si ritrovavano spesso arzilli durante l'arco della notte. La loro natura assecondava tutto quello, essendo naturalmente più attivi col buio, ma se c'era una cosa che avevano appreso dagli Antichi Sbagliati, era che i lavori migliori si svolgevano alla luce del sole. Ogni ittioide conosceva la storia del Popolo Sbagliato: uomini e donne dalle fattezze rattrappite e senza appendici per il nuoto. Lo studio degli scheletri di Sbagliati era giunto alla conclusione che non fossero ittioidi involuti, ma tutta un'altra specie precedente alla loro. Quella che la Guerra Santa aveva sterminato, decretando la decisiva affermazione degli anfibi sulla faccia della Terra.

Sindrome di LazzaroOnde histórias criam vida. Descubra agora