5-bis.

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ZEUS: (in greco antico: Ζεύς, Zèus) nella religione greca è il capo di tutti gli Dei, il capo dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia.

Quella notte Amaris fece un sogno strano, di quelli che non le capitava ormai da parecchio tempo.

Si trovava in un'enorme sala dai colori scuri arredata quasi interamente in legno. La ragazza era seduta ad un tavolo sul quale si trovavano una serie di pergamene ingiallite e fogli di carta, colori, matite e penne d'oca.

Davanti a lei un foglio con sopra dei disegni lasciati a metà raffiguranti uno un uomo con addosso una specie di gonna azzurra e in mano un ramo infuocato. Il secondo sembrava raffigurare lo stesso uomo, ma incatenato ad una roccia mente un uccello plana su di lui mentre nel terzo erano disegnate due donne con indosso lunghi abiti in stile romano e un ragazzo con in testa uno strano casco color oro e ai piedi dei sandali alati e in mano uno strano scettro.

-Allora? -Domandò la ragazza. -Qual è il titolo?

-Fammi pensare. -Rispose una voce maschile alle sue spalle. -Dopo qualche minuto di silenzio il ragazzo disse: -Prova così: Prometeo, Zeus e la bella Pandora. -La ragazza accennò una risata.

-Non è un po' infantile?

-Hai detto che era un libro per bambini-Le fece notare. Quella voce... le sembrava di averla già sentita da qualche parte. Aveva un che di familiare, ma in quel momento Nina non riuscì ad associarla a nessuno.

-Giusto. -Ammise.

-Ricordi la storia o desideri che te la racconti di nuovo? -Domandó la voce con tono gentile, ma la ragazza non rispose. Aveva già iniziato a scrivere.

"Prometeo, figlio del titano Giapeto e di una ninfa, aveva plasmato l'uomo nell'argilla e quindi era considerato il protettore di tutta la razza umana. Ma una volta Prometeo la combinò davvero grossa...

Per placare le furie di Zeus, gli uomini gli sacrificavano alcuni buoi, ma quando si trattò di decidere quale parte dell'animale toccasse al dio, e quale agli uomini, Prometeo nascose dentro la pelle le parti migliori e avvolse le ossa nel grasso.

In seguito disse a Zeus di scegliere, convinto che il dio si sarebbe tenuto le ossa, così ben presentate.

Quando scoprì l'inganno Zeus, s'infuriò e decise che non avrebbe più concesso agli uomini il fuoco, che riscalda, illumina e cuoce le carni.

Cominciò allora sulla terra un periodo molto triste e buio.

Prometeo, impietosito per la sorte dell'umanità, corse a Lemno dove Efesto aveva la fucina e rubò una scintilla, nascondendola in una canna.

Subito, con quella scintilla, accese grandi fuochi nella notte e per la prima volta gli uomini si sentirono al sicuro dalle fiere.
Su quelle fiamme cucinarono gli animali catturati e forgiarono le prime armi di ferro, i primi aratri per lavorare la terra.

Dall'alto dell'Olimpo Zeus vide tutto e scosse i suoi fulmini, in preda a una furia terribile. Chiamò Efesto e lo rimproverò: "Ti avevo affidato il fuoco e te lo sei fatto rubare. Adesso gli uomini monteranno in superbia e si crederanno simili a noi, gli immortali.

Bisognava punire Prometeo.

Fabbricò una catena che non si possa spezzare e legò il titano a una rupe esposta ai raggi del sole, solitaria e irraggiungibile.

"Manderò un'aquila che gli roda il fegato per mille anni".

Il fegato del titano, divorato dal grande uccello, ricresceva ogni volta, quindi il supplizio non aveva mai fine.

Nonostante tutto Prometeo sopportò con rassegnazione, senza un lamento.

GODSUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum